giovedì 29 luglio 2021

Massimo Cacciari come caso di studio

Il 22 settembre alle 11 tornerò in classe, corso in "Data Analysis". Ho deciso che inizerò proponendo agli studenti il "Caso del filosofo Massimo Cacciari", rappresentato da una delle "domande alla scienza" che giusto a ieri ha formulato riguardo ai vaccini Covid (*). Più che di domande si tratta di insinuazioni, e una semplice ricerca su Internet avrebbe consentito di trovare risposte autorevoli se non a tutte, a diverse. Ma ai miei studenti, di sei domande, sottoporrò solo l'ultima:

 "6) [Risponde alla realtà o no] che in Israele e in Gran Bretagna molti dei decessi nell’ultimo periodo sono di persone che avevano già ricevuto la doppia dose è una fake news?"

A questa aggiungerò la mia:

Quale grave errore sta  commettendo Cacciari, nel momento in cui, formulando la sua domanda, implicitamente ci informa di ritenerla rilevante?

Massimo Cacciari è vittima di una nota fallacia, e un corso in "Data analysis" (o statistica, per parlar come si mangia) ha il dovere di allenare gli studenti a smascherarla prontamente.

E' chiaro dove sta l'errore? Se si, bene, e fine. Se no, si veda sotto al titolo: "Distorsione da selezione del campione" (o in inglese: "sample selection bias"). 

Distorsione da selezione del campione

Supponiamo che la metà della popolazione sia vaccinata.

Supponiamo che si osservi che il 70% delle persone entrate in terapia intensiva nel corso dell'ultima settimana è vaccinata (nota: numero inventato). Quindi, la risposta alla 6a domanda di Cacciari è "SI" - si noti in particolare che 70% > 50%, e non solo sarebbero "molti", ma relativamente "di più" rispetto alla percentuale dei vaccinati.

Possiamo concludere che il vaccino "non funziona"? NO.

Il motivo: il 50% dei vaccinati non è stato scelto a caso, con una lotteria, ma (almeno in gran parte) seguendo un criterio di priorità, che dipende dalla vulnerabilità al Covid (dalla "probabilità di finire in terapia intensiva, se si è contratto il Covid", poniamo). Prima gli anziani, eccetera. Per cui, quel 70% di per sé non direbbe assolutamente nulla, e per trarre conclusioni circa l'efficacia del vaccino i dati vanno trattati in altro modo. La domanda di Cacciari è irrilevante, e punto.

Può apparire ovvio, ma il problema della "distorsione da selezione del campione", che così si chiama, a volte in un certo senso "si nasconde" e necessita di un occhio allenato per essere individuato. Ecco un altro esempio, forse un po' meno semplice del precedente.

Supponiamo di leggere sul giornale (come a volte capita) "La laurea vale "tot" Euro al mese", conto fatto confrontando lo stipendio mensile di giovani laureati (poniamo, a 30 anni), con giovani non laureati della stessa età. 

Dov'è l'errore? E verosimilmente, il vero "valore" della laurea sarà più alto o più basso rispetto a quel "tot"? (**)

Suggerimento: qui la distorsione non è "da selezione", ma da "autoselezione" - che potrebbe esserci anche nel caso dei vaccini, essendo possibile che, poniamo all'interno di una certa fascia di età "autorizzata", si vaccinino con maggiore frequenza le persone che si considerano più vulnerabili.

Io ero rimasto all'idea che la filosofia dovesse un po' insegnare a pensare, ma avendo letto il filosofo Massimo Cacciari, ho capito di sbagliarmi.

(**) Essersi dedicato a simili problemi di "stima" di tali effetti ("for his development of theory and methods for analyzing selective samples") valse a James J. Heckman il premio Nobel in economia del 2000.

sabato 24 luglio 2021

Ivo Dimchev

 
 "In the past few years, Dimchev, an openly queer artist in a relatively conservative and patriarchal country, has improbably become one of Bulgaria’s most famous singer-songwriters."

The Extravagant Exuberance of Ivo Dimchev, di Dimiter Kenarov. The New Yorker, 23 luglio 2021. 

E' fantastico.

venerdì 16 luglio 2021

Francesco Giavazzi e io



Mi si chiede: ma tu, quando iniziasti a usare la posta elettronica?

Ci penso su: nei primi mesi del 1988 mentre, 22enne, scrivevo la tesi di laurea. Il dipartimento, tutto il dipartimento, aveva due "caselle" di cui ancora ricordo il nome: T73BOS21 e T73BOS23. Non era Internet, ma una rete IBM che si chiamava Earn-Bitnet, e noi ci si arrivava per il tramite di una linea telefonica dedicata col Cineca, dove si approdava a un IBM3090 VF (lo usai per una tesi di laurea che rischiò di essere letteralmente infinita: vedi qui).

