domenica 29 settembre 2019
Lo Zen e l'arte della lotta alla corruzione
Passo la vita a cercare di colmare un'enorme ignoranza che mi attanaglia e quasi non mi lascia respiro. Per esempio, non sapevo che esistesse un piccolo paese che si chiama Gazoldo degli Ippoliti, situato a una ventina di chilometri da Mantova. E là ho appreso, grazie a gentilissimi ospiti, che vi si trova la sede della Marcegaglia. Neppure conoscevo la vicenda del suo fondatore, Steno Marcegaglia. Una di quelle storie del boom economico, e dei grandi italiani che lo fecero - alcuni noti e arricchitisi, come lui, altri ignoti e magari rimasti con quel che avevano, ma grandi anche loro.
Ero con Alberto Vannucci, autore insieme a me del libro che abbiamo presentato, e Duccio Facchini, Direttore di Altreconomia. Ho conosciuto il sindaco, Nicola Leoni, che è un tipo simpatico, e altri amministratori. L'occasione è stata la quinta edizione di Raccontiamoci le mafie, organizzata dal Comune di Gazoldo degli Ippoliti in collaborazione con Avviso Pubblico. Bello. Eravamo addirittura in streaming (in alto la registrazione), a beneficio del folto pubblico intergalattico che non ha potuto partecipare di persona.
Una cosa che raccontiamo sempre quando presentiamo "Lo zen e l'arte della lotta alla corruzione" è che ci siamo divertiti a scriverlo e che vi si trovano numerose citazioni cinematografiche. Avrei voluto scrivere una pagina per metterle tutte in fila, tali citazioni, insieme ai video corrispondenti. Non ho mai trovato il tempo per farlo, ma chissà che prima o poi non accada.
lunedì 23 settembre 2019
Università di Ferrara, e i suoi prof di scarso valore / 2

Durante il finesettimana ho letto con attenzione tutto quel che è uscito sulla stampa sulla vicenda che coinvolge l'Università di Ferrara e il suo Rettore, Prof. Giorgio Zauli. Ho fatto presto: non c'era molto da leggere.
Credo con qualche voce in capitolo (a tempo perso mi occupo di media), ho concluso che mai si è travalicato l'esercizio del diritto di cronaca e (per l'Estense.com) la richiesta di trasparenza. Richiesta non solo legittima, ma doverosa - in democrazia, almeno.
In un comunicato ufficiale dell'Università di Ferrara, il Rettore Zauli ha affermato che "sono nuovamente apparsi su alcuni organi di stampa 'non notizie' destituite di ogni fondamento". Non ne ho trovato traccia. E Zauli continua affermando che "non verrà ulteriormente tollerata la diffusione di notizie calunniose e chiaramente diffamatorie per tutelare la reputazione mia personale e soprattutto dell'Ateneo, che continuerò a dirigere con disciplina e onore fino al 31 ottobre 2021." Disciplina, Onore.
Tale comunicato stampa è poi scomparso dal sito dell'Università di Ferrara, ma non dal progetto "archive.org": eccolo qui.
Sul sito dell'Università di Ferrara è stata inoltre data notizia di una "Manifestazione di solidarietà al Rettore", "in merito ai recenti e reiterati attacchi comparsi sulla stampa nei suoi confronti". E siccome tali "attacchi" non esistono, l'unico attacco visibile è rappresentato dalla manifestazione di solidarietà medesima: contro chi fa il suo lavoro di giornalista. E tralasciamo che usare risorse pubbliche per un'iniziativa così partigiana e discutibile (coinvolgere l'istituzione Università di Ferrara, il suo sito Web, due sue dipendenti con tanto di indirizzo email "istituzionale") è, come minimo (minimo), inelegante.
Hanno manifestato solidarietà 366 docenti, una buona maggioranza. Dopo qualche giorno anche questo documento è scomparso dal sito dell'Università di Ferrara, ma è ben visibile altrove, per esempio qui.
Nella copia disponibile in rete figurano solo 365 nomi, uno in meno del totale dei firmatari. Il nome mancante (l'ultimo arrivato e il meno entusiasta? chissà) è come se avesse vinto la lotteria. Perché non deve esser bello che, in futuro, qualcuno possa dirti: hai partecipato a un attacco alla libertà di stampa, garantita dalla Costituzione e cardine della nostra democrazia.
In tanti, contro pochi: la geometrica potenza del gregge.
Nota, 23/10, 15:27:
- In rete è apparsa copia della lista completa dei 366 firmatari. Non la riporto, perché mi piace continuare a riconoscere, al 366esimo, la fortuna.
- Sulla scomparsa delle pagine dal sito ufficiale dell'Università di Ferrara (e su altro), si vedano le domande pertinenti di Daniele Oppo su Estense.com. Anche queste saranno considerate parte dei "reiterati attacchi" al Rettore Zauli? Quanta pazienza ci vuole.
martedì 17 settembre 2019
Occhi da orientale
Se invece di "Occhi da orientale" di Daniele Silvestri, Claudio avesse deciso di far fotografie per "L'ombelico del mondo" di Jovanotti, il viaggio sarebbe stato problematico.
Nella mappa manca Tashkent e Almaty. Mezzi usati, praticamente tutto: bus, marshrutka, taxi, treno e autostop, "по пути". Gente bellissima.
PS. 1/10/2019. Claudio ha scritto un bel papiro su Samarcanda.
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lunedì 16 settembre 2019
Caso Università di Ferrara: un vero thriller.
Oggi ho rilasciato un'intervista sul "caso" che coinvolge l'Università di Ferrara e il suo rettore, il Prof. Giorgio Zauli.
Dopo alcuni interventi di quest'ultimo che mi sono parsi francamente molto sopra le righe (il paragone implicito a Goebbels per aver chiesto trasparenza a un'amministrazione pubblica, ammetto, mi ha provato), mi è sembrato opportuno tentare di smorzare i toni. Per come so fare.
Unife, il professor Picci sul caso Zauli: “C’è un mistero da risolvere”. Di Sergio Gessi.
Dopo alcuni interventi di quest'ultimo che mi sono parsi francamente molto sopra le righe (il paragone implicito a Goebbels per aver chiesto trasparenza a un'amministrazione pubblica, ammetto, mi ha provato), mi è sembrato opportuno tentare di smorzare i toni. Per come so fare.
Unife, il professor Picci sul caso Zauli: “C’è un mistero da risolvere”. Di Sergio Gessi.
domenica 15 settembre 2019
Tashkent spaziale

