lunedì 27 luglio 2015

Oltre Borges



Obiettivo è la sinora invitta punta innominata, a quota centoventitré metri, che si trova a est del Monte Guardia, che già i nostri piedi calpestarono. Lo spigolo orientale dell'isola.

Borges parlò della mappa uno-a-uno, l'unica soddisfacente. Noi, espandendo lo spazio, costuriremo una mappa dieci a uno: dieci metri di mappa per rappresentare un metro di realtà.

L'esplorazione minuziosa di questi anni, propedeutica alla desiderata precisione, è una tappa intermedia di un grande disegno, di un disegno in scala dieci a uno.

Del rigor en la ciencia

En aquel Imperio, el Arte de la Cartografía logró tal Perfección que el Mapa de una sola Provincia ocupaba toda una Ciudad, y el Mapa del Imperio, toda una Provincia. Con el tiempo, estos Mapas Desmesurados no satisficieron y los Colegios de Cartógrafos levantaron un Mapa del Imperio, que tenía el Tamaño del Imperio y coincidía puntualmente con él. Menos Adictas al Estudio de la Cartografía, las Generaciones Siguientes entendieron que ese dilatado Mapa era Inútil y no sin Impiedad lo entregaron a las Inclemencias del Sol y los Inviernos. En los Desiertos del Oeste perduran despedazadas Ruinas del Mapa, habitadas por Animales y por Mendigos; en todo el País no hay otra reliquia de las Disciplinas Geográficas.

Suárez Miranda: Viajes de varones prudentes
Libro Cuarto, cap. XLV, Lérida, 1658


(recitato da Jorge Luis Borges).

sabato 25 luglio 2015

I soldi che puzzano



Secondo questo articolo de L'Inkiesta, "Il principale finanziatore della fondazione renziana è il colosso del tabacco internazionale British American Tobacco, con 100mila euro versati".

Bisogna ammettere che Renzi è stato bipartisan. Andò ad inaugurare a Crespellano la fabbrica della concorrente Philip Morris (vedi foto, dallo slogan surreale).

La British American Tobacco, secondo il citato articolo de La Republica, avrebbe pianificato "un miliardo di investimenti in 5 anni [...] per l’Italia, di cui 500 milioni finiranno in commesse per il gruppo Coesia di Isabella Seragnoli e alle bolognesi Gima e Montrade".

La politica non si dovrebbe fare finanziare da chi produce sigarette.

PS. Emerge che dei 64 "pensatoi" censiti da Open Polis (vedi qui), risulterebbe che "Una sola fondazione ha pubblicato, seppur con delle limitazioni, l’elenco dei propri finanziatori con l’importo esatto donato: la Fondazione Open [che fa riferimento a Matteo Renzi]".

E' un effetto perverso: si è più trasparenti degli altri, e si ricevono più critiche, tra le quali le mie.

giovedì 23 luglio 2015

Sono un asino



Mi hanno trasmesso gli esiti delle valutazioni dei miei corsi formulate dagli studenti. Per la prima volta, in uno dei due corsi che insegno sono andato maluccio.

Si tratta di economia dei media (vedi i risultati riassuntivi). Nove studenti hanno compilato le schede. Sei si sono detti "complessivamente soddisfatti" del corso, e tre, insoddisfatti. Non è terribile, ma in ogni caso per me è il peggiore risultato di sempre. La lamentela più frequente, che c'era troppo da lavorare. Mi hanno considerato una specie di sadico, temo ed, essendo vero, spero.

Ci vorrà un ragionamento sul corso di laurea in Mass Media e Politica, sulle aspettativa degli studenti, su quel che ci attendiamo noi da loro, e sulle prospettive di impiego. Un ragionamento tra colleghi. E l'anno prossimo il corso in economia dei media diventerà obbligatorio, per cui le lamentele per il carico di studio giudicato eccessivo potrebbero aumentere. Potrei annacquare e render tutti felici. Credo però che sarebbe un errore: se qualche futuro studente per caso incappa in questa pagina, è avvertito. E' un corso impegnativo, ma i temi trattati (qui il programma) sono essenziali per capire qualcosa di mass media, e le letture prescritte non son solamente abbondanti, ma anche interessanti. E si, sono un sadico, ma dal volto umano.