Nessun docente del dipartimento allora utilizzava la posta elettronica, ma col tempo i più vispi iniziariono a usare, per così dire in condominio, quelle due caselle di allora. Le ho cercate su Google, ed ecco che cosa ho scoperto: condivisi l'email con Francesco Giavazzi, e aggiungo tale evento a una lunga lista di notizie bizzarre e degne di nota: "nata mucca con due teste"; "fulmine ha bruciato un albero a rami alterni".



domenica 11 luglio 2021

Resoconto domenicale

In questa calda mattina domenicale, la coda di paglia fermenta e dimenandosi s'impiglia nella sindrome dell'impostore, che però non riguarda me ma voi che leggete e che, vivaddio, qualche domanda dovreste iniziare a porvi.

Premesso quindi che i problemi sono vostri, riconosco che la coda di paglia in fermentazione merita un modicum di autoanalisi, nel dar conto di cosa sia riuscito a combinare nel corso degli ultimi mesi. Con quel che sto scrivendo (qui, qui e qui) ormai da tre anni sguazzo, felicemente ma in alto mare: ho contato 300 pagine,  tanto e troppo, ma alto mare è, e con onde.

Però, dando un'occhiata a quanto ho scritto, sono rimasto molto soddisfatto almeno per la scelta di quelle frasette altrui che si mettono in cima ad ogni capitolo, per anticipare sinteticamente l'idea che seguirà. La mia preferita è il giudizio del narco "El Chaposugli Stati Uniti: “not better than any other corrupt country”. 

Se pur in fieri, l'opera già si dimostra utilissima, permettendomi di raccontare che sto lavorando, e di giustificare qualsiasi lettura che mi incuriosisca e che pretendo sia indispensabile per continuare a scrivere (e negli ultimi mesi belle cose ho letto, e vorrei raccontarne qua, ma son già stanco).

Aggiungo che quel che ad oggi ho scritto, come tutte le grandi opere è già macchina complessa che travalica se stessa, essendo straripata là fuori dove fa molto caldo. Solo devo prestare attenzione, perché mi pare che anche lei stia iniziando, per via del caldo, a fermentare.

martedì 6 luglio 2021

La lunga notte dell'Università di Ferrara

La scorsa settimana mi ha cercato un/a dipendente dell'Università di Ferrara per chiedermi consiglio su cosa fare. A me, che con tale Università non c'entro nulla, se non perché in passato ho chiesto chiarezza sulle gravi accuse di frode scientifica rivolte al suo rettore, Giorgio Zauli (senza mai proncunciarmi sul loro merito).

Siccome non è la prima volta che accade, metto qui in chiaro la risposta che do a tutti in questi casi (ferraresi e non solo), chissà che qualcuno voglia risparmiarsi in futuro la fatica di contattarmi: mettete in fila, in un documento intendo, i fatti di cui siete a conoscenza. Se ritenete che vi siano notizie di reato, segnalatele alla Procura della Repubblica. Alla Corte dei Conti si possono inviare segnalazioni anonime, per eventuali possibili danni erariali, per esempio. E io non sono un giurista: parlate con un avvocato e usate molta prudenza. Non fate chiacchiere, che non son mai belle: attenetevi ai fatti e solo a quelli.

Così ho appreso delle elezioni per il nuovo rettore, o rettrice, che si terranno domani. I candidati sono il Prof. Paolo Pinton e la Prof.ssa Laura Ramacciotti. 

Tutti e due vollero "esprimere solidarietà al Rettore Giorgio Zauli in merito ai recenti e reiterati attacchi comparsi sulla stampa nei suoi confronti." Qui c'è la lista, di cui occupano, rispettivamente, la posizione n. 261 e n. 270.

Fu un attacco alla libertà di stampa, utilizzando peraltro risorse istituzionali dell'Università di Ferrara, da parte del potente contro ai deboli (principalmente, un giovane giornalista locale che tenne la schiena diritta e fece il suo lavoro). Fu una schifezza vile e spregievole: la notte dell'Università di Ferrara durerà ancora a lungo.

 

venerdì 25 giugno 2021

Tutto trova un senso

Nel 1986 seguì un corso in economia industriale presso l'Università di Bologna. Siccome il professore titolare si trovava impegnato a presiedere, a Roma, i gangli del parastato, il corso era insegnato da due giovani accademici. Uno, morto abbastanza tempo fa, finì come commissario all'Antitrust. L'altro è ora ministro della Repubblica. Quel corso avvantaggiò e rese felici tutti, professori e studenti, gli uni perché lavorarono poco, e gli altri anche. 

Dei due giovani docenti, uno insegnava per aneddoti, tra i quali i segenti.

"I detersivi sono tutti uguali. Le diverse marche si differenziano solamente per i diversi colori delle palline colorate che ci mettono dentro". 

"Ragazzi, non credete a chi vi dice che il nucleare è pericoloso. E' invece sicurissimo".

Questa verità fu proferita in un giorno di aprile del 1986 e pochi giorni prima del disastro di Chernobyl. Ogni volta che mi capita di pensare a quel professore sento il dovere di eseguire un discreto ma energico gesto apotropaico.