Appresi della metropolitana di Tashkent, che solo da poco tempo è consentito fotografare, da un articolo sul Guardian: contiene belle foto ed era inutile ripetersi. Così ci siamo concentrati sulla stazione di Kosmonavtlar - i cosmonauti.

E' bellissima. Le foto le ha fatte Claudio Caprara ma io dirigevo e davo ordini.
Icaro

La prendono un po' alla lontana, ma poi tranquilli che fanno un bel salto.
L'uomo, la mente, l'universo

Questo, secondo me, è per ambientare il vistatore. Ora si passa ai protagonisti.
Konstantin Tsiolkovsky
Konstantin Eduardovich Tsiolkovsky (1857-1935) fu un pioniere dell'astronautica. Tra i suoi lavori (wikipedia) "designs for rockets with steering thrusters, multistage boosters, space stations, airlocks for exiting a spaceship into the vacuum of space, and closed-cycle biological systems to provide food and oxygen for space colonies." In due parole: un genio visionario.
Sergei Korolev

Sergei Pavlovich Korolev, "Главный Конструктор", o "Progettista Capo", guidò il progetto spaziale sovietico negli anni del trionfo. Figura bigger than life sulla quale ogni tanto ritorno: qui, e qui. A Korolev penso molto spesso.
Yuri Gagarin

Yuri Alekseyevich Gagarin (1934-1968). Primo uomo in orbita, il 12 aprile (da allora, "giorno del cosmonauta") del 1961. Memorabile il dialogo con Korolev, alla partenza (qui). Поехали!
Valentina Tereshkova

Valentina Vladimirovna Tereshkova, nata nel 1937. Prima donna in orbita, il 16 giugno 1963. Ora è deputata di "Russia Unita", con posizioni favorevoli alla chiesa ortodossa. E dire che noi che osservammo il cielo, avanti e indietro, e non trovammo né Dio né gli angeli.
Alexei Leonov

Alexei Arkhipovich Leonov, nato nel 1934. Il primo ad uscire dalla navicella, il 18 marzo del 1965. Comandò anche la capsula Soyuz della missione Apollo-Soyuz, che apparirà tra poco. Una carriera da generale, e grande passione per il disegno e per l'arte.
Programma Luna

