martedì 13 aprile 2021

I rivetti e Gagarin

Sessanta anni fa quasi esatti Yuri Gagarin andò in orbita. Il mio amico Shota Kakabadze, avvocato che vive a Mosca ma è originario di Batumi in Georgia, ha scritto che cosa si ricorda di quel giorno. E' un bel racconto, e col suo permesso l'ho tradotto (il testo originale si trova di seguito). Non so se sia un caso, ma quasi termina con la parola "poexali", (поехали!), che è quel che disse Gagarin quando partì.


Rivetti. 12 aprile 1961.

Nell'aprile del 1961 avevo 6 anni. I primi tre anni della mia vita li avevo trascorsi nel dormitorio della fabbrica, e gli ultimi tre nel suo "condominio", che erano poi delle specie di caserme a un piano, una a fianco dell'altra e a formare un semicerchio, vicino al binario lungo il quale i treni merci raggiungevano la stazione.

Nella fabbrica la mamma era caposquadra. Avevano dei macchinari requisiti in Germania e producevano un po' tuto quel che poteva servire: secchi, bacinelle e, naturalmente, stufe, stufe a cherosene per cucinare il cibo, oltre a scarse lamiere zincate ondulate, coi quali si faevano i tetti delle case a Batumi e nei villaggi circostanti. Era, quella fabbrica, l'impianto per la zincatura di Batumi.

L'11 aprile mia madre ci radunò e, la sera, in treno, partimmo per la capitale Tbilisi. La mamma era in missione di lavoro, e con un compito molto importante, presso un altro stabilimento, dove producevano filo metallico. E rivetti. Oltre al certificato di viaggio, aveva con se tre lettere importanti, su carta intestata e con tutti i sigilli: dal direttore dello stabilimento, dal segretario dell'organizzazione di fabbrica del Partito della fabbrica, e dal presidente del comitato sindacale.

Quelle lettere riferivano concordi che la fabbrica per la zincatura di Batumi si stava impegnando per adempiere ai compiti fissati, dal partito e dal governo, per la produzione tempestiva di prodotti di qualità a beneficio del popolo, e anzi, per superare quei traguardi.

Ma la lettera del Partito dichiarava anche che la scarsità di rivetti minacciava quei successi, e un fallimento avrebbe significato che qualcuno non sarebbe stato in grado di cucinare o riscaldare il cibo su stufe a cherosene, perché, senza i rivetti, non le si poteva fabbricare.

Il capo sindacale dello stabilimento, invece, rendeva noto che senza i rivetti non avrebbero potuto rispettare il piano di produzione, e in quel caso i lavoratori non avrebbero ricevuto il premio per la Festa del Primo Maggio. Il direttore dello stabilimento, per parte sua, ricordò al collega della fabbrica di Tbilisi come mai, in passato, avesse  presentato un reclamo presso il Ministero della Piccola Industria, in occasione delle passate interruzioni nella fornitura dei rivetti. Sperava che questo sarebbe stato tenuto in conto, nel considerare la sua richiesta: una valigia di rivetti, per saldare il debito nella fornitura prevista per il quarto trimestre del 1960.

Col treno arrivammo a Tbilisi la mattina dopo, e mia madre mi lasciò a casa di una sua amica della Scuola Tecnica Industriale, mentre lei andava alla fabbrica dei rivetti. La sua amica ci apparecchiò la tavola con tutti i tipi di dolci, biscotti e focacce, accese la radio che era appesa alla parete, e fatto quello corse al lavoro.

E fu con quella radio che iniziarono a dire, e per tutto il giorno a ripetere, di come la giornata fosse storica, e parlare dello spazio e di un astronauta, di un'orbita, di un figlio della patria ed eroe. Uno per cui il mondo intero provava orgoglio, ed era Yuri Gagarin.

Durante la pausa del pranzo l'amica di mia madre tornò di corsa e mi portò alla stazione. Là davanti arrivò un camion, dal quale scese mia madre e poi due uomini, che portavano una valigia molto grande. Andammo tutti al treno, e i due operai con fatica fecero salite sul treno la vligia, che in qualche modo  misero nello scompartimento. 

La mamma e la sua amica sulla piattaforma si abbracciarono e si salutarono. La mamma era molto felice, e la sua amica si congratulava con lei perché tutto era andato così bene, mentre lei, la mamma, sorrideva allegramente. E io mi sentivo bene e a mio agio,e fu una giornata luminosa e gioiosa per mia madre, per la sua amica e per me.