L'altro giovane professore era un bravo affabulatore. Ci fece una bella lezione sulla "scienza della complessità", una disciplina secondo la quale le cose non sono semplici come qualcuno ritiene bensì complesse. Al termine della lezione, con la timidezza che si conviene a uno studente ignorante, mi avvicinai per chiedergli dei riferimenti più precisi su tale "scienza della complessità" a me ignota, e qualche consiglio di lettura. Intravisi in quel sapiente uno sguardo un po' perso, e con eloquio inferiore rispose più o meno che non aveva di che rispondermi e che le sue erano considerazioni di ordine generale.

Quel corso in economia industriale si avvalse della presenza di molti docenti ospiti, che permisero sia a noi studenti di capire meglio come gli aneddoti spieghino il mondo, sia a quei due professori di alleviare le loro fatiche.

Un giovane apparteneva alla stessa "squadra" del decano impegnato, a Roma, a privatizzare l'industria nazionale. Promessa dell'economia italiana teorica e pratica, era specializzato nello studio di una tecnologia di punta. In seguito gli fu "fatto il concorso", come usava (e a volte usa) dire, per farlo diventare "ricercatore". Si narra che consegnò il foglio in bianco, malgrado la domanda posta fosse generale e, secondo i critici invidiosi forse perché senza concorso "fatto", ineludibile. Con una certa costernazione, i suoi sponsor ripiegarono dapprima facendolo assumere tecnico laureato, procurandogli però a rapido giro il passaggio a ricercatore. Da noi però l'esperto in tecnologia di punta non durò molto, e dapprima si diresse verso un Ente (per coincidenza, parastatale) che tale tecnologia promuoveva a beneficio del bisognoso Mezzogiorno, per poi approdare, con logica fattivamente applicativa, a una una nota Compagnia di Bandiera, che si apprestava ad onorare lo Stato italiano lasciando, nei suoi bilanci, imperituro ricordo. 

Avemmo anche invitati esterni all'accademia. Ci venne a trovare un manager della Comau, un'impresa Fiat (ora FCA) di automazione industriale. Ed uno di Sorin biomedica che ci raccontò allora - ripeto, era la primavera del 1986 - che il cancro sarebbe presto stato sconfitto (come promettevano gustamente, ci fece notare, certi manifesti che si trovavano allora in giro per Bologna), grazie anche a semplici analisi diagnostiche del sangue.

Era così, quel corso in economia industriale: regalava sicurezze confortanti un po' su tutto, dal nucleare al cancro, passando per i detersivi sottomarca che tanto sono uguali agli altri, e che se io continuo a comprare, è proprio grazie ai miei studi universitari. Sono trascorsi trentacinque anni da allora, e se questa mattina ho ricordato e ricostruito questi episodi insignificanti è per via di quel che poco fa ho letto casualmente su The Guardian:

Blood test that finds 50 types of cancer is accurate enough to be rolled out Diagnostic tool being piloted by NHS England shows ‘impressive results’ in spotting tumours in early stages. Di Nadeem Badshah, 25 giugno 2021.

Insomma, avrebbero finalmente sviluppato quel test per il cancro che mi fu allora annunciato. E, dopo trentacinque anni di vita nazionale, di politiche industriali, e di politiche tout court, tutto trova un senso.

giovedì 24 giugno 2021

All'Università di Bologna stiamo eleggendo

All'indomani del primo turno delle elezioni rettorali all'Università di Bologna, "La Repubblica" poteva forse impegnarsi di più per scovare fotografie un po' meno "sfortunate" dei due candidati che andranno al ballottaggio. O forse meglio così, e anzi, siccome di foto infauste tutti ne abbiamo, potremmo metterci d'accordo di pubblicare solo quelle, con smorfie, ghigni e aria stralunata: per vie traverse potrebbe uscirne qualcosa di buono.

I candidati erano cinque. Diligentemente ho partecipato agli incontri durante la campagna elettorale e mi è parso che il livello quest'anno fosse alto. Forse anche per questo, il risultato di ieri è stato abbastanza equilibrato, con i primi due candidati esclusi non lontani, per numero di voti, dalla Prof.ssa Finocchiaro, che si è piazzata prima, e dal Prof. Molari, secondo a scarsa distanza.

L'elezione rettorale è quasi l'unico caso di reale democrazia nell'università italiana (vedi qui per quanto riguarda il Senato accademico). Qualche giorno fa un caro amico che insegna nel Regno Unito, mio ospite, mi ha aggiornato su come van le cose là, dove il delirio manageriale ha mietuto danni enormi. Apprezziamo quel che abbiamo, ancora, di buono.

mercoledì 19 maggio 2021

Esco dall'UFO

 

Novità sorprendenti sugli UFO. Gli Stati Uniti ammettono che vi sarebbe un gran numero di avvistamenti del tutto inspiegabili, e così inaspettatamente sdoganano una tribù di personaggi notoriamente molto bizzarri che sostengono, anche loro, di aver visto i "dischi volanti".

