mercoledì 3 luglio 2019

Da Ferrara mi scrivono



(23 febbraio 2020: L'Università di Ferrara ha eliminato anche in questo caso un suo documento ufficiale: la risposta del Rettore Zauli a me, datata 3 luglio 2019 - vedi di seguito il link "mancante". E' ovviamente reperibile in Archive.org.)

Il Rettore dell'Università di Ferrara, Prof. Zauli, mi dedica una lettera personale in risposta a quanto ho scritto.

Mi pare che in essa vi siano due questioni da sottolineare. Per primo, il Rettore Zauli dichiara, a proposito delle conclusioni della Commissione etica del suo ateneo circa le accuse di un noto whistleblower tedesco:

"Dopo oltre sei mesi di approfondimenti la Commissione Etica ha archiviato il caso non essendo emersi a mio carico né elementi dolosi né di colpa grave."

Me ne rallegro; ma ci voleva così tanto a farlo sapere? E' vero (purtroppo, aggiungo) che, come scrive il Prof. Zauli, "l’Università non è in alcun modo obbligata a rendere pubblicamente conto agli organi di stampa [...] degli esiti [di tali] procedimenti [...]". Ma questo può applicarsi anche al Rettore, considerato il costo reputazionale per l'istituzione? E' vero che l'Università di Ferrara "non è tenuta", ma chi venga scagionato, mi pare, senz'altro "può" render pubblici gli atti. E secondo me, in un tal caso, dovrebbe - per responsabilità e per senso dell'istituzione.

E inoltre: chi avrebbe formulato delle accuse false (se ben capisco, e ovviamente non avendo letto le conclusioni raggiunte dalla Commissione etica, essenso esse segrete) è stato informato? Lo chiedo, dato che a distanza di mesi, quei documenti sono ancora pubblici.

E a fronte di un tale scagionamento di cui gli organi collegiali dell'Università di Ferrara sono edotti: scrivevo che a mio avviso sarebbe stata doverosa (da parte dei docenti) "solidarietà, e difesa della propria Università ingiustamente insultata". Sino ad ora tale solidarietà non si è registrata, ma ora che tutti sono informati, magari si rimedierà. Nel qual caso, la mia critica ai colleghi ad oggi silenti perderà ragione d'essere, e con loro anzi mi scuserò pubblicamente - per quanto penso che non sia sfuggito il carattere retorico della mia posizione.

Seconda questione, il Rettore scrive: "Intendo quindi applicare lo stesso rigore che ho applicato a me stesso a tutti coloro che per protagonismo o forse per ragioni non dichiarate si permettono attacchi gratuiti e diffamatori. È mia ferma intenzione salvaguardare la reputazione mia personale e dell'Ateneo in tutte le opportune sedi."

E' un po' triste che la si butti sull'attacco personale e che si facciano insinuazioni, francamente offensive. Quali "ragioni non dichiarate"? Perché voler screditare personalmente l'interlocutore? E' chieder molto, a una figura pubblica, serenità, e ragionamenti sul merito delle questioni?

A far domande e ad esprimere opinioni sull'agire delle nostre istituzioni non si diffama nessuno. E nel caso che le parole del Rettore dell'Università di Ferrara annuncino una prossima azione legale nei miei confronti: bene, si andrà sino in fondo. Amo le questioni di principio: la libertà di espressione e di rivolgere critiche a un'istituzione pubblica sono sacri diritti. Difenderli - in qualunque sede, appunto - sarà sicuramente degno di una buona battaglia: soprattutto in un'epoca in cui, forse, è giunta l'ora di spendersi in nome di qualche principio a noi caro. Considerando inoltre la protezione che la Costituzione offre al diritto di espressione e di critica (soprattutto, nella giurisprudenza, verso le personalità pubbliche o che comunque esercitano una funzione pubblica) senz'altro eventualmente contemplando la possibilità di andare oltre a una mera difesa.

Riservandomi, per ultimo, di chiarire le diramazioni e le implicazioni del parallelo proposto con Joseph Goebbels (due "B") che, credo, richiederebbe se non altro una scusa pubblica da parte del Magnifico Rettore dell'Università di Ferrara: certi confronti feriscono molto. Non fanno onore all'Università e alla città di Ferrara, la cui storia forse il Rettore Zauli non conosce abbastanza bene.

Proviamo però a vederci qualcosa di positivo in questa vicenda: penso che si possa dire che, se non avessi scritto quel che pensavo, il Rettore dell'Università di Ferrara non avrebbe chiarito pubblicamente i fatti. E togliendomi l'abito professorale, e indossando quello di cittadino, un po' scorato mi chiedo: ma perché in Italia, per avere un po' di trasparenza dalle nostre istituzioni, si deve sempre "piantare un casino"?

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