E così tornammo a Batumi, dove si trovavano la nostra baracca e la nostra fabbrica


ЗАКЛЕПКИ. 12 АПРЕЛЯ 1961
Шота Какабадзе

В апреле 1961 мне было 6 лет. Первые три года жизни я провел в заводском общежитии, а вторые - в заводском "кондоминиуме", состоящем из дощатых одноэтажных бараков-таунхаусов, построенных полукругом у железнодорожного полотна, по которому на товарную станцию ходили грузовые составы.
Мама работала мастером на заводе. Он был оборудован станками, вывезенными из Германии, и производил всякую нужную людям продукцию - ведра, тазики, и, конечно, керосинки, на которых готовили еду, а ещё дефицитные гофрированные оцинкованные листы, которыми покрывались крыши домов в Батуми и окружающих его деревнях. Это был Батумский цинковальный завод.
11 апреля мама собрала нас в дорогу и вечером мы отправились поездом в Тбилиси. Мама ехала в столицу республики с очень важным заданием на другой завод, где делали металлическую проволоку. И заклёпки. Кроме командировочного удостоверения, маме были выданы три важных документа на бланках и с печатями: от директора завода, от секретаря заводской парторганизации и от председателя профсоюзного комитета завода.
В этих письмах они сообщали, что Батумский цинковальный завод стремится качественно и в срок выполнить поставленные партией и правительством задачи по производству продукции для населения и даже их перевыполнить.
Но, говорилось в письме парторга, недопоставка заклёпок грозит срывом этих планов партии, а это значит, что кто-то не сможет приготовить или разогреть на керосинках еду, поскольку собрать керосинки без заклёпок не представляется возможным.
Профсоюзный босс завода писал, что без заклёпок и выполненного плана рабочие не получат к первомайским праздникам премии.
Директор завода напоминал коллеге, что все прошлые срывы поставок заклёпок он ни разу не обращался с жалобами в Министерство местной промышленности и надеется, что это будет учтено при рассмотрении просьбы о выделении одного чемодана заклёпок в счёт погашения задолженности за четвертый квартал 1960 года.
Наутро поезд доставил нас в Тбилиси, мама оставила меня в доме подруги по Индустриальному техническому училищу, а сама отправилась за завод, где производились заклёпки.
Мамина подруга уставила стол всяческими конфетами, печеньями и булочками, включила радио на стене и умчалась на работу.
И вот по этому радио днём стали повторять про исторический день, про космос, про космонавта, про орбиту, про сына отечества и героя, про то, что весь мир им гордится и что он Гагарин.
Потом на перерыв прибежала мамина подруга и повезла меня на вокзал и прямо к вокзалу приехал с мамой грузовик и два мужика выгрузили на тротуар большой очень тяжелый чемодан и все мы пошли к вагону. Мужики с трудом внесли его в вагон и положили под полку.
Мама с подругой на перроне обнимались и прощались, мама была очень счастливая и подруга ее поздравляла, что все так хорошо получилось, а мама весело смеялась. И мне было хорошо и легко. Это был светлый и радостный день для мамы, ее подруги и для меня.
И мы поехали обратно в Батуми, где были наш барак и наш завод.

domenica 11 aprile 2021

Le torri di Shukhov

Torre dell'acquedotto a Lobnya ("Google Street")
 Lobnya è un luogo tristissimo. Si trova a nord di Mosca e forse fu il luogo più vicino alla capitale che i nazisti abbiano mai raggiunto, alla fine del 1941. Quando vi andai non ero al corrente di Sukhov e delle sue bellissime torri iperboloidi, e così non cercai quella che vi si trova. 

Vladimir Shukov fu un precursore delle strutture in metallo del tipo "gridshell" (in russo, apprendo, "Сетчатая оболочка"). Nel 1896 costruì la prima torre iperboloide a Nizny Novgord, in occasione della fiera che vi ebbe luogo (qui si trova una foto sia della torre, sia di un'altra ammirevole struttura da lui progettata).

Vidi invece la torre iperboloide che si trova a Mosca. Anzi, la andai a cercare. E' la pù grande di tutte, costruita dal 1919 al 1922, secondo Wikipeia (da cui proviene la foto qui sotto).

E qui sotto, la torre pogettata da Shukov e terminata nel 1929, a Bukhara, in Uzbekistan. La incontrari per caso e mi dissi, "ma questa è una torre di Shukhov, che cosa ci fa qua?".

Vedo prospettive di sviluppo per un turismo dedicato alla scoperta delle torri di Shukhov: questo in buona sostanza volevo dire.

 

martedì 6 aprile 2021

Passaggi

 

In neppure 30 km a piedi si fa il giro dei colli di Bologna. 


Dal punto più meridionale, nei pressi del Monte Paderno, si vede il Monte Cimone molto distante e ancora coperto di neve.

Partendo da Bologna si incontrano molte ville, con campi recintati che impediscono il cammino. Non è solo la "concentrazione della ricchezza", ma è anche la strada sbarrata. Si vedono due esempi, nella mappa del tragitto qui sotto, di cammini che finiscono nel nulla.

Solo ci si chiede, perché non ci sia l'obbligo di lasciar passare i viandanti: il diritto di proprietà non è assoluto. Invece, il diritto di vagare senza meta, si.