domenica 31 ottobre 2021

Manager di utility magnetica


La seconda volta che andai a Roma avevo 14 anni, in un viaggio molto intricato di cui taccio, a parte il dettaglio seguente. Andai anche alla Fontana di Trevi e mi misi ad osservare un ragazzetto, poco più di un bambino, che aveva un filo e una calamita e cercava di raccogliere monete dall'acqua. Ora sarebbe impensabile, ma allora il luogo era meno presidiato di oggi, o forse dato che era un bambino lo lasciavano fare. Chissà, ma non stava raccogliendo nulla, attaccai discorso e gli proposi un fifty-fifty

Per breve tempo fummo soci in affari e qualcosa mi pare raccogliemmo, per cui, nella mia biografia professionale su Linkedin, oltre a "distributore di volantini" (vero, c'è), dovrei aggiungere "Manager di utility magnetica in water company dal rilievo multinazionale".

A Roma si sono incontrati per il G20, e i grandi capi hanno tutti lanciato nella fontana una monetina coniata apposta (foto in alto). I mestieri si possono abbandonare col tempo, ma conserviamo le professionalità acquisite: io di quelle monete saprei occuparmi. 

mercoledì 27 ottobre 2021

Vecchie storie di corruzione

Sto sistemando gli appunti. In un libro del 1978 (*), Susan Rose-Ackerman cita un articolo pubblicato due anni prima nel New York Times, in cui si parla di corruzione nel settore della sanità in Europa. Mi ha punto curiosità e l'ho reperito. Sono gli anni dello scandalo Lockheed, e si afferma, per quanto riguarda la corruzione da parte di imprese farmaceutiche statunitensi in Europa:

"A former executive of one American company—who demanded anonymity before discussing the subject—said recently that there have been payoffs here, but that they are “nickels and dimes compared to the aerospace industry”, which has been capturing the blackest headlines lately. Indeed, the Lockheed Aircraft Corporation alone has admitted to almost half again the worldwide total of payments disclosed by American drug companies."

La tangente del vicino è sempre più grande, chissà. Ma ecco la parte che riguarda l'Italia:

"In Italy, according to a former company executive who worked there for years, a dozen drug manufacturers, including some American companies, once banded together to back an industry‐sponsored bill in the Italian Parliament that would have allowed manufacturers to sell their nonprescription products in supermarkets and other retail outlets. There, they would no longer be subjected to price control.

The companies were assessed $80,000 each, according to the source, with the $1 million to be put into a war chest of the Christian Democratic party.

The Government fell before the bill would be enacted, and it could not be determined definitely whether money, actually changed hands. But the informant said it “undoubtedly” had, A Milan executive who was said to have made the financial arrangements now works for a different company in the same city. Efforts to reach him were not successful.

Again in Italy, according to a source familiar with the situation, one multinational company got authority, after bribing fiscal inspectors, to sell throat lozenges—at import prices—that it then arranged to make locally at low cost. The practice was said to have continued for around 15 years in the 1950's and 1960's before the company decided it should “regularize” its position.

Another industry source said “bribes” of a few thousand dollars were all that was needed in Rome to get full copies from the Ministry of Health of new drug registration files. This eased the way for “pirates,” usually small manufacturers to deal in products based on patent infringement. Italy has had no drug patent legislation, which, according to the source, “has made the country into a Jungle.”"

Drugs in Europe: Collision of Interests, di Clyde H. Farnswort. 21 marzo 1976.

Rose-Ackerman, Susan. 1978. Corruption: A Study in Political Economy. New York, NY: Academic Press. 

sabato 23 ottobre 2021

Gli scenari bizzarri aiutano

Quest'anno ho introdotto il corso di "Data Analysis" ai miei studenti presentando la Fallacia di Massimo Cacciari, che ha a che fare con una"distorsione campionaria" tra chi era vaccinato e chi no, come osservata alcuni mesi fa - i vaccinati erano più anziani, quindi più a rischio, e per questo non confrontabili se non tenendone conto (in modo non del tutto banale).

L'altro giorno ho sollecitato i miei studenti a riflettere su un quesito ulteriore. Supponiamo che i dati mostrino che la percentuale di chi si ammala tra i vaccinati è superiore a quella tra i non vaccinati (nota: i dati dicono l'opposto, ma supponiamo). Supponiamo anzi di effettuare il confronto tra due gruppi, vaccinati e non vaccinati, paragonabili almeno per età, ed eventualmente per altre condizioni di rischio legate alla condizione di salute della persona. Non incapperemmo quindi nella "Fallacia di Massimo Cacciari" di cui sopra.

Potremmo concludere che i vaccini "non funzionano"? 

