sabato 30 novembre 2019

Garante privacy: zavorra per il Paese

In questi giorni si discute la nomina del nuovo Garante sulla Privacy. Si è fatto un nome che non pronuncio, perché mi son dato la regola di ignorare gli impresentabili.

E' certo opportuno parlarne, ma ancor meglio sarebbe mettere in discussione l'istituzione stessa, che allo stato attuale è una zavorra per il Paese.

Ne ho scritto (con Alberto Vannucci) in ("Lo Zen e l'arte della lotta alla corruzione"):

"In Italia la normativa sulla privacy, o la lettura che di essa viene data, è sistematicamente a favore di ipotetici diritti alla riservatezza e a danno dell’interesse pubblico al quale raramente si consente di prevalere. Responsabile di questo stato di cose è, in buona misura, il Garante per la protezione dei dati personali, un’Autorità amministrativa indipendente istituita nel 1996 (dalla legge 31 dicembre 1996, n. 675). Si registra oggi un’alleanza di fatto, per quanto probabilmente inconsapevole, tra il Garante, che con frequenti interpretazioni della normativa tali da rendere il diritto alla privacy un presidio spesso invalicabile ha svilito l’interesse pubblico, e le componenti più retrive e oscurantiste all’interno delle amministrazioni pubbliche italiane. Queste ultime invocano sistematicamente la presenza di ostacoli - veri o presunti - frapposti dalla normativa e dal Garante, e così negano al pubblico informazioni cruciali per monitorare le amministrazioni pubbliche e, guarda caso, l’azione dei suoi dirigenti. Grazie a questi, esse hanno vinto la loro battaglia: la governance pubblica è, in Italia, tra le più impenetrabili allo sguardo indagatore del pubblico.

Non siamo in grado di descrivere nel dettaglio le misure necessarie per rimediare all’aberrazione che in Italia è diventata la cosiddetta tutela della privacy dei cittadini. Si può tuttavia immaginare un rovesciamento della situazione attuale: ogni volta che siano coinvolte amministrazioni pubbliche, l’interesse pubblico a conoscere dovrebbe prevalere sempre, con l’esclusione di un numero limitato di casi da specificare. Inoltre, la tutela della privacy in Italia sembra concentrarsi su aspetti procedurali e routinari, più semplici da trattare per una istituzione come il Garante, poco dinamica e, anche in questo caso, caratterizzata da una cultura di stampo formalistico-giuridico, trascurando una serie di problemi emergenti e che dovrebbero molto preoccupare. Pochissimo si dice e nulla si fa riguardo alla minaccia alla privacy che deriva dal conferimento spesso inconsapevole di immense quantità enormi di dati sensibili alle grandi piattaforme di Internet, Facebook in primis. Nel dibattito pubblico si è finito per dimenticare in fretta il sospetto, che il “caso Snowden” ha mostrato essere realistico oltre ogni dubbio, che i nostri dati e le nostre comunicazioni per via elettronica non siano affatto segreti.

Forse aiuta a interpretare la linea di condotta seguita dal Garante una considerazione che ci sembra valere per gran parte dell’alta dirigenza pubblica statale, che è la seconda meglio pagata tra i Paesi Ocse nella prima fascia (una media di 257mila dollari annui per pari potere d’acquisto, seconda solo ai 400mila dell’Australia) e la più pagata nella seconda fascia (con una media di 242mila dollari). Stipendi elevati dovrebbero indurre incorruttibilità e quindi indipendenza, ma stipendi troppo elevati - soprattutto nel caso siano slegati da competenze e risultati - costituiscono una rendita desiderabile dagli effetti perversi. Per esempio, consigliano un manzoniano “sopire, troncare” nei confronti di qualunque velleità innovatrice, che rischierebbe di pregiudicare un equilibro così favorevole per chi occupa quelle posizioni di immeritato privilegio. Valga ricordare che il compenso annuale del Presidente del Garante per la protezione dei dati personali è pari a 240mila euro, e 160mila euro ricevono gli altri tre componenti.

