martedì 18 aprile 2023

Bengala


Secondo Wikipedia, "Il nome bengala deriva dall'omonima regione dell'India dove un tempo venivano usati segnali illuminanti nella caccia alla tigre." 

Secondo mia madre, c'erano due tipi di bengala: col paracadute bianchissimo o color panna. In seta pura. 

Era l'estate del 1944 e la famiglia si trovava "sfollata" nella campagna di Forlimpopoli, al lérghi ‘d Scarpèll (la larga dello Scalpello). 

Mia nonna si trovava con la signora Beppa. Famiglia Beneventi; origini ferraresi lei e modenesi il marito, erano i contadini che ospitavano la famiglia di mia madre. In un campo trovarono il paracadute, risultato di un bombardamento recente. Era del tipo bianco e se lo divisero in parti uguali. 

Mia nonna Emma è al centro della foto. Era un brava sarta e l'abito per la Comunione di mia madre, Gabriella, lo fece lei. In seta pura. Di quell'abito poi se ne fece una camicetta, ricorda mia madre. E a sinistra c'è mia zia Nadia - che era un nome un po' comunista e all'anagrafe dovettero scrivere "Graziella". 

Per fare la foto andarono a Ferrara, da dove proveniva la famiglia. Il portafotografie è chiuso con dei chiodini e non trovo le pinze per aprirlo. Chissà che sul retro non sia datata, la fotografia, anche lei oggi atterrata col paracadute, per caso.

domenica 2 aprile 2023

Il turgido monte

Ieri ho percorso il facile sentiero che da San Benedetto in Alpe porta alla cascata dell'Acquacheta. C'era acqua d'appertutto e ho pensato, "oggi il monte è turgido". Ho cercato anche altri aggettivi, come "enfio" e "gravido" ma, non so perché, quel che mi è rimasto in testa per tutta la giornata è stato il monte turgido, e non altro.



La cascata ieri era bellissima. L'ho aggirata salendo, e anche il torrente che l'alimenta era molto turgido. Scorre placido in una piana (da cui forse in nome di "acqua cheta"), e il sentiero lo attraversa numerose volte, e numerose volte ho dovuto guadarlo coi piedi nudi e le scarpe al collo. L'acqua non era troppo fredda, ma alla fine mi ero veramente rotto le scatole di quel continuo togli-e-metti. 

Arrivato al crinale, ho proseguito sino al passo del Muraglione. Ricordavo la lapide che descrive come si finanziò l'opera, ed è una testimonianza interessante per chi si diletta d'economia pubblica:

"Con l'avanzo del denaro pubblico

fu fatta la spesa

e ad esse le comunità beneficiate concorsero"


Il disegno finale: un comodo anello di trenta chilometri e non tanto dislivello. Ma per arrivare alla cascata si richiede sforzo ben inferiore. Dante la vide e ne scrisse, in un passaggio oscuro del canto XVI dell'Inferno. Si era fermato al convento dei Benedettini che si trovava nei paraggi, laddove lui si trovava, invece, in uno stato confusionale.

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