Tra questi, io, e colgo l'occasione per uscire non dall'armadio, ma dall'UFO. Avevo forse 14 anni e stavo osservando il cielo con un piccolo telescopio insieme a un amico, al quale ieri ho inviato un messaggio per celebrare la nostra riconquistata normalità psichica.

Mi risponde, lui che ora è un affermato giornalista, "Non ho mai avuto dubbi. Abbiamo visto di striscio una flottilla sopra la scala". Non dirò certo come si chiama quel mio compagno di osservazioni ed avvistamenti; non sia mai che nuove e più prudenti rivelazioni, tra qualche tempo, ci facciano ritornare nel mondo degli scemi, dove io non ho problemi a stare, ma lui, chissà.

domenica 16 maggio 2021

Come giudicare i dati

Amo twitter, grazie al quale seguo soprattutto media esteri, e anche ricevo qualche eco di quel che accade in Italia. Scrivo cose bizzare: per esempio ieri ho diffuso il testo, in russo, di una canzone dei Kino. Non interessava a nessuno (che errore però: bella, e un pezzo di storia). Non mi caccio in polemiche. 

Un mio intervento recente (in alto) ha ricevuto invece molti commenti, ai quali non rispondo su twitter, ma su questo blog fin de siècle (secolo ventesimo), così per eludere ogni tentazione bellicosa.

In sintesi: l'On. Luigi Marattin ha citato certi dati contenuti in un rapporto ("News del 25 aprile 2020") dell'"Ufficio studi CGIA di Mestre" (vedi sopra). Mi pare una buona occasione per un ragionamento più generale.

Procedo per punti.

1. Sapere distinguere i problemi

Una delle capacità che tentiamo di promuovere all'università è il "saper distinguere problemi distinti". Tale propensione, ovviamente, ha a che fare con quel che chiamiamo le "capacità analitiche". Affermo che i dati citati dal'On. Marattin, secondo i quali 561 mila persone sono in pensione mediamente da 45 anni, non sono citabili (almeno, non fuori da un bar, per così dire). Questo è molto diverso, si noti bene, dall'affermare che sono sbagliati. Si tratta appunto di due problemi distinti. 

Un signore mi scrive: "Potrebbe fornire i dati giusti per favore? Sarebbe più utile che dire "è dura" al vento." Mi scuso ma non ne ho intenzione. Francamente, non mi interessa troppo il problema, ma anche se mi interessasse, non ho familiarià coi dati previdenziali e per fare un lavoro decente ci vorrebbe tempo (ammettendo di riuscire ad avere l'accesso ai necessari dati Inps). Analizzare dati è quasi sempre un'attività complessa, con implicazioni che è utile considerare.

2. Analizzare i dati è complesso

L'analisi dei dati richiede una buona conoscenza del contesto a cui si riferiscono, di come sono stati generati, e delle definizioni dei fenomenti rilevanti. Richiede inoltre spirito critico, tempo (spesso, molto) e competenza. Anche i migliori possono commettere errori, ma in base alla mia esperienza, talvolta si osservano non errori, ma disastri.

Alti livelli di professionalità non sono molto diffusi. I ricercatori più capaci ambiscono a un impiego presso le istituzioni migliori e, con tutte le storture che ci sono - nell'accademia ed altrove - il processo di selezione dei talenti almeno in parte funziona. Anche per questo motivo, nel decidere se fidarsi o non fidarsi di una fonte, è importante considerarne la reputazione.

3. La reputazione

Consideriamo un esempio concreto. L'Ufficio Studi della Banca d'Italia ha una reputazione eccellente. I suoi ricercatori sono ben pagati e ben selezionati. Non solo chi vi lavora è mediamente molto bravo, ma anche, vi è un "controllo di qualità" interno su ogni pubblicazione. Significa che tutte le loro elaborazioni di dati sono corrette? Certamente no, tutti, anche i più bravi, possono commettere errori! Sempre si deve dubitare. Ma per orientarci è importante sapere decidere quanto è opportuno dubitare.

Veniamo al Centro Studi CGIA di Mestre. Pubblica analisi su temi anche molto diversi tra loro - il che richiederebbe una struttura robusta con competenze variate - con un tono che mi pare scandalistico. Nel loro sito Web non ho reperito neppure un elenco del nome dei ricercatori che presuntamente vi lavorano. A meno di casi particolari, ritengo improbabile che un bravo ricercatore possa accettare di lavorare in modo anonimo. Se sei anonimo come ti costruisci una reputazione? E chi ti assumerà se un giorno deciderai, o magari dovrai, cercare un nuovo impiego?