Ma noi, che fortunatamente non siamo gravati da un tale fardello, in piena libertà possiamo raccontare quale tipo di trasparenza vorremmo, e in che modo ottenerla."

domenica 24 novembre 2019

L'uomo più veloce del mondo



Lo so che non interessa a nessuno, del Macchi-Castoldi 72 (ne parlavo qui) e in generale di aeroplani. Ma fu un vero capolavoro di ingegneria: praticamente un bimotore, con eliche coassiali controrotanti in funzione anticoppia.

E così il 23 ottobre 1934 Francesco Agello divenne l'uomo più veloce del mondo, guadagnando un record ("per la categoria idrovolanti con motore a combustione interna (sottoclasse C-2, Gruppo 1)") ancora imbattuto. Poi morì, Agello, nel '42, mentre collaudava un altro Macchi (un 202), altra creazione del progettista Castoldi.

Lo so che non interessa a nessuno, forse eccezion fatta per qualche affezionato lettore da Ferrara (ho tutto un pubblico, là, e ringrazio). Ma era un oggetto elegantissimo.

sabato 23 novembre 2019

A Entoto di tutto



L'Etiopia lancia il suo primo satellite artificale. Lo farà la Cina a dire il vero, ma il centro di controllo sarà dalle parti di Addis Abeba. Per la precisione, a Entoto, dove mi recai a piedi partendo da Addis (ne scrissi qui: tutto vero).

Hanno costruito anche un osservatorio astronomico, e alle "opere di avvaloramento" italiane a Entoto è dedicato un interessante filmato dell'Istituto Luce (ne ho scritto qui, dove si vede detto filmato.

Ad Entoto insomma sembra che davvero accadano tante cose. Non dimenticherò di certo la strada in salita per arrivarci, ne' le donne che la percorrono, letteralmente piegate in due, a trasportare enormi fasci di rami sulla schiena. Era il 7 marzo 2015.

E pensando ai satelliti etiopi e ai missili cinesi mi sovviene che devo ancora andare in Eritrea, dove "devo" sta per "voglio": chi ha la fortuna di essere molto indulgente con se stesso poi certe distinzioni fini non le coglie.

[...]"The satellite, which is set to be launched from China, will have its command and control center in Ethiopia at the Entoto space observatory facility -- East Africa's only space observatory facility located on the 3,200-metre hills of Entoto on the outskirt of the capital Addis Ababa, it was noted.[...]

Ethiopia to launch first-ever satellite in December with China's help: president. Xinhua, 8 October 2019.

venerdì 22 novembre 2019

Speaking Bourdiese e altre visioni



1) avoid "the seduction of 'speaking Bourdieuse' because it is the academic langue du jour";

2) "Break with common sense (which comes in three varieties: ordinary, policy, and scholarly) to question accepted categories of analysis, deconstruct prefabricated problematics, and forge robust analytic concepts, designed by and for by empirical analysis, that encompass but depart sharply from folk notions".

(Loïc Wackant, Four transversal principles for putting Bourdieu to work. Anthropological Theory. 2018 Mar;18(1):3-17. (also in "The Oxford Handbook of Pierre Bourdieu, Thomas Medvetz e J. Sallaz, a cura di).

Accumulo titoli di letture irrinunciabili che si espandono lungo le direttive molteplici disegnate dalle zampe di un ragno. Di un ragno che non vedo ma la cui presenza percepisco con chiarezza visionaria, disposto com'è, qui nell'iperspazio che mi pare abbia non meno di sette dimensioni. E a tempo perso leggo anche con molto gusto Les Trois Mousquetaires di Dumas (in guardia!). Quando funziona bene, leggere è vertiginoso.

(foto: "D'Artagnan, Athos, Aramis, and Porthos". Di Maurice Leloir. Wikipedia).





giovedì 21 novembre 2019

L'Università di Ferrara ha scelto: me


[...]


Nell'attuale contesto comunicativo problematico e ambiguo, è nota la difficoltà che le istituzioni pubbliche incontrano nel tentativo di ancorare la loro comunicazione istituzionale a valori e a verità certe. Per questo, l'individuazione di fonti autorevoli è esigenza strategica e priorità del moderno agire amministrativo.