Dal 1959 al 1976 l'Unione Sovietica inviò diverse sonde automatiche sulla Luna. Luna 9, per esempio, fu la prima sonda ad effettuare un atterraggio "morbido" sulla superficie lunare. Nell'immagine, il Luna 1, che nel 1959 fu il primo satellite artificiale della luna.
Apollo-Soyuz

Luglio 1975, epoca di détente: sovietici e americani si incontrarono in orbita. Lo annunciò la radio del barbiere: mi stavo tagliando i capelli. Da qualche parte devo ancora conservare l'adesivo della missione: da bambino ero molto spaziale. Penso di esserlo rimasto un tipo spaziale, come vi dimostrerò a breve.
Interkosmos

Negli anni '70 e '80, Interkosmos fu un programma di "internazionalismo spaziale", per così dire, a beneficio principalmente degli alleati dell'Unione sovietica. Recentemente ho acquistato una bella t-shirt col logotipo di questo programma.
Vladimir Dzhanibekov

Doveroso, a Tashkent che nel 1942 gli diede i natali, celebrare Vladimir Aleksandrovich Dzhanibekov. Andò in orbita ben cinque volte - la prima, nel 1978, con la Soyuz 27. Anche lui poi si dedicò alla politica, e all'arte.
E concludo dichiarando che all'uscita dalla metropolitana di Tashkent mi sono sentito anch'io molto orbitante, e ho iniziato a girare, e a girare, come una specie di Vitruvio dervisho.

Ci sarebbero tante altre cose da raccontare di questo viaggio, ma parto da questo dettaglio, dalla stazione degli astronauti della Metropolitana di Tashkent. Che è immagine del cosmo, e così al tempo stesso racchiude tutto.
domenica 25 agosto 2019
The Politics of Machine Learning
"In Kafka’s novel The Trial, the protagonist Josef K. is arrested by unidentified agents from an unspecified agency for an unspecified crime. He never finds out what he is accused of, nor when his trial is taking place, but he ultimately accepts his execution.
Machine learning algorithms are similar to the hidden bureaucracy of the The Trial. In many cases they are like a black box, with no human knowing how they came to their predictions or decisions. Suppose your CV is automatically rejected when applying for a job, or you are denied insurance, or you are jailed while awaiting trial."
The Politics of Machine Learning, pt. II
— Maximilian Kasy
Una buona sintesi: Parte I, Parte II
Machine learning algorithms are similar to the hidden bureaucracy of the The Trial. In many cases they are like a black box, with no human knowing how they came to their predictions or decisions. Suppose your CV is automatically rejected when applying for a job, or you are denied insurance, or you are jailed while awaiting trial."
The Politics of Machine Learning, pt. II
— Maximilian Kasy
Una buona sintesi: Parte I, Parte II
giovedì 22 agosto 2019
Università di Ferrara: come NON rispondere a una FOIA
Torno sulla vicenda delle accuse ricevute dal Rettore dell'Università di Ferrara, Prof. Giorgio Zauli, per presunte violazioni dell'etica scientifica in alcune pubblicazioni da lui firmate.
Il dott. Daniele Oppo, de l'Estense", "ha presentato una richiesta di accesso civico generalizzato" (in gergo, "FOIA") all'Università di Ferrara" "per ottenere una copia della decisione completa di motivazione, dei verbali delle sedute nelle quali si è discussa la questione (che ha richiesto 6 mesi di tempo per essere decisa) e degli eventuali pareri tecnici esterni richiesti dalla Commissione." L'Università ha risposto no (qui è la storia).
Nella motivazione del diniego (che si trova qui), la dott.ssa Monica Campana scrive per conto dell'Università di Ferrara che sarebbe in corso una "campagna mediatica" e che "tutte le informazioni già fornite, direttamente o indirettamente, alla stampa sono state in tale ambito strumentalizzate ed utilizzate in modo tale da recare pregiudizio all'immagine dell'istituzione e di chi la rappresenta, si ritiene che sia altamente probabile che l'accoglimento della richiesta di accesso civico generalizzato in questo caso porti all'utilizzo dei verbali e dei dati richiesti, accompagnati da una lettura unilaterale degli stessi in un ambito di pubblica diffusione, producendo il medesimo trattamento pregiudizievole [...]".
E' grave che un funzionario pubblico esprima tali giudizi all'interno di un atto di un procedimento, in buona sostanza affermando che l'interlocutore è in malafede - e anzi, facendo almeno in parte derivare da tale indimostrabile pregiudizio il diniego alla richiesta. Ne va del principio di imparzialità dell'agire dell'amministrazione, e di un - ammetto, più etereo - criterio d'eleganza.
Il dott. Daniele Oppo, de l'Estense", "ha presentato una richiesta di accesso civico generalizzato" (in gergo, "FOIA") all'Università di Ferrara" "per ottenere una copia della decisione completa di motivazione, dei verbali delle sedute nelle quali si è discussa la questione (che ha richiesto 6 mesi di tempo per essere decisa) e degli eventuali pareri tecnici esterni richiesti dalla Commissione." L'Università ha risposto no (qui è la storia).
Nella motivazione del diniego (che si trova qui), la dott.ssa Monica Campana scrive per conto dell'Università di Ferrara che sarebbe in corso una "campagna mediatica" e che "tutte le informazioni già fornite, direttamente o indirettamente, alla stampa sono state in tale ambito strumentalizzate ed utilizzate in modo tale da recare pregiudizio all'immagine dell'istituzione e di chi la rappresenta, si ritiene che sia altamente probabile che l'accoglimento della richiesta di accesso civico generalizzato in questo caso porti all'utilizzo dei verbali e dei dati richiesti, accompagnati da una lettura unilaterale degli stessi in un ambito di pubblica diffusione, producendo il medesimo trattamento pregiudizievole [...]".
E' grave che un funzionario pubblico esprima tali giudizi all'interno di un atto di un procedimento, in buona sostanza affermando che l'interlocutore è in malafede - e anzi, facendo almeno in parte derivare da tale indimostrabile pregiudizio il diniego alla richiesta. Ne va del principio di imparzialità dell'agire dell'amministrazione, e di un - ammetto, più etereo - criterio d'eleganza.
venerdì 16 agosto 2019
Successi e insuccessi