Il "rapporto" citato dall'On. Marattin nomina il coordinatore di quel Centro Studi. Non sono riuscito a reperire un suo curriculum, e non risulta di lui alcuna pubblicazione (tramite Google Scholar, che è il sito di riferimento per ricerche bibliografiche della letteratura scientifica). In nessun modo sto affermando che quel signore non sia un ricercatore capace. Affermo, ed è molto diverso, che non emergono informazioni che, in base ai criteri abitualmente utilizzati nel mondo della ricerca, indichino che lo sia - o almeno io tali informazioni "reputazionali" non le ho trovate, e sarò felice di correggere quanto qui scritto se esse dovessero emergere.

Quel "centro ricerche" appartiene all'"Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre": non conosco alcun caso al mondo in cui una piccola associazione di categoria sia in grado di sostenere un centro studi capace di pubblicare ricerche di qualità su un numero ampio di fronti. Questo ovviamente non dimostra che a Mestre non si sia prodotta una tale eccezione: deciderà ognuno con quale probabilità.

Qui potremmo fermarci, concludendo che i dati di quel "Centro Studi" non sono "citabili". Ripeto, non perché essi siano necessariamente erronei (non lo so e non mi interessa troppo verificare) e senz'altro non perché chi li ha prodotti sia in malafede. Non sono citabili perché non sussistono le condizioni per farlo: non ho elementi per ritenere che valgano molto più rispetto a quanto può raccontarmi l'anonimo vicino di caffè al bar. E ho invece un elemento che mi porta a distinguere i due casi: lo sconosciuto al bar potrebbe non essere in conflitto di interessi, mentre un'associazione di categoria è portatrice di interessi - legittimi, per carità - che indubbiamente possono intersecarsi coi temi trattati dal suo "centro studi".

Ma supponiamo di non accontentarci di questi ragionamenti e di voler esaminare il lavoro citato dall'On. Marattin. Infatti, è un esercizio utile, perché mi permette di suggerire un criterio di giudizio
ulteriore.

4. Le capacità sono correlate

Non so suonare il violino, e supponiamo che qui sul tavolo ci sia un bel violino, e a fianco una brava violinista a guardarmi. Non avrebbe certo bisogno di sentire i miei primi suoni strazianti per rendersi conto con chi ha a che fare: le basterebbe osservare come raccolgo lo strumento dal tavolo, come lo tengo in mano, e quanto sono impacciato. Lo stesso vale per il lavoro di ricerca: se osservo certi errori di base, è improbabile che chi li commette sia in grado, metaforicamente parlando, di "far suonare i dati".

Diamo un'occhiata al rapporto in questione.




"Molti sostengono": chi, concretamente, e in quale occasione? Le fonti vanno sempre citate, ed esistono delle regole su come farlo (per esempio, nei cosiddetti "manuali di stile"). Allo stesso modo si doveva citare la fonte circa l'"importo previsto quest'anno per il reddito/pensione di cittadinanza" (espressione, quest'ultima, imprecisa). Citare le fonti correttamente è una delle regole di base del mestiere, e l
'intero rapporto non ne cita una (non una) come si deve.

Veniamo ora ai dati citati dall'On. Marattin. Si trovano in una tabella che è un concentrato di errori.



Il titolo di una tabella dovrebbe riassumere il contenuto della medesima, non gridare una qualche conclusione. La fonte dei dati (in fondo), "dati Inps", è generica. L'Inps produce tanti dati: di quali si tratta e dove concretamente sono reperibili, insieme a una loro descrizione (definizione delle grandezze, eccetera)? E come è stata realizzata l'elaborazione? Non si reperiscono, nel testo, informazioni metodologiche di alcun tipo. Inoltre, le note a pié di tabella sono del tutto inadeguate per comprendere l'informazione proposta. Perché, per esempio, si sono incluse dal computo certe categorie, e se ne sono escluse altre? Certe scelte vanno motivate, e non lo si fa.

Potrei continuare, ma solo desidero utilizzare questo esempio per illustrare un criterio di giudizio: le capacità sono correlate, e chi ignora una parte del mestiere è improbabile che ne conosca l'altra.

Siamo bombardati da una gran quantità di informazioni, e per orientarci abbiamo bisogno di "euristiche" - insomma, di scorciatoie del pensiero. Ne ho riportate alcune, utilizzate abitualmente tra chi fa il mio mestiere. Ognuno giudicherà questi criteri come crede, ma torno al mio principio: quel che è davvero importante è sapere distinguere i problemi. E il problema della credibilità della fonte va tenuto separato dalla domanda circa la correttezza di quanto quella fonte comunica.

giovedì 13 maggio 2021

Un maschio taglio del nastro

Il Presidente del Campus di Forlì, Prof. Luca Mazzara, ieri su Linkedin ha pubblicato l'immagine del "taglio del nastro" per l'avvio di certi lavori di ristrutturazione. Al centro il Rettore Francesco Ubertini, poi il sindaco di Forlì e altri svariati maschi notabili. In tenuta per i lavori manuali, ci sono anche due donne che sorreggono il nastro ai lati, che quando penzola fa brutto. 

