Ieri mentre correvo ho ascoltato un podcast di Meduza.io (*). Quando corro penso moltissimo e in assoluta e pericolosa libertà, e così mi son domandato, "se dovessimo fare la classifica dei Paesi più trasparenti, chi metteremmo per primo?" Forse, la Russia.
Può apparire una provocazione: la Russia è un Paese autocratico, e si sa che regimi di tal tipo non vanno d'accordo con la trasparenza
Ma è oggi anche un laboratorio interessantissimo. Certi dati sono resi pubblici dallo Stato: per esempio, in Russia i dati sugli acquisti statali sono pubblici da anni (da molto prima, e meglio, che in Italia).
I media sono sofisticati, e vi sono tante competenze tecnologiche, con un settore IT abbastanza fiorente. E soprattutto, c'è un mercato clandestino di banche dati riservate (per esempio: i tabulati telefonici, o i passeggeri di aereo e treno, i passaporti, eccetera), vendute per pochi bitcoin da funzionari corrotti. Nel corso degli ultmi anni, questi dati anni hanno permesso indagini giornalistiche spettacolari, di cui l'ultima sul tentato omicidio di Navalny è solo un esempio.
E così correttamente quel podcast si interroga:
Come la corruzione è divenuta uno dei principali strumenti per scoprire la corruzione? (*)
In occidente, tali banche dati in linea di principio non sono accessibili (con buone ragioni, si dirà), se non, a voler semplificare, ai servizi segreti e ai loro eventuali "amici": qualcuno ricorda lo scandalo Telecom-SISMI?.
In Russia, invece, la corruzione ha democratizzato l'accesso a quei dati. E non è forse la democrazia quel che vogliamo?
(*) 2020-й стал в России годом журналистских расследований. Говорим об этом с Романом Доброхотовым и Лилией Яппаровой. Meduza.io
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