Questo è stato un successo: zattera con sopra webcam impermeabile, per registrare la nuotata dalla spiaggia 1 sino alla spiaggia 2 (un po' più di un kilometro). Funziona circa così:
E il risultato finale è questo. Il video è compresso ed è divertente vedere le immagini ferme.
E il fallimento: l'aquilone doveva essere abbastanza leggero per innalzare la stessa webcam e permettere riprese maestose dell'isola. Non ha funzionato, ma è bello ricordare il nobile tentativo.

Io che preparo il telaio, e Alfredo, la coda.


Effimero involo: alcune cose vanno come vuoi tu, altre come vogliono loro, ma c'è comunque il sole.
giovedì 15 agosto 2019
sabato 20 luglio 2019
Disuguaglianza e corruzione legalizzata: gli Stati Uniti

Quelli di WID World han davvero fatto un bel lavoro: c'è una routine di Stata che accede direttamente ai loro dati sulla distribuzione del reddito e della ricchezza. Il grafico in alto, che ho fatto io, semplicemente replica, da World Inequality Report, 2018:
Figure 2.4.1a
Pre-tax income shares of the top 1% and bottom 50% in the us, 1962–2014
Source: Piketty, Saez and Zucman (2018). See wir2018.wid.world for data series and notes.
In 2014, 13% of national income was received by the Bottom 50% in the US. Pre-tax national income is measured after the operation of pension and unemployment insurance systems (which cover the majority of cash transfers), but before direct income and wealth taxes
E' un'immagine molto evocativa: le elite ricche "catturano" con successo il processo politico a loro vantaggio, divengono ancora più ricche, e hanno ancora più risorse per sterzare gli Stati Uniti a loro favore. L'1% più fortunato lo è sempre di più, e la fetta del reddito percepito dal 50% sfortunato dimunisce progressivamente.
Di questo sto ragionando, al capitolo: "USA e corruzione legalizzata", e sono solo all'inizio. Ma già poter maneggiare i dati, per quelli come me, è una gran cosa.
E così ho fatto il grafico qui sotto, che è più "mnemonico". Mostra la porzione del reddito che va al 60% che guadagna meno, invece cche il 50%, e permette di affermare quanto segue:
Negli Stati Uniti, l'1% che guadagna di più riceve una fetta del reddito complessivo che ha raggiunto e superato quanto va complessivamente al 60% della popolazione che guadagna di meno.
Sarebbe da ripetere lentamente almeno tre volte.