    Verso l'inizio del mandato del Rettore Ubertini, che sta volgendo al termine, la Prorettrice per le risorse umane, Prof.ssa Chiara Elefante, ci informò che "alcune linguiste e linguisti del nostro Ateneo" erano all'opera "per verificare la possibilità di non annullare le differenze di genere nel portale e nella comunicazione istituzionale", aggiungendo che "tale studio ha individuato possibili azioni da mettere in campo per una maggiore attenzione a un uso non discriminatorio della lingua", e che "nei prossimi giorni verrà così modificata la rubrica di Ateneo: i nomi delle cariche e dei vari ruoli istituzionali saranno declinati anche al femminile. In modo graduale sarà modificata altresì la lingua del portale, che integrerà, laddove ciò sarà tecnicamente possibile, la declinazione al femminile", con l'obiettivo di "rendere la nostra una comunità tesa a rafforzare, così come è sancito dal nostro attuale Statuto, una "coscienza diffusa e condivisa delle pari opportunità” (29 giugno 2016). 

    E infatti, le due donne che sostenevano il nastro non sono certo dei nostri collaboratori: esse sono, si noti bene, collaboratrici

  Torniamo ai lavori a Forlì. La ristrutturazione di quelle palazzine completa in sostanza il campus universitario: un progetto visionario e strategico per l'Università di Bologna e per la città. Un progetto che mostra come le amministrazioni pubbliche possano guardare lontano e far bene. Sarebbe stato bello poterlo comunicare come meritava. Ma alla fine, volenti o nolenti e per vie strane, una qualche verità la  si racconta sempre. 

martedì 13 aprile 2021

I rivetti e Gagarin

Sessanta anni fa quasi esatti Yuri Gagarin andò in orbita. Il mio amico Shota Kakabadze, avvocato che vive a Mosca ma è originario di Batumi in Georgia, ha scritto che cosa si ricorda di quel giorno. E' un bel racconto, e col suo permesso l'ho tradotto (il testo originale si trova di seguito). Non so se sia un caso, ma quasi termina con la parola "poexali", (поехали!), che è quel che disse Gagarin quando partì.


Rivetti. 12 aprile 1961.

Nell'aprile del 1961 avevo 6 anni. I primi tre anni della mia vita li avevo trascorsi nel dormitorio della fabbrica, e gli ultimi tre nel suo "condominio", che erano poi delle specie di caserme a un piano, una a fianco dell'altra e a formare un semicerchio, vicino al binario lungo il quale i treni merci raggiungevano la stazione.

Nella fabbrica la mamma era caposquadra. Avevano dei macchinari requisiti in Germania e producevano un po' tuto quel che poteva servire: secchi, bacinelle e, naturalmente, stufe, stufe a cherosene per cucinare il cibo, oltre a scarse lamiere zincate ondulate, coi quali si faevano i tetti delle case a Batumi e nei villaggi circostanti. Era, quella fabbrica, l'impianto per la zincatura di Batumi.

L'11 aprile mia madre ci radunò e, la sera, in treno, partimmo per la capitale Tbilisi. La mamma era in missione di lavoro, e con un compito molto importante, presso un altro stabilimento, dove producevano filo metallico. E rivetti. Oltre al certificato di viaggio, aveva con se tre lettere importanti, su carta intestata e con tutti i sigilli: dal direttore dello stabilimento, dal segretario dell'organizzazione di fabbrica del Partito della fabbrica, e dal presidente del comitato sindacale.

Quelle lettere riferivano concordi che la fabbrica per la zincatura di Batumi si stava impegnando per adempiere ai compiti fissati, dal partito e dal governo, per la produzione tempestiva di prodotti di qualità a beneficio del popolo, e anzi, per superare quei traguardi.

Ma la lettera del Partito dichiarava anche che la scarsità di rivetti minacciava quei successi, e un fallimento avrebbe significato che qualcuno non sarebbe stato in grado di cucinare o riscaldare il cibo su stufe a cherosene, perché, senza i rivetti, non le si poteva fabbricare.

Il capo sindacale dello stabilimento, invece, rendeva noto che senza i rivetti non avrebbero potuto rispettare il piano di produzione, e in quel caso i lavoratori non avrebbero ricevuto il premio per la Festa del Primo Maggio. Il direttore dello stabilimento, per parte sua, ricordò al collega della fabbrica di Tbilisi come mai, in passato, avesse  presentato un reclamo presso il Ministero della Piccola Industria, in occasione delle passate interruzioni nella fornitura dei rivetti. Sperava che questo sarebbe stato tenuto in conto, nel considerare la sua richiesta: una valigia di rivetti, per saldare il debito nella fornitura prevista per il quarto trimestre del 1960.

Col treno arrivammo a Tbilisi la mattina dopo, e mia madre mi lasciò a casa di una sua amica della Scuola Tecnica Industriale, mentre lei andava alla fabbrica dei rivetti. La sua amica ci apparecchiò la tavola con tutti i tipi di dolci, biscotti e focacce, accese la radio che era appesa alla parete, e fatto quello corse al lavoro.