L'Università di Ferrara, all'avanguardia della sperimentazione a 360 gradi (e oltre) sin dai tempi del suo Rettore Francesco Conconi, ha fatto la sua scelta: questo blog. L'unico blog mai citato in un diniego a una "richiesta di accesso civico generalizzato ai sensi dell'art 5, comma 2 del D. Lgs. 33/2013".

Sentitamente ringrazio.

(immagini da: Caso Zauli, ennesimo diniego. Unife respinge anche l'ultima richiesta per ottenere i documenti sulla procedura davanti alla Commissione Etica, di Daniele Oppo).

martedì 12 novembre 2019

Padiglione Italia



Ian mi segnala questo video a colori della Fiera mondiale di Chicago del 1933. Al minuto 2:15 si vede il Padiglione dell'Italia. E' di Adalberto Libera, uno dei migliori architetti del razionalismo italiano. Suoi, tra l'altro, la Villa Malaparte a Capri, e l'ufficio postale Ostiense in Via Marmorata a Roma. E il Palazzo dei Congressi all'Eur.

domenica 10 novembre 2019

Pensata aerea



Da tempo, e con lentezza, sto raccogliendo informazioni su alcune vicende che prima o poi vorrei unire con un filo. Riguardano la Crociera Aerea del decennale: 24 stupendi idrovolanti Savoia-Marchetti 55 guidati da Italo Balbo sino a Chicago. Là, qualche mese fa, ho ricercato la colonna romana (proveniente dal porto di Ostia) che fu regalata alla città di Chicago in occasione della concomitante esposizione internazionale A Century of Progress. Si trova un po' nascosta tra gli alberi di un parco. Ma quella foto la serbo per un'occasione futura.

In alto, un bel manifesto che si trova al Museo dell'Aeronautica Militare di Vigna di Valle (a due passi da Bracciano), che ieri ho visitato con Claudio.



Questo è un souvenir per Ian, che vive a Chicago, e per Osvaldo, a Newfoundland (dove i 24 aerei fecero tappa). Osvaldo mi scrive che quell'albergo esiste ancora e si trova proprio vicino a casa sua.

Mi interesso di aerei. Avendo molte scuse pronte mi giustifico sostenendo che professionalmente mi occupo di innovazione tecnologica, e che il settore aeronautico sotto questo punto di vista è di estremo interesse. La verità è che gli aerei mi piacciono e basta, e così ieri al museo mi sentivo a casa e a Claudio ho spiegato per bene tutto: se mai mi cacceranno dall'università penso che con poco sforzo potrei credibilmente propormi là dentro per un incarico di guida turistica. Non che gli avventori fossero molto numerosi, ed è un peccato, perché tra i musei di quel genere quello di Vigna di Valle è tra i più importanti al mondo, cosiderata la tradizione nobile dell'industria aeronautica italiana. Vi si trovano degli esemplari fantastici, come il Macchi M.C. 72 qui sotto.



Nel nome, "Castoldi" sta per Mario Castoldi, che fu un grande progettista - suoi anche alcuni tra i migliori "caccia" italiani della seconda guerra mondiale (tutta la serie "200" della Macchi).

Anch'io nel mio piccolo sono stato un costruttore d'aerei.



Progettai e costruì l'aliante della foto nell'estate tra la 4a e la 5a elementare: centine in compensato da tre millimetri segate una a una col traforo. Non volava, forse perché pesava più del Batiscafo di Piccard.

Però secondo me era molto bello. Le cose più belle che ho fatto in vita mia sono state fallimenti.



mercoledì 6 novembre 2019

Rapaz


Che gustoso, in Brasile, in portoghese, "rapaz" per dire ragazzo.

ra·paz substantivo masculino
1. Criança do sexo masculino; menino.
2. Homem entre a infância e a adolescência; garoto; moço. adjectivo de dois géneros
3. Rapace.
"rapaz", in Dicionário Priberam da Língua Portuguesa.

E così anche in asturiano (ma apparentemente non in galiziano).

Dal latino rapiō (“I grab”) +‎ -āx (“inclined to”).