domenica 7 luglio 2019
Debre Libanos
Debre Libanos, maggio 1937: "Secondo le ultime ricerche storiche, il numero delle vittime di questa strage sarebbe compreso tra 1.800 e 2.200, mentre il rapporto ufficiale stilato dal Viceré Rodolfo Graziani parla di “solo” 449 morti."
Non mi fermai a Debre Libanos, ma solo vi passai, di ritorno a Addis Abeba. Avrei voluto, ma la sera stessa avevo un aereo per rientrare in Italia.
A Debre Libanos ci fu una mattanza, e così a Addis Abeba, all'indomani dell'attentato al criminale di guerra Rodolfo Graziani. Fece bene il Presidente Mattarella a chiedere scusa, alla presenza di partigiani etiopi. Migliaia di civili uccisi senza nulla che somigliasse a un processo. Semplicemente, assassinati, dai fascisti.
Manlio Di Stefano, le cui dichiarazioni (autentiche) sono riportate sotto, è sottosegretario di Stato al Ministero degli affari esteri. Stan terminando le parole per descrivere quel che ci sta capitando, in Italia.
Il documentario "Debre Libanos" sarebbe da mostrare nelle scuole: ai futuri Di Stefano forse ne rimarrebbe un ricordo. Del resto, non possiamo che pensare al domani: l'oggi mi pare irremediabilmente pregiudicato.

venerdì 5 luglio 2019
#Vazajato

"VEJA sempre foi — e continua — a favor da Lava-Jato. A luta contra a corrupção tem sido um dos pilares da nossa história. Mas os diálogos que publicamos nesta edição violam o devido processo legal, pedra fundamental do estado de direito — que, por sinal, é mais frágil do que se presume, ainda mais na nossa jovem democracia. Jamais seremos condescendentes quando as fronteiras legais forem rompidas (mesmo no combate ao crime). Caso contrário, também seríamos a favor de esquadrões da morte e justiceiros."
The Intercept - Brasil, in quest'ultima tornata di rivelazioni, collabora con Veja, che fu molto pro-Lava Jato. Non male la strategia di The Intercept, con queste collaborazioni importanti - prima, FOlha de S.Paulo, ora questa.
#Vazajato lo sto seguendo per interesse professionale, ma non nego la curiosità per la storia in sé. Sarà che non ho la televisione e non mi sono mai cibato di serie televisive, ma insomma: come andrà a finire?
Aggiungo: come si sente, in Italia, la mancanza di qualche vera e seria iniziativa di giornalismo investigativo. Pirata, che non guardi in faccia a nessuno, e non raffazzonata ma seria.
E per ultimo: ma sto Greenwald... questo è il secondo scoop epocale della sua carriera (dopo il caso Snowden). Un mito.
Novos diálogos revelam que Moro orientava ilegalmente ações da Lava Jato. Di Glenn Greenwald, Edoardo Ghirotto, Fernando Molica, Leandro Resende e Roberta Paduanaccess, 5 luglio 2019.
mercoledì 3 luglio 2019
Da Ferrara mi scrivono

