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Molti anni fa fui direttore di un laboratorio dell'università di Bologna. Si trattò di un'operazione dal carattere piratesco, ma sorvoliamo. Avevamo una piccola "web-farm" linux e i server li feci chiamare coi cognomi dei pochi professori che, nel 1931, si rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo.
Antonio de Viti de Marco non c'era. Grazie a un libro di Manuela Mosca che ho giusto ora in mano: "Antonio de Viti de Marco. A story worth remembering" (Palgrave Macmillian), apprendo perché.
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(P. 50; Capitolo 3, "From University to the Rejection of the Oath", intervista a Antonio Cardini).
E brava Manuela.
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