E c'era la XXI legione che si chiamava "Rapax" (Legio vigesima prima rapax). Fondata nel 31 a.c. da Augusto, dopo Teotoburgo fu inviata di rinforzo di là dal Reno, e nell'anno dei 4 imperatori sostenne Vitellio. Nel 92 fece una brutta fine, dalle parti del basso Danubio, distrutta dai sarmati( Legio XXI Rapax, Wikipedia).

Uno inizia dal Brasile e senza accorgersene finisce quasi sul Mar nero. Controllare le nostre vite è così difficile. Bella la moneta con l'effige della legione, però.

venerdì 1 novembre 2019

Chiosa a Marattin vs. The Internet



Sto leggendo l'ultimo libro di Thomas Piketty, che è molto interessante. Argomenta tra l'altro che le forze politiche social-democratiche non si sono rinnovate e anche per questo si son trasformate nel partito dei laureati e dei ricchi, non più dei lavoratori. Il rischio è che il confronto politico si abbia tra diverse forze di destra: da una parte i liberisti tecnocrati (a la Macron), e dall'altra formazioni populiste e "identitarie", o peggio.

L'On. Luigi Marattin (ex PD, ora Italia Viva) fu un mio studente e ieri su twitter ho scherzato sulla sua proposta di vincolare l'accesso ai social network alla presentazione di un documento di identità. Provo affetto verso i miei ex-studenti, che come minimo hanno avuto il merito di sopportarmi. Però l'ignoranza di Marattin circa le basi di che cosa sia Internet, e riguardo a un problema - l'odio in rete - complesso e ampiamente discusso a un livello ben diverso (si veda per esempio qui) mi ricorda la conversazione che ho avuto con una politologa e amica statunitense, la settimana scorsa a pranzo.

Mi ha chiesto della situazione politica in Italia e le ho risposto che mi sento più preparato a parlare della politica americana, russa, o del Brasile. Guardo fuori dai confini e per non deprimermi leggo poco di quel che riguarda l'Italia, e anzi l'ho minacciata che se avesse insistito, come ritorsione le avrei parlato di Trump.

Alla fine un po' ho ceduto. A mio avviso, le ho detto, da tempo è in opera un meccanismo di "selezione avversa", come direbbero gli economisti: i bravi si tengono fuori dalla politica, e a vincere, al massimo, sono i furbi. E la legge elettorale attuale, anch'essa figlia dei tempi, non premia certo l'indipendenza di giudizio, ma l'opportunismo più sfrenato. Con le dovute eccezioni, che ci sono.

Citavo il caso dell'europarlamentare Elisabetta Gualmini (PD), professoressa all'Università di Bologna anche lei (come Marattin, che è ricercatore) e che prima delle elezioni europee ha spedito un email di propaganda elettorale dal suo indirizzo istituzionale a circa seimila persone, violando oltre il buon senso non so quante regole e chissà se leggi. Apparentemente stordita da un'ignoranza abissale, successivamente ha dichiarato, in buona sostanza, di ritenere di aver ragione.

Luigi Marattin e Elisabetta Gualmini sono tutto men che persone stupide (al contrario) e ritenere che siano dei miracolati della "selezione avversa" sarebbe ingeneroso. Ma le dimensioni delle qualità umane sono molteplici, e il Paese dispone di molte persone, magari non plurilaureate, che prima di commettere tali passi falsi avrebbero mostrato l'umile intelligenza di informarsi e di farsi consigliare.

E la domanda che aleggiava nel corso della chiacchierata con la mia amica americana è un po' la seguente: in quale misura al fallimento dei partiti socialdemocratici europei - o più concretamente, dell'italiano PD - di cui scrive Piketty può aver contribuito un progressivo deteriorarsi dei meccanismi di selezione della classe politica, che ha portato a promuovere persone non necessariamente stupide, ma spesso pericolosamente supponenti e arroganti? Vi è stato, insomma, un qualche tipo di circolo vizioso, in cui il fallimento ha impoverito i meccanismi di selezione e promozione, e un tale impoverimento ha progressivamente reso più inevitabile il fallimento?

Domanda aperta, e da maneggiare con cura, perché il "noi" (gente pulita) contro il "loro" (classe politica mediocre e corrotta) è un segno distintivo dei populismi, e personalmente desidero mantenermene alla larga.