(23 febbraio 2020: L'Università di Ferrara ha eliminato anche in questo caso un suo documento ufficiale: la risposta del Rettore Zauli a me, datata 3 luglio 2019 - vedi di seguito il link "mancante". E' ovviamente reperibile in Archive.org.)
Il Rettore dell'Università di Ferrara, Prof. Zauli, mi dedica una lettera personale in risposta a quanto ho scritto.
Mi pare che in essa vi siano due questioni da sottolineare. Per primo, il Rettore Zauli dichiara, a proposito delle conclusioni della Commissione etica del suo ateneo circa le accuse di un noto whistleblower tedesco:
"Dopo oltre sei mesi di approfondimenti la Commissione Etica ha archiviato il caso non essendo emersi a mio carico né elementi dolosi né di colpa grave."
Me ne rallegro; ma ci voleva così tanto a farlo sapere? E' vero (purtroppo, aggiungo) che, come scrive il Prof. Zauli, "l’Università non è in alcun modo obbligata a rendere pubblicamente conto agli organi di stampa [...] degli esiti [di tali] procedimenti [...]". Ma questo può applicarsi anche al Rettore, considerato il costo reputazionale per l'istituzione? E' vero che l'Università di Ferrara "non è tenuta", ma chi venga scagionato, mi pare, senz'altro "può" render pubblici gli atti. E secondo me, in un tal caso, dovrebbe - per responsabilità e per senso dell'istituzione.
E inoltre: chi avrebbe formulato delle accuse false (se ben capisco, e ovviamente non avendo letto le conclusioni raggiunte dalla Commissione etica, essenso esse segrete) è stato informato? Lo chiedo, dato che a distanza di mesi, quei documenti sono ancora pubblici.
E a fronte di un tale scagionamento di cui gli organi collegiali dell'Università di Ferrara sono edotti: scrivevo che a mio avviso sarebbe stata doverosa (da parte dei docenti) "solidarietà, e difesa della propria Università ingiustamente insultata". Sino ad ora tale solidarietà non si è registrata, ma ora che tutti sono informati, magari si rimedierà. Nel qual caso, la mia critica ai colleghi ad oggi silenti perderà ragione d'essere, e con loro anzi mi scuserò pubblicamente - per quanto penso che non sia sfuggito il carattere retorico della mia posizione.
Seconda questione, il Rettore scrive: "Intendo quindi applicare lo stesso rigore che ho applicato a me stesso a tutti coloro che per protagonismo o forse per ragioni non dichiarate si permettono attacchi gratuiti e diffamatori. È mia ferma intenzione salvaguardare la reputazione mia personale e dell'Ateneo in tutte le opportune sedi."
E' un po' triste che la si butti sull'attacco personale e che si facciano insinuazioni, francamente offensive. Quali "ragioni non dichiarate"? Perché voler screditare personalmente l'interlocutore? E' chieder molto, a una figura pubblica, serenità, e ragionamenti sul merito delle questioni?
A far domande e ad esprimere opinioni sull'agire delle nostre istituzioni non si diffama nessuno. E nel caso che le parole del Rettore dell'Università di Ferrara annuncino una prossima azione legale nei miei confronti: bene, si andrà sino in fondo. Amo le questioni di principio: la libertà di espressione e di rivolgere critiche a un'istituzione pubblica sono sacri diritti. Difenderli - in qualunque sede, appunto - sarà sicuramente degno di una buona battaglia: soprattutto in un'epoca in cui, forse, è giunta l'ora di spendersi in nome di qualche principio a noi caro. Considerando inoltre la protezione che la Costituzione offre al diritto di espressione e di critica (soprattutto, nella giurisprudenza, verso le personalità pubbliche o che comunque esercitano una funzione pubblica) senz'altro eventualmente contemplando la possibilità di andare oltre a una mera difesa.
Riservandomi, per ultimo, di chiarire le diramazioni e le implicazioni del parallelo proposto con Joseph Goebbels (due "B") che, credo, richiederebbe se non altro una scusa pubblica da parte del Magnifico Rettore dell'Università di Ferrara: certi confronti feriscono molto. Non fanno onore all'Università e alla città di Ferrara, la cui storia forse il Rettore Zauli non conosce abbastanza bene.
Proviamo però a vederci qualcosa di positivo in questa vicenda: penso che si possa dire che, se non avessi scritto quel che pensavo, il Rettore dell'Università di Ferrara non avrebbe chiarito pubblicamente i fatti. E togliendomi l'abito professorale, e indossando quello di cittadino, un po' scorato mi chiedo: ma perché in Italia, per avere un po' di trasparenza dalle nostre istituzioni, si deve sempre "piantare un casino"?
venerdì 28 giugno 2019
Nella sfera telematica tutto è pubblico