Le valutazioni dell'altro mio corso, Applied Econometrics, sono state secondo la tradizione (vedi qui). Solo sette schede compilate, ma tutti si son detti soddisfatti.

L'anno prossimo anche questo corso diventerà obbligatorio, almeno per uno degli indirizzi della Laurea magistrale in scienze internazionali e diplomatiche. Non avrò più quindi due micro-classi, ma due classi normali, forse di una quarantina di persone ciascuna. E' giusto ed opportuno.

I risultati degli anni passati si trovano qui: 2013-2014; 2012-2013; 2011-2012.

Nella foto, il Prof. Lucio Picci, di schiena e in ginocchio sui ceci.

mercoledì 22 luglio 2015

Ian e io



Non vedevo Ian da molto tempo. Santa Monica, 2004, c'era anche Val, che incontravo per la prima volta, e anche lei non rivedevo da allora. Ivy non era ancora nata.

Abbiamo cenato insieme. Ho mostrato ad Ian la bistecchiera, ormai senza un manico ma ancora funzionante, che mi lasciò in eredità quando nel '94 abbandonò Bologna. Quella bistecchiera che era arrivata con Ian dalla Francia. Non l'ha voluta indietro, ed ho sbagliato a non insistere, perché le cose hanno un alfa e un omega, e il destino di quella bistecchiera, francese e italiana, è Chicago, a casa di Ian.

Con Ian ho poche foto. A Santa Monica c'era un bel sole primaverile e le palme alte e sottili. In una foto, Ian è in un negozietto a Honk Kong e sta comprando delle pile. A Boston ci vedemmo in due diverse occasioni. Una conferenza, io sono in giacca e cravatta e esibisco un incongruo cartellino di appartenenza molto istituzionale. L'altra è la foto di un piccolo gruppo di persone, e siamo circondati da inventori famosi. C'era anche Claudio.

Via del Pratello e dintorni, una gita tra le zanzare e i vini delle Langhe, forse altro. Foto ipotetiche, era pre-digitale, dimenticate.



Via del Pratello e dintorni, e la Bologna che Ian ha fotografato ai Musei Vaticani qualche giorno in seguito al nostro incontro. Bologna è una macchia isolata e un po' indifesa in mezzo alla pianura, non ha dettagli e si è persa Piazza San Francesco, coi suoi alberi sui quali ci si può arrampicare.

Anticipando il viaggio a Roma abbiamo parlato del Panteon, della sua ammirabile cupola di quasi duemila anni, e di quanto perfetto sia quell'edificio. L'ultima foto della raccolta che Ian mi ha spedito, la raccolta di foto del suo viaggio in Italia con Val e Ivy, è proprio quella cupola del Panteon che toglie il respiro.



mercoledì 15 luglio 2015

Errori



Dopo il pranzo nel ristorante cinese, a due passi dalla Stazione Termini, con Claudio siamo passati davanti alla Casa dell'Architettura. C'era una bella mostra sui progetti che Giuseppe Terragni fece a Roma.

A me Terragni piace molto e mi trovavo in uno stato di eccitazione. Li', davanti a quei progetti, Claudio mi ha fatto tre foto, una ne ho scelta e l'ho messa in rete.



Ho scritto che rappresentavo a Roma lo stile ateniense di Varoufakis. La foto ha ricevuto molti commenti, e poi un amico ha scritto che Varoufakis ha la maglietta, e quello con la camicia bianca invece è Renzi. Ci son rimasto male e non ho più saputo che cosa rispondere.




C'erano altre belle cose da fotografare in quell'esposizione. Con Claudio sono uscito nel caldo africano, ci siamo salutati, e ho proseguito per la