lunedì 28 ottobre 2013
The Gift
Chissà in quanti abbiamo sbobinato "The Gift", isolando il canale dove c'è solo la storia, la bellissima storia di Waldo Jeffers innamorato dell'ingrata Marsha.
Io lo feci a Schwabing, München. Ero ospite di A., la cui madre tentava improbabili sistemi nei casinò di mezza Mittel Europa, e il cui padre lavorava per i servizi segreti della Bundesrepublik. Our lives were saved by Rock'n Roll
"When, as a teen-ager, I decided that Reed had figured out part of what I wanted to figure out, I sat at my father’s electric typewriter and transcribed the lyrics to every Velvet Underground album. Transcribing “The Gift” was a task that changed me, as it happened. The lyrics, written by Reed, are recited only in the left channel, by the bassist John Cale. I had to pin the balance to the side to hear Cale’s voice, stop, write, start again. When I was done, I realized that the song was about a man named Waldo Jeffers who has mailed himself to his lover in a box. At low volume, you might not even notice the story at all. And so, what was more surprising, that you could hide a short story on a rock record, or that you could release something so grisly on a record? (I won’t spoil it if you’re new to the Velvets.)"
POSTSCRIPT: LOU REED, Sasha Frere-Jones, The New Yorker, 27 ottobre, 2013.
The Gift (il testo sbobinato, chissà da chi, chissà dove)
domenica 27 ottobre 2013
Italia: emergenza giornalismo
Dovremmo bandire il termine "emergenza" dal dibattito italiano: un'emergenza è lo sbarco a Fiumicino dei marziani armati del raggio della morte; tutti gli altri sono problemi. Ma se la parola emergenza significa oggi "problema grave e impellente", allora per questo valga: in Italia c'è un'emergenza giornalismo. Il giornalismo è essenziale per far funzionare una democrazia. Il giornalismo in Italia è del tutto inadeguato. E' ignorante, becero, provinciale, deontologicamente scorretto e talvolta (quanto spesso? domanda interessante), corrotto.
Tre esempi recenti.
1. Riotta: the opposite of journalism
La lite su Twitter tra Glenn Greenwald e Gianni Riotta, Il Post.
2. La Repubblica non ha ancora licenziato Giampaolo Visetti
Giampaolo Visetti e una sgradevole storia di plagio seriale, blog "Mazzetta", 28 agosto 2012.
Tre esempi recenti.
1. Riotta: the opposite of journalism
La lite su Twitter tra Glenn Greenwald e Gianni Riotta, Il Post.
2. La Repubblica non ha ancora licenziato Giampaolo Visetti
Giampaolo Visetti e una sgradevole storia di plagio seriale, blog "Mazzetta", 28 agosto 2012.
3. "Ceci n'est pas racisme"
(Il Fatto Quotidiano, 23 ottobre, non firmato)
giovedì 24 ottobre 2013
Memoria di ferro
Biblioteche, server farm, scaffali di scartoffie, soffitte con stratificazioni di oggetti e documenti, simili cantine, e Iron Mountain. Qualcosa rimarrà.
"Over the past few decades, two factors have driven the company’s rapid growth: the advent of personal computing, which led to an explosion in the production of paper documents, and tougher regulations, which have compelled companies to keep those documents for longer periods."
"One client, “Madame X,” was an anonymous art collector. Once a year, she’d visit with a curator, lay out a spread of wine and cheese, and admire her paintings underground. Later, Mesick and Crego pointed out an old photograph: it shows two men carrying Monet’s “Boating on the River Epte” through the mine’s interior entrance, a bank-vault door weighing twenty-eight tons."
THE MANY LIVES OF IRON MOUNTAIN di Joshua Rothman, The New Yorker, 23 ottobre 2013.
domenica 20 ottobre 2013
Delirious New York
Una piscina galleggiante partita da Mosca negli anni '30, dopo 40 anni di navigazione arriva a New York, spinta dal nuoto sincronizzato dei suoi due architetti/bagnini. La piscina, grande rettangolo metallico costruttivista, parzialmente arrugginito, risale l'East River e incontra la decadente "Zattera di Medusa", che "taglia come un coltello".
L'immagine finale di "Delirious New York" è potente.
(Il commento di Roberto Gargiani) (PDF).
L'Italia in miniatura
Lucido n. 5 della presentazione "Destinazione Italia" della Presidenza del Consiglio dei Ministri: "Reform civil justice: specific courts dedicated to foreign companies".
Essendo il Paese irriformabile, ne creiamo uno parallelo in scala ridotta ad uso degli stranieri. Un'Italia in miniatura, per questo meglio maneggevole del paese reale, coi vialetti ben spazzati e i trenini per puffi che passano in orario.