Nuovo scandalo per concorsi presuntamente truccati, che decapita l'Università di Catania, e pubblicazione di intercettazioni. Persone che in tutta evidenza non pensavano di parlare "in pubblico". Ma tutto è pubblico nell'era della sfera telematica: da quel libro di vent'anni fa ho reperito un paragrafo pertinente.
"Il carattere tendenzialmente pubblico dell’informazione rende problematica l’adozione di strategie segrete nei confronti dei propri interlocutori, sia all'interno che all'esterno dell'organizzazione. Il vertice che non tenga conto della mutata situazione è destinato ad essere vittima di ripetute gaffe, come avviene a chi ha una percezione errata della geografia situazionale rilevante. In questi casi, la strategia e il tipo di leadership opportuna consiste nel cercare gli assetti possibili che permettono una comunicazione tendenzialmente non differenziata a seconda dei diversi interlocutori. Si tratta di un esempio di una strategia delle compatibilità, l’unica in grado di essere comunicata immutata in ognuno degli ambiti, non più impermeabili, rilevanti per la sua esecuzione. Se vi è permeabilità comunicativa tra i diversi ambiti, il dominio delle strategie organizzative non è più segnato da un confine ben definito tra l'organizzazione e l'ambiente esterno. Tutte le strategie dell'organizzazione tendono ad essere, almeno in parte, delle strategie di sistema"
Presentai il nucleo dell'argomentazione del libro a un convegno a Ottawa, Canada, nel 1998 - incoraggiato da Osvaldo Croci. Per ritrovare questo brano ho dato una scorsa ad alcuni capitoli. Era un libro visionario e aveva una copertina bellissima, derivata dalla mappa di una zona di centuriazione romana vicina a Cesena. L'editore, Maurizio Marinelli, la trasformò in qualcosa che ricorda un circuito integrato, così aggiungendo, anche in copertina, una visione.
Adesso scrivo a Maurizio per chiedere se, dopo tanti anni, mi permette di pubblicare il libro su Internet: che rimanga ormai quasi privato ne smentirebbe la tesi. Anzi, essendo tutto pubblico, gli ho scritto qui.
PS. 29 giugno: mi risponde Maurizio Marinelli (nella sfera telematica, è tutto in pubblico, che dico, in piazza)
“Baskerville pubblica libri non per guadagnare con i libri ma perché ritiene che quei libri abbiano il valore per essere diffusi; per questo i libri di Baskerville sono degli autori che li hanno scritti e che ne possono fare quello che vogliono. Quindi, caro Lucio, fanne quello che vuoi. Se vuoi possiamo pubblicarlo gratuitamente anche noi nella piattaforma gratuita in cui pubblichiamo da anni e gratuitamente i nostri nuovi libri: https://www.issuu.com/baskerville.it“
E a giorni il libro sarà disponibile, appunto, su https://www.issuu.com/baskerville.it
mercoledì 26 giugno 2019
Università di Ferrara, e i suoi prof di scarso valore
(Parla di questo post: Effetto Streisand: arrivano i rinforzi. Di Sylvie Coyaud, 26 giugno 2019)
(23 febbraio 2020: L'Università di Ferrara ha eliminato anche in questo caso un suo documento ufficiale: la risposta del Rettore Zauli a me, datata 3 luglio 2019 (vedi di seguito). E' ovviamente reperibile in Archive.org.)
(3 luglio 2019: La risposta del Rettore dell'università di Ferrara e la mia replica)
Fatico a portare rispetto ai professori dell'Università di Ferrara - almeno agli "ordinari" tra loro - che dan per scontato il privilegio dell'"inamovibilità" di cui godono, e fingono di ignorare i tragici motivi storici che portarono ad essa: per renderli liberi di dire "no".
Fatico a portare loro rispetto, osservando il silenzio che avvolge la vicenda del loro Rettore, il Prof. Giorgio Zauli, accusato da un noto whistleblower di gravissime violazioni dell'etica della ricerca scientifica. Accuse che, se vere, dovrebbero portare alle sue dimissioni immediate. E se false, richiederebbero solidarietà, e difesa della propria Università ingiustamente insultata.
Fatico a portare rispetto a questi professori, che non han detto nulla - pare - per contrastare il silenzio dell'Università, che si sarebbe rifiutata di render noto a un giornalista l'esito dei lavori della commissione chiamata a valutare quelle accuse.
E che non han mosso un dito per chiarire se sia vero, come è stato denunciato, che almeno un membro di detta commissione si trovi in conflitto di interessi.
Questi professori di scarso valore godono di privilegi che pochi hanno in Italia, e non restituiscono nulla.
Per conoscenza, queste righe sono segnalate al Responsabile Anticorruzione dell'Università di Ferrara. Aspettando l'esito della richiesta accesso agli atti che qualcuno avrebbe presentato.
Post scriptum, 26/06, ore: 12:06: Mi segnalano che il coautore del rettore Zauli, membro della commissione, rinunciò a partecipare ai lavori della medesima, successivamente alla segnalazione del caso da parte di Sylvie Coyaud (si veda il riferimento qui sotto).