E fu con quella radio che iniziarono a dire, e per tutto il giorno a ripetere, di come la giornata fosse storica, e parlare dello spazio e di un astronauta, di un'orbita, di un figlio della patria ed eroe. Uno per cui il mondo intero provava orgoglio, ed era Yuri Gagarin.

Durante la pausa del pranzo l'amica di mia madre tornò di corsa e mi portò alla stazione. Là davanti arrivò un camion, dal quale scese mia madre e poi due uomini, che portavano una valigia molto grande. Andammo tutti al treno, e i due operai con fatica fecero salite sul treno la vligia, che in qualche modo  misero nello scompartimento. 

La mamma e la sua amica sulla piattaforma si abbracciarono e si salutarono. La mamma era molto felice, e la sua amica si congratulava con lei perché tutto era andato così bene, mentre lei, la mamma, sorrideva allegramente. E io mi sentivo bene e a mio agio,e fu una giornata luminosa e gioiosa per mia madre, per la sua amica e per me.

E così tornammo a Batumi, dove si trovavano la nostra baracca e la nostra fabbrica


ЗАКЛЕПКИ. 12 АПРЕЛЯ 1961
Шота Какабадзе

В апреле 1961 мне было 6 лет. Первые три года жизни я провел в заводском общежитии, а вторые - в заводском "кондоминиуме", состоящем из дощатых одноэтажных бараков-таунхаусов, построенных полукругом у железнодорожного полотна, по которому на товарную станцию ходили грузовые составы.
Мама работала мастером на заводе. Он был оборудован станками, вывезенными из Германии, и производил всякую нужную людям продукцию - ведра, тазики, и, конечно, керосинки, на которых готовили еду, а ещё дефицитные гофрированные оцинкованные листы, которыми покрывались крыши домов в Батуми и окружающих его деревнях. Это был Батумский цинковальный завод.
11 апреля мама собрала нас в дорогу и вечером мы отправились поездом в Тбилиси. Мама ехала в столицу республики с очень важным заданием на другой завод, где делали металлическую проволоку. И заклёпки. Кроме командировочного удостоверения, маме были выданы три важных документа на бланках и с печатями: от директора завода, от секретаря заводской парторганизации и от председателя профсоюзного комитета завода.
В этих письмах они сообщали, что Батумский цинковальный завод стремится качественно и в срок выполнить поставленные партией и правительством задачи по производству продукции для населения и даже их перевыполнить.
Но, говорилось в письме парторга, недопоставка заклёпок грозит срывом этих планов партии, а это значит, что кто-то не сможет приготовить или разогреть на керосинках еду, поскольку собрать керосинки без заклёпок не представляется возможным.
Профсоюзный босс завода писал, что без заклёпок и выполненного плана рабочие не получат к первомайским праздникам премии.
Директор завода напоминал коллеге, что все прошлые срывы поставок заклёпок он ни разу не обращался с жалобами в Министерство местной промышленности и надеется, что это будет учтено при рассмотрении просьбы о выделении одного чемодана заклёпок в счёт погашения задолженности за четвертый квартал 1960 года.
Наутро поезд доставил нас в Тбилиси, мама оставила меня в доме подруги по Индустриальному техническому училищу, а сама отправилась за завод, где производились заклёпки.
Мамина подруга уставила стол всяческими конфетами, печеньями и булочками, включила радио на стене и умчалась на работу.
И вот по этому радио днём стали повторять про исторический день, про космос, про космонавта, про орбиту, про сына отечества и героя, про то, что весь мир им гордится и что он Гагарин.
Потом на перерыв прибежала мамина подруга и повезла меня на вокзал и прямо к вокзалу приехал с мамой грузовик и два мужика выгрузили на тротуар большой очень тяжелый чемодан и все мы пошли к вагону. Мужики с трудом внесли его в вагон и положили под полку.
Мама с подругой на перроне обнимались и прощались, мама была очень счастливая и подруга ее поздравляла, что все так хорошо получилось, а мама весело смеялась. И мне было хорошо и легко. Это был светлый и радостный день для мамы, ее подруги и для меня.
И мы поехали обратно в Батуми, где были наш барак и наш завод.

domenica 11 aprile 2021

Le torri di Shukhov

Torre dell'acquedotto a Lobnya ("Google Street")
 Lobnya è un luogo tristissimo. Si trova a nord di Mosca e forse fu il luogo più vicino alla capitale che i nazisti abbiano mai raggiunto, alla fine del 1941. Quando vi andai non ero al corrente di Sukhov e delle sue bellissime torri iperboloidi, e così non cercai quella che vi si trova. 

Vladimir Shukov fu un precursore delle strutture in metallo del tipo "gridshell" (in russo, apprendo, "Сетчатая оболочка"). Nel 1896 costruì la prima torre iperboloide a Nizny Novgord, in occasione della fiera che vi ebbe luogo (qui si trova una foto sia della torre, sia di un'altra ammirevole struttura da lui progettata).