No. Potrebbe ben essere che i vaccini funzionino, ma che i vaccinati, sentendosi più al sicuro, rischino di più. E, per quel che vale l'aneddotica, questo esempio è nato in una discussione a cena tra amici, tutti vaccinati, seduti attorno a un tavolo al chiuso e senza mascherina.

Ma attenzione: supponiamo il contrario, ovvero che lo stesso confronto di cui sopra mostri che ci si ammala di meno coi vaccini (e questo dicono con nettezza i dati). Possiamo concludere che essi funzionano? In un certo senso, anche in questo caso, no: non posso escludere a priori che siano i non vaccinati a comportarsi più imprudentemente dei vaccinati (che so, perché credono che il Covid sia un'invenzione), e che sia tale differenza nel comportamento medio dei due gruppi a determinare la loro propensione maggiore ad ammalarsi, e non i vaccini.

Per determinare se i vaccini funzionano, la strada maestra è quella degli esperimenti "controllati" ("Randomized Controlled Trial", o RCT), dove, tra l'altro, chi partecipa non sa se la puntura ricevuta era di vaccino o di placebo (proprio per evitare che modifichi il suo comportamento in seguito, inficiando l'inferenza causale). In un contesto non sperimentale invece... sono disponibili varie tecniche, tutte almeno un po' problematiche, per tener conto di cosa possa andare storto nell'inferenza di effetti causali (di un "trattamento", del vaccino, insomma), quando le condizioni dei "RCT" non sono verifcate. 

Nel caso specifico, già sappiamo che i vaccini funzionano in seguito a tali "RCT", e tale conoscenza ora possiamo unire all'evidenza non sperimentale accumulata per tentare di affinare la nostra comprensione del fenomeno.

Il punto è, e ne segue l'istruzione agli studenti: dobbiamo raffigurarci tanti scenari che descrivano cosa può accadere: nella selezione, o autoselezione, del campione; nei comportamenti rilevanti e di come questi possano dipendere dall'essere, o non essere, nel campione. Anche pensare agli scenari non plausibili, e a volte volutamente bizzarri, aiuta a  meglio afferrare la natura del problema.

Inoltre, pensare a scenari bizzarri, e a volte surreali, migliora il buonumore; ma questo è altro discorso che agli studenti non faccio.

lunedì 18 ottobre 2021

Ricerca scientifica: cosa ricercare? così, a caso

La scienza non è neutrale, influenzata com'è sia dai rapporti di potere, sia dalle idiosincrasie dei nostri processi cognitivi e delle motivazioni che informano le nostre scelte. Una di esse riguarda di cosa occuparsi e che cosa ricercare. Nella mia vicenda personale è stato tuto determinato dal caso. E qui ci si può fermare, perché già il concetto l'ho espresso, e che potremo mai aggiungere, di fronte al caso. Valga, il breve schizzo seguente dell'aleatorietà scientifico-esistenziale che mi ha sempre governato, come esercizio di memoria.

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Avrei voluto studiare sociologia all'università, e non so bene se fosse perché mi interessava, o perché l'università era a Trento, sulla strada per Monaco di Baviera, dove stava la morosa. Poi ci si lasciò,  ripiegai a Bologna e mi trovai a fare altro. E ci sarebbe spazio per una serie di considerazioni che ometto per carità verso me stesso.

Mi sono occupato di diversi temi, ma in questi ultimi anni le mie ricerche solo riguardano la corruzione. Non ci arrivai per afflato etico e desiderio di contribuire all'estirpazione di tale mala pianta, ma per puro caso: molti anni fa bussò alla mia porta una collega statunitense. Cercava certi dati, che io avevo, e le raccontai di un certo mio lavoro non pubblicato. Mi disse che i risultati potevano essere interpretati come una misura di corruzione. Degli studi sulla corruzione non sapevo assolutamente nulla, ed iniziai ad occuparmene. Altri avvenimenti all'incirca casuali fecero sì che continuassi, nel corso degli anni e un po' a ondate, in una specie di catena in cui una coincidenza tira l'altra. Una ciliegia che tira l'altra: metafora appropriate perché di ciliegie sono golosissimo. 

Per lunghi anni mi occupai di econometria: tesi di laurea, di dottorato, e persino due gradini di carriera accademica. Il tutto senza neppure un segnale di sindrome dell'impostore, essendo sempre stato convinto che gli impostori sono gli altri. Come arrivai all'econometria? Me lo ha ricordato, recentemente, la morte di un brillante inventore britannico, Clive Sinclair, e c'entra anche la morosa che viveva a Monaco di Baviera. E' un altro caso di aleatorietà scientifico-esistenziale, e forse di altro che, nuovamente, ometto per carità verso me stesso. Ma le righe precedenti bastano e concludono, e addentrarsi nell'ulteriore memoria che segue non è necessario.