A questi la sconfitta è entrata sino al midollo.
sabato 19 ottobre 2013
L'ufficio del futuro
Ai miei studenti in economia dei media racconto che una volta Internet non esisteva (e però ci fu chi l'immaginò).
Chissà se ci credono, che Internet non esisteva.
L'ufficio del futuro, per Xerox, nel 1972.
"In this short one-minute commercial, Xerox introduces its vision for the office of the future. Years ahead of its time, the 1972 Xerox Alto featured Ethernet networking, a full page display, a mouse, laser printing, e-mail, and a windows-based user interface. Although it's high price limited sales, the Alto was a groundbreaking invention and the inspiration for the Apple Macintosh and Microsoft Windows operating systems."
mercoledì 16 ottobre 2013
La più importante industria culturale
Una volta si diceva che la RAI era "la più importante industria culturale" del Paese.
Se l'importanza si misura dal fatturato, sino al 2011 prima veniva Mediaset. Nel 2012 Sky Italia ha effettuato il sorpasso.
La più importante industria culturale italiana non è italiana.
Fonte: AGCOM 2013. Relazione Annuale, p. 138.
venerdì 4 ottobre 2013
Evenienze
Visualizzazione ingrandita della mappa
Emiliano Barral scolpì un busto di Antonio Machado, che gli dedicò questa poesia:
'Al escultor Emiliano Barral'
...Y tu cincel me esculpía
en una piedra rosada,
que lleva una aurora fría
eternamente encantada.
Y la agria melancolía
de una soñada grandeza,
que es lo español—fantasía
con que adobar la pereza—,
fue surgiendo de esa rosa,
que es mi espejo,
línea a línea, plano a plano,
y mi boca de sed poca,
y, so el arco de mi cejo,
dos ojos de un ver lejano,
que yo quisiera tener
como están en tu escultura:
cavados en piedra dura,
en piedra, para no ver.
Madrid 1922
Partecipò alla difesa Madrid è cadde il 21 novembre del 1936. Machado scrisse il suo epitaffio funebre:
Cayó Emiliano Barral, capitán de las milicias de Segovia, a las puertas de Madrid, defendiendo su patria contra un ejército de traidores, de mercenarios y de extranjeros. Era tan gran escultor, que hasta su muerte nos dejó esculpida en un gesto inmortal. Y aunque su vida murió, nos dejó harto consuelo su memoria.
A Barral, e a Francisco Pérez Mateo (un altro scultore morto al fronte) fu dedicata una mostra all'interno del padiglione spagnolo alla Esposizione Internazionale di Parigi del 1937 - lo stesso dove fu esposta Guernika di Picasso.
Emiliano aveva un figlio piccolo, Fernando. Fu uno dei tanti della diaspora dei repubblicani sconfitti. Fin¡ a Cordoba, in Argentina, dove conobbe e divenne amico di Ernesto Che Guevara. Ecco una lettera del Che a Fernando Barral, del 1961.
Dopo la rivoluzione, Fernando si stabil¡ cos¡ a Cuba, dove praticò come medico. Nel 1970, per motivi che non mi sono chiari, si trovava a Hanoi dove, per conto di Granma, intervistò il pilota della marina americana prigioniero (all'"Hanoi Hilton") John McCain, futuro candidato repubblicano alle presidenziali del 2008. Se ne parla in questo articolo del Washington Post.
Fernando Barral ha aperto un ristorante, o "paladar", che si chiama Los Cactus de 33.
Fu intervistato da Radio Nacional de España, nel programma Ayer. Mi pare in quell'intervista emergessero altri collegamenti, forse con l'omaggio a Machado che nel febbraio del '66 un gruppo di intellettuali tentò di realizzare a Baeza, ma non ricordo bene.
MAST / 2
Sono di parte perché uno dei realizzatori del Mast è mio amico - mentre i lavori procedevano in gran segreto, qualche tempo fa, nel corso di un periodico aperitivo al Bricco d'Oro ("il miglior Martini cocktail fuori da Manhattan"), mi aveva raccontato cosa bolliva in pentola.
Che un privato (Isabella Seragnoli) abbia costruito tutto questo, per quel che capisco interamente coi suoi soldi, è una cosa non solo bella, ma quasi incredibile. Il MAST potrebbe essere uno strumento per sparigliare un po' le carte, non solo in città, e per fare qualcosa di nuovo. Sottolineo, per "fare", che di dibattiti inutili e autoreferenziali non se ne può più.
Con cotanto albero ("mast", appunto), potranno navigare anche senza la benedizione della città. Il mondo è grande, e Bologna oggi è minuscola.
Seragnoli: «Per il Mast nessun sostegno dalla città», Redazione, Corriere di Bologna, 4 ottobre 2013.
giovedì 3 ottobre 2013
Iscriviti a:
Post (Atom)