mercoledì 27 luglio 2016

Perdersi



Schulze-Delitzsche e Lassalle in Anna Karenina. Perdersi brutalmente in un romanzo russo.

mercoledì 20 luglio 2016

Vindolanda evocata



Avevo letto di Vindolanda, città militare romana poco a sud del vallo di Adriano. Ne parlavo con Miriam, e le raccontavo delle preziose tavolette che vi trovarono. In una di queste, Claudia Severa, moglie di un comandante militare, invita alla sua festa di compleanno una sua amica, moglie del comandante di un accampamento vicino. Fa scrivere a uno scriba, ma in fondo c'è un saluto di suo pugno, che è, ad oggi, il più antico testo in latino sicuramente scritto da una donna (circa 100 D.C).

Parlando delle cose, si evocano. Due giorni dopo, per purissimo caso ho trovato quella lettera, mentre andavo a zonzo per il British Museum.

domenica 17 luglio 2016

Di là



Ritengo di aver concluso l'esplorazione della foresta di Mandromini. La mappa qui sopra è un'unione di tutti i percorsi, realizzati in un arco di forse quattro anni. Vi sono molte tracce ripetute, come quella che porta a Case Silvori. Altre, sono state calpestate una volta sola, come la folle discesa per il torrente Verdiana, il settembre scorso.

A voler essere pignoli non tutto è stato visto, ma molto si, della foresta che si trova di là dal crinale, oltre il passo del Cancellino. L'ho esplorata bene perché è molto bella.

Anche di qua dal crinale, dalla parte emiliana di quel passo, c'è una foresta fitta e selvaggia. E' bella, ma meno dell'altra, mi dico, e per questo vi vado raramente. Ho però il dubbio di essere parziale, e di preferire quel che si trova di là, perchè è nascosto dalla cresta degli appennini e per questo più separato da dove vivo. Quando guardo dalla cima, non vedo verso da me, ma la Toscana, e a volte il mare Tirreno. Ieri pomeriggio, dalla cima del Cornaccio, spuntavano anche le cime della Corsica.

Per chiarire: quando Leopardi scrisse l'Infinito, se invece di mettersi in quel colle dal quale guardare di là, avesse guardato l'orto di casa, la poesia sarebbe venuta diversa e meno pregnante.

Ieri e oggi ho percorso molta strada (54 km) e soprattutto con molto dislivello: 3400 metri in salita, e ancor più in discesa (vedi qui). E ho perlustrato anche di qua: per la prima volta sono salito sul Monte Grande. Spunta lì in mezzo, coperto sino alla cima da faggi, ed è bello anche lui, ma ha meno poesia.



giovedì 14 luglio 2016

Cosa è andato storto coi Rom?



Gli ultimi dati del Pew Research Center sono impietosi: gli italiani, in Europa, sono quelli che hanno una opinione peggiore riguardo ai Rom (e per carità di patria fingo di ignorare le altre due colonne della tabella).

In Spagna, ai Rom si associano anche messaggi positivi - innanzitutto, la cultura del flamenco. In Italia, no. Qualcosa è andato storto, se osserviamo una tale incapacità complessiva di rappresentare e di autorappresentarsi. Così, i Rom sono una specie di buco nero della società italiana, invisibili, e presenti soltanto in negativo.

Negative views of minorities, refugees common in EU. Di R. Wike, Bruce Stokes e Katie Simmons. Pew Research Center, 11 luglio 2016.

giovedì 7 luglio 2016

Epifenomenologia del Brexit



C'era un Wendy dove cucinavo i migliori hamburger della Provincia Britannia. Ora, vi è uno squallido ersatz italiano.

Brexit si rivela come un mero epifenomeno.

martedì 5 luglio 2016

Dreyfus, corruzione, e Università di Bologna



"Building rule of law and control of corurption is like staging a response to the Dreyfus affair. Some people are bound to lose from anticorruption; thus, exposing and targeting predators is essential for success". Alina Mungiu-Pippidi, The quest for good governance. Cambridge Univ. Press, 2015. P. 174.

Sto leggendo il libro di Alina, una collega rumena che lavora a Berlino. Mi piace e ho appena letto la frase che ho citato.

In questi giorni sto pensando abbastanza all'affare Dreyfus, e per la prima volta ho letto tutto il J'accuse...! di Émile Zola.

Vi è analogia con un altro "affare", che riguarda l'Università di Bologna: la nomina a Professore Emerito di Enrico Lorenzini, malgrado le accuse di plagio che a suo tempo ricevette (che lui nega, e che l'Università di Bologna non mi risulta abbia mai smentito; questa la lettera dell'allora Rettore, Prof. Roversi Monaco, pubblicata da l'Espresso).

Sulla vicenda si è avuta un'interpellanza al Senato (vedi qui; prima firmataria, la Senatrice Michela Montevecchi). E' interessante, e cita una lettera scritta da ex-studenti del Prof. Lorenzini, di cui ha parlato La Repubblica (articolo di Ilaria Venturi).

L'"Affare Lorenzini" ha qualche tratto in comune con il Dreyfus. Anche nel caso presente, si tratta di "mettere in piedi una risposta", in condizioni difficili, perché gli interessi individuali si contrappongono al bene comune.

Da oltre un mese sto chiedendo al nostro Rettore, il Prof. Francesco Ubertini, di chiarire: o quel che scrisse Roversi-Monaco non è vero, e in quel caso si dovrà chiedere scusa a Lorenzini per le ingiurie che ha ricevuto, oppure è vero, e allora si dovrà chiedere al Ministro di revocare il titolo. Tertium non datur.

Sino ad oggi, Ubertini è stato muto come un pesce, e ancora non è dato sapere che tipo di porcata abbiamo commesso: insultare un innocente, o premiare un colpevole. E siccome quando si parla di porcate sorge il dubbio che vi siano dei responsabili, ecco una difficoltà: come scrive la Mungiu-Pippidi, "alcune persone sono destinate a perderci". Tacendo, forse Ubertini crede di non far perdere nulla a nessuno - oltre all'istituzione i cui interessi dovrebbe rappresentare.

Ma ci arriveremo.