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ZX Sinclair Spectrum, 1982.
Nell'estate dell'83, a Londra comprai il mio primo computer, un Sinclair ZX Spectrum,  invenzione di Clive Sinclair (nella foto, in basso, dentro a una delle sue numerose invenzioni).

Avevo appreso un po' di linguaggio Basic l'anno prima a scuola, ad Atlanta, e diciasettenne ero tornato dall'America "fidanzato" con A*, tedesca che era stata studentessa in una High School non lontana dalla mia (tra Pennsylvania e New Jersey, perché  ad Atlanta non era finita benissimo). Eravamo persino andati insieme al Prom, io, con uno smocking preso in affitto.

A* era tedesca, i genitori erano separati, e il padre era un dirigente dei servizi segreti - o qualcosa del genere - della Repubblica Federale. La madre era molto simpatica e liberale, e viveva in una bella casa a sud di Monaco, dove in numerose occasioni fui ospite: Bologna-Monaco col treno delle 11 di sera, che arrivava la mattina alle sette.

La madre era molto interessata al gioco d'azzardo. Con un gruppetto di sodali, tra i quali un simpatico austriaco rappresentante di macchine da scrivere ("di transizione", con un piccolo schermo a led, che certo non le salvò dall'imminente estinzione), si erano convinti che al casinò di Baden, a sud di Vienna, certi numeri alla roulette uscissero con maggiore probabilità rispetto ad altri, per via di certe  imperfezioni dovute allà vetustà del piatto. A turno registravano i numeri usciti, di nascosto, perché nei casinò chi prende nota non è apprezzato.

El Dorado, Vienna
    Trascorsi da loro le vacanze di Natale dell'83, a diciotto anni appena compiuti. Un giorno col BMW dell'amico austriaco partimmo per Vienna. La sera loro andarono al casinò, ma A* non era ancora maggiorenne e noi non potevamo entrare. Ci lasciarono in una enorme piscina - tante piscine - che si chiamava El Dorado, coperto da una piramide in vetro. C'era un bar con gli sgabelli in acqua, ci sembrò di essere fighissimi e fu molto divertente.

Rientrati da Vienna, trascorsi ancora diversi giorni in quel paese da ricchi nelle prealpi bavaresi. Sul tavolo nella sala c'erano alcuni libri di statistica che si era procurato il simpatico austriaco, per cercare di interpretare i risultati che provenivano dal casinò. Vi si trovavano dei simboli strani e mai visti (le sommatorie) e non ci si capiva nulla. Se un certo numero era uscito più frequentemente degli altri, sotto quali condizioni sarebbe stato sensato giocarlo? Nessuno aveva una risposta. 
Clive Sinclair. 1984.
Da "The Guardian"

Tornato in Italia, all'inizio del 1984 mi misi all'opera.


Non sapevo nulla di statistica, ma tempo prima avevo comprato sottocosto un libro di statistica della Open University. Non trattava l'"inferenza" e in particolare il tema che mi sarebbe servito e che si chiama "verifica di ipotesi" (trascurando eventuali e rilevanti considerazioni di ordine diverso), ma raccontava le principali distribuzioni di probabilità e, tra queste, la binomiale, che c'entrava. Ci pensai e ci ripensai, e alla fine risolsi con un ragionamento che proponeva (e me ne sarei reso conto un paio d'anni dopo, frequentando un corso universitario), quel che si chiama "verifica di ipotesi". Lo trasposi in un programma in Basic che faceva i conti con il mio nuovo computer. Calcolava, senza che io sapessi che cosa fosse, il "p-value": la probabilità che, nel caso il piatto della roulette sia perfetto, un certo numero esca almeno con una certa fequenza.

Dalla Germania, A* mi inviò i risultati finali del periodo d'osservazione nel casinò di Baden. Feci fare i conti al computer, e il responso fu che il numero uscito più frequentemente non era da giocare, perché non era poi così improbabile che si osservasse un esito di quel tipo anche in presenza di un piatto perfetto. Lo scrissi, ma non mi ascoltarono, e in seguito mi riferirono che perdettero. 

La mia scienza fu insomma inutile in quell'occasione, se non a permettermi di dipingere una ruota da  pavone che si estendeva sino a oltre il Brennero. Ma se tutto questo non fosse avvenuto probabilmente non sarei finito a fare il mestiere che faccio. Forse avrei frequentato sociologia a Trento? Vero è che, negli ultimi anni, mi sono interessato sempre meno di metodi quantitativi, di economia, e sempre più di sociologia. Forse quel che ho raccontato non basta per capire come sia finito, dove son finito, e dovrei scavare più in pofondità: dopo l'econometria, l'economia, la corruzione, e la sociologia, penso che mi manchi giusto la psicoanalisi.

Sir Clive Sinclair Inventor who brought pocket calculators and the earliest accessible computers into British homes. Stephen Bates, The Guardian, 17 settembre