Mi ero perso l'audio virale della "Cheta [snob] de Nordelta". Una che, vivendo nell'esclusiva gated community di Nordelta di Buenos Aires, si lamentava perché vi abita anche gente volgare che non condivide i suoi "valori morali e estetici".
Ora a Nordelta sono invasi dai Carpincho, i roditori più grandi del mondo che pesano sino a 60 chili. In realtà ci sono sempre stati, ma mai così numerosi e aggressivi: avrebbero iniziato ad azzannare i cani da passeggio. Il problema è che il loro habitat naturale è stato progressivamente distrutto, e loro si arrangiano come possono, chez les riches.
Chi a Buenos Aires vive in quartieri più volgari rispetto a Nordelta pare che si stia divertendo:
"Los roedores han protagonizado cintos de bromas y memes virales en los que se los ve leyendo El capital, convertidos en Marx-Pincho, armados como guerrilleros, respetando la distancia social mejor que los humanos o propuestos como candidatos para el aún no existente billete de 2.000 pesos por ser 'patriotas de la naturaleza argentina'."
Anche qui, molto lontano, si simpatizza coi roditori.
Ho terminato di leggere "Empire of Pain" di Patrick Radden Keefe. E' la storia della famiglia Sackler, a partire dal fondatore della dinastia, Arthur, e dei suoi fratelli, sino alla catastrofe provocata dalla loro Purdue Pharma, produttrice dell'Oxycontin.
Spero che questo libro venga presto tradotto in italiano. Qua da noi, mi pare, in pochi hanno contezza dell'entità del problema della tossicodipendenza negli Stati Uniti, che in buona misura è stata provocata dalle strategie di vendita criminalmente spregiudicate di alcune imprese, e della Purdue Pharma prima di tutte.
Il libro è un esempio di quel che dovrebbe essere il giornalismo investigativo: estremamente rigoroso, con un apparato di note imponente, e ben scritto. In Italia ci sarebbe un gran bisogno di libri così. Mi rendo conto che certa cialtroneria giornalistica che si riscontra da noi è anche spiegata dall'entità del mercato: il costo fisso per scrivere un libro di tale qualità è accettabile solo se vi è un'attesa ragionevole di vendere un numero di copie incompatibile con la dimensione del mercato italiano. Ma la qualità, se non la si pratica, non la si conosce, e i buoni esempi non sono mai inutili.
Leggendo questo libro ci si pone una domanda: se con Oxycontin l'unione di "Big Pharma" con autorità pubbliche accondiscendenti e corrotte ha creato un tale disastro, perché ora dovremmo fidarci dei vaccini per il Covid? Io, che dei vaccini mi fido, credo di avere una risposta. Sarebbe bello spostare un po' il dibattito per tentare di osservare la questione dei vaccini, per così dire, di lato. Anche per questo spero che "L'impero del dolore" venga tradotto presto, anzi, che qualche editore abbia già acquisito i diritti.
Si sa che il Covid è bastardo e ha effetti variabili e sorprendenti: ad esempio, a me ha preso alle ginocchia. Infatti, siccome durante l'inverno scorso le piscine erano chiuse per causa del Covid, non potendo alternare il nuoto con la corsa solo correvo, e correvo quasi tutti i giorni. Può essere che i miei problemi alle ginocchia non derivino solo dal Covid, ma anche da un grado di stupidità, e però da null'altro.
In questi due giorni, con un bel giro in montagna, ho voluto mettere alla prova quei due snodi sia là in basso, sia di cui sopra. Il piano originale era di disegnare un grande anello sino all'Abetone, lungo almeno tre giorni e dormendo per terra. Dovevo andare con A*, che però ha fiutato il pericolo e ha accampato sofisticate scuse. Come dargli torto: il pezzo forte è stata la notte sotto la pioggerellina, in mezzo alle nuvole che il vento sbatteva contro il crinale dove mi trovavo.
Qui sotto c'è una testimonianza del risveglio di questa mattina, dopo che laboriosamente mi ero desquamato di dosso il sacco a pelo fradicio. Termina con una vista di quel che si vedrebbe se si vedesse qualcosa: un giro d'orizzonte che include il Corno alle Scale, la stupenda foresta di Mandromini, e si chiude a ovest con le Apuane.
In quella minuscola radura protetta da alberi bassi e piegati dal vento avevo sostato più volte in passato, e anche trascorso la notte. Così appariva ieri sul far della sera.