Note
(23 febbraio 2020: L'Università di Ferrara ha eliminato anche in questo caso un suo documento ufficiale: la risposta del Rettore Zauli a me, datata 3 luglio 2019 (vedi di seguito). E' ovviamente reperibile in Archive.org.)
(3 luglio 2019: La risposta del Rettore dell'università di Ferrara e la mia replica)
Fatico a portare rispetto ai professori dell'Università di Ferrara - almeno agli "ordinari" tra loro - che dan per scontato il privilegio dell'"inamovibilità" di cui godono, e fingono di ignorare i tragici motivi storici che portarono ad essa: per renderli liberi di dire "no".
Fatico a portare loro rispetto, osservando il silenzio che avvolge la vicenda del loro Rettore, il Prof. Giorgio Zauli, accusato da un noto whistleblower di gravissime violazioni dell'etica della ricerca scientifica. Accuse che, se vere, dovrebbero portare alle sue dimissioni immediate. E se false, richiederebbero solidarietà, e difesa della propria Università ingiustamente insultata.
Fatico a portare rispetto a questi professori, che non han detto nulla - pare - per contrastare il silenzio dell'Università, che si sarebbe rifiutata di render noto a un giornalista l'esito dei lavori della commissione chiamata a valutare quelle accuse.
E che non han mosso un dito per chiarire se sia vero, come è stato denunciato, che almeno un membro di detta commissione si trovi in conflitto di interessi.
Questi professori di scarso valore godono di privilegi che pochi hanno in Italia, e non restituiscono nulla.
Per conoscenza, queste righe sono segnalate al Responsabile Anticorruzione dell'Università di Ferrara. Aspettando l'esito della richiesta accesso agli atti che qualcuno avrebbe presentato.
Post scriptum, 26/06, ore: 12:06: Mi segnalano che il coautore del rettore Zauli, membro della commissione, rinunciò a partecipare ai lavori della medesima, successivamente alla segnalazione del caso da parte di Sylvie Coyaud (si veda il riferimento qui sotto).
Note
- Le accuse: Flawed cytometry of Rector Giorgio Zauli, di Leonid Schneider, "For Better Science". 15 maggio 2018.
- Cosa è accaduto in seguito, secondo "Estense": L’Università chiamata a decidere sul comportamento etico del suo rettore, di Daniele Oppo, 6 giugno 2018.
- L'origine storica dei nostri privilegi. In buona sostanza, la firma di fedeltà al fascismo del '31, quasi unanime, e poi la cacciata dei professori ebrei in seguito alle leggi razziali. "Nel dibattito che si ebbe in Costituente, rientrò l’emendamento Leone/Bettiol, che intendeva sancire in Costituzione l’inamovibilità dei professori, e che però si ritiene “assorbito” nel testo attuale (si veda il commento di Umberto Izzo). E così nel Decreto Presidente Repubblica 11 luglio 1980, n. 382, si legge all’Art. 7.: “Ai professori universitari è garantita libertà di insegnamento e di ricerca scientifica”, all’Art. 8, “I professori ordinari sono inamovibili e non sono tenuti a prestare giuramento”.
(Dalla Lectio Magistralis che ho tenuto all'Università Ca' Foscari il 4 giugno 2019).
- Perché la vicenda riguarda il Responsabile Anticorruzione dell'università di Ferrara. In base ai suoi doveri stabiliti alla legge - per esempio, circa le violazioni del Codice etico d'Ateneo, e considerando la definizione di corruzione fornita dall'Autorità Nazionale Anticorruzione, secondo la quale (PNA 2012, p. 13): " “Le situazioni rilevanti sono più ampie della fattispecie penalistica (...) e sono tali da comprendere (...) anche le situazioni in cui – a prescindere dalla rilevanza penale - venga in evidenza un malfunzionamento dell’amministrazione a causa dell’uso a fini privati delle funzioni attribuite ovvero l’inquinamento dell’azione amministrativa ‘ab externo’, sia che tale azione abbia successo sia nel caso in cui rimanga a livello di tentativo”.
- Sulla presenza di un conflitto di interessi, si veda l'intervento della giornalista Sylvie Coyaud.
- Perché la questione del conflitto di interessi, e in generale del modo in cui si indagano i casi di presunta violazione dell'etica della ricerca scientifica, è importante: perché il conflitto di interessi e l'opacità delle procedure spesso han permesso di farla franca. Si veda per esempio il caso di un laboratorio di ricerca su una grave malattia genetica rara presso l'Università di Bologna (finanziato anche da Telethon), con uno o più esperimenti basati su campione "di soli 5/6 animali [omissis] nel 2016 e confrontati con esperimenti su topi di controllo condotti nel 2015" (da un documento riservato dell'Università di Bologna).
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