Vidi invece la torre iperboloide che si trova a Mosca. Anzi, la andai a cercare. E' la pù grande di tutte, costruita dal 1919 al 1922, secondo Wikipeia (da cui proviene la foto qui sotto).

E qui sotto, la torre pogettata da Shukov e terminata nel 1929, a Bukhara, in Uzbekistan. La incontrari per caso e mi dissi, "ma questa è una torre di Shukhov, che cosa ci fa qua?".

Vedo prospettive di sviluppo per un turismo dedicato alla scoperta delle torri di Shukhov: questo in buona sostanza volevo dire.

 

martedì 6 aprile 2021

Passaggi

 

In neppure 30 km a piedi si fa il giro dei colli di Bologna. 


Dal punto più meridionale, nei pressi del Monte Paderno, si vede il Monte Cimone molto distante e ancora coperto di neve.

Partendo da Bologna si incontrano molte ville, con campi recintati che impediscono il cammino. Non è solo la "concentrazione della ricchezza", ma è anche la strada sbarrata. Si vedono due esempi, nella mappa del tragitto qui sotto, di cammini che finiscono nel nulla.

Solo ci si chiede, perché non ci sia l'obbligo di lasciar passare i viandanti: il diritto di proprietà non è assoluto. Invece, il diritto di vagare senza meta, si.

martedì 30 marzo 2021

L'università

Chiudo la parentesi universitaria (dopo l'escursione a Ferrara e a Bologna).

Conosco numerosi colleghi che hanno le idee chiare su come migliorare la governance dell'università nelle sue svariate sfaccettature. Invece io non ho ricette da proporre, perché la complessità di questa istituzione mi risulta eccessiva.

Quel che si nota oggi è che Senato accademico e, ancor più, Consiglio di amministrazione, sono composti da persone cooptate e fedelissime. Non intendo in alcun modo idealizzare l'Università pre-riforma Gelmini, che anche in questo rappresentò un punto di discontinuità, ma la situazione attuale è veramente estrema.

Con i due organi collegiali principali di fatto annullati, è del tutto velleitario attendersi che altri organismi  - Nucleo di valutazione, Responsabile anticorruzione - possano svolgere alcun ruolo di controllo. Non solo perché sono anche loro scelti esattamente perché non diano problemi, ma perché sono appiattiti dall'assenza di qualunque dialettica reale tra gli organi.

A fronte di un'articolazione dei poteri interni che è del tutto fittizia, qualunque porcata può avvenire, e l'unico controllo può essere esterno. Non il Ministero, che sa essere un'entità molto astratta, ma i tribunali, quando tizio pesta i calli a caio in maniera non ricomponibile. C isarebbero anche i media, che attraversano una grave crisi, e che male svolgono il loro ruolo di "cane da guardia"  - a livello locale in particolare.

Così, in parte spiego Ferrara, e così Bologna. Non ho idea di come si potrebbe migliorare la situazione, e proporre maggiori "virtù repubblicane" non vale.


sabato 27 marzo 2021

Giuseppe Galvan, Giorgio Zauli, e l'Università di Ferrara

La maionese del "Caso Zauli" è impazzita e ha schizzato Giuseppe Galvan, a processo perché avrebbe "diffamato nella seduta del 4 settembre 2019 del Senato Accademico Andrea Pugiotto, professore di diritto e giustizia costituzionale e al tempo presidente dimissionario della Commissione etica dell’Ateneo."

(UniFe. I veleni del ‘caso Zauli’ finiscono in tribunale, di Daniele Oppo. L'Estense, 26 marzo 2021).

Giuseppe Galvan è il direttore amministrativo dell'Università di Ferrara, le cui risorse (sito Web, indirizzi di email "istituzionale" di suoi funzionari) furono utilizzate per realizzare e pubblicare una "manifestazione di solidarietà al Rettore in merito ai recenti articoli di stampa", o se preferite, per un vile attacco all'Articolo 21 della Costituzione (copia archiviata).

Giorgio Zauli è il rettore dell'università che è riuscita ad insabbiare l'indagine riguardo alle accuse di frode scientifica rivolte a Giorgio Zauli



Che avrebbe "segnalato all'Ordine dei giornalisti" Daniele Oppo.




E che ha usato il sito Web dell'Università di Ferrara, lui, per associarmi a "Goebels" (copia archiviata).


(Nota: "opportune sede legali" mai pervenute).

L'Università di Ferrara è quell'istituzione ove 363 professori hanno sottoscritto la "manifestazione di solidarietà" di cui si è detto, mostrandosi avvezzi a una quantità bestiale di untume, ma dove nessuno ha mai chiesto in pubblico chiarezza circa il merito delle accuse al rettore Zauli.

A proposito di questa Ferrara, mi viene in mente un racconto di Giorgio Bassani. Si intitola "Una lapide in Via Mazzini". E' magistrale e terrificante.