lunedì 10 giugno 2019

Ancora sul tradire



("Ancora", perché segue questo)

Tradire quindi vuol dire "dare, consegnare": al nemico, comunque ad altri. E' apparsa un'altra lapide finta di Putin (questa volta, a Voronezh). In alto, la prima della serie, lo scorso aprile, davanti alla cattedrale di San Isacco a San Pietroburgo. C'è scritto: "Putin, V.V. - 1952 - 2019. Tradì il popolo russo". Con il verbo "предать" che significa "dare". Consegnò il popolo russo - ai nemici, alle avversità, comunque a chi non doveva riceverlo.

Si dice che Putin abbia un rapporto primordiale col concetto di tradimento inteso come "consegna", e che divida il mondo nettamente tra i "suoi" e "quelli degli altri". Un'analisi dei suoi discorsi forse mostrerebbe una frequentazione relativamente intensa di un tale campo semantico. Accusar lui di tradimento, di consegna al nemico del popolo russo, significa ripagarlo della sua stessa moneta: anche per questo è un'immagine forte.

Nei paesi autoritari le strade del dissenso son tenui sentieri a volte lastricati di creatività. Proteste "individuali" - come quelle in questi giorni in Russia in favore del giornalista Golunov (qui, cartelli che appaiono nella notte, eccetera. E cambiando punto d'osservazione, quando si osservano tali tattiche, sia ha notizia di pratiche autoritarie. Si pensi a certi cartelli bizzarri recentemente apparsi in Italia, contrastati da Digos e Ministro dell'Interno (traditori del popolo italiano, mi pare).

In Russian Cities, Mock Gravestones Are Sounding Putin's Death Knell, Matthew
Luxmoore, Radio Free Europe.

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