Non avevo però mai dormito sotto la pioggia, avvolto in un foglio di plastica troppo piccolo, ne' lì ne' altrove, e mi pento di non aver fatto prima un'esperienza che davvero raccomando. Di più: sono convinto che uno Stato che si rispetti dovrebbe ordinarla a tutti i suoi cittadini, almeno una volta, sia perché tonifica, sia perché di questi tempi arricchirebbe il dibattito democratico sulla cosiddetta "dittatura sanitaria", aumentando i poli delle permutazioni consentite. Si o no, a vaccino, lasciapassare verde, e notte per terra sotto la pioggia? E' un dibattito che va alimentato e arricchito.
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Ieri, lunga camminata da Porretta Terme. Quello sotto è il Passo del Cancellino, sul quale ho una mia teoria di cui scrissi qui, ed uno dei motivi per cui mi piace andarci.
Oggi, lunga discesa per tornare a Porretta, per altra strada e passando per Monteacuto, alla cui fontana sempre mi fermo per leggerne la storia rimata.
Se qualcuno volesse ripetere, ma tutto e per filo e per segno, che se no alle ginocchia non serve, questo è stato il percorso.
E l'Italia fece volare Gurbanguly Berdimuhamedow, presidente del Turkmenistan, su uno dei suoi "caccia leggeri" M346-FA. Chi, sbagliando, non segue le peripezie del Presidente Berdimuhamedow, non potrà apprezzare sino in fondo questa testimonianza (il video in alto).
E' arrivato in bicicletta (sul retro si intravedono due C-27J da trasporto, sempre italiani e anche loro da poco consegnati al cliente asiatico) e ha decollato, verosimilmente con un pilota di Leonardo ai comandi.
Alla fine dell'avventura, due avieri sembrano essere molto d'accordo con quanto il Presidente ha da dire sull'aereo, al quale dà una manata affettuosa, come credo si faccia coi cavalli.
E di cavalli lui se ne intende: si veda al minuto 11:00 qui sotto, dal "Last Week Tonight with John Oliver" (2019; l'episodio è raccontato in Sovietisan, di Erika Fatland).
Lo scorso gennaio scrivevo che la Russia è il Paese più trasparente del mondo. Mi riferivo alla presenza di media sofisticati e alla disponibilità (in buona misura grazie alla corruzione) di banche dati riservate molto utili per realizzare eccellenti attività di giornalismo investigativo.
Risulta che "lo era". In questi mesi il governo ha stretto i bulloni (*), intraprendendo azioni giudiziarie strumentali verso giornalisti indipendenti per render loro la vita impossibile. Dopo aver tentato di assassinare l'oppositore Navalny - fatto, mi pare, provato oltre a ogni ragionevole dubbio - lo ha messo in galera, dichiarando illegale il suo movimento.
La Russia continua ad affascinarmi. Da un lato, una gran forza governativa pare indicare che, lassù, tutto è possibile. Allo stesso tempo si osserva tanta debolezza, come è emerso in modo palmare nella gestione (o non gestione) della pandemia. Non si sono avute reali misure di contenimento anche per non creare malcontento, che sarebbe inopportuno tanto più ora, con le importanti elezioni legislative del 19 settembre alle porte. E il prezzo in termini di mortalità è stato spaventoso: a fine anno i morti potrebbero avvicinarsi allo 0.5% della popolazione (qui).
Le statistiche ufficiali manifestano una forma di strabismo. Da una parte vi sono i dati chiaramente mendaci sui morti giornalieri. Si è evitato, per così dire, di disturbare il popolo, i cui umori il Cremlino scruta sempre con attenzione. Ma il senso di falsa sicurezza diffuso da quei dati verosimilmente ha contribuito ad aumentare il numero dei morti: in queste pagine, alla fine quasi sempre mi occupo di dati, ed eccone allora una nuova categoria: "i dati che uccidono".
Dall'altra parte si hanno le statistiche, altrettanto ufficiali, sulle "morti in eccesso", il cui contenuto è ben diverso: ad oggi si è avuto oltre mezzo milione di morti (qui). Equivale allo 0.35% della popolazione; in Italia, dove la popolazione è sensibilmente più anziana e quindi più vulnerabile, siamo forse allo 0.25%. E fuori di polemiche nostrane su questo o quel politico, da noi le cose sono andate molto male ma, anche rispetto al male, in Russia si è avuta una catastrofe.
E' sorprendente la tolleranza della Russia verso la morte dei suoi cittadini, la cui aspettativa di vita alla nascita, del resto, è di oltre dieci anni inferiore a quella degli italiani (dati del 2019). Malgrado tutto questo, o forse chissà anche per questo, che interessante che è la Russia. Ma quante morti, sempre, e quanto dolore.
(*) Mi segno l'espressione in russo, che sempre dimentico, e che qui si spiega simpaticamente: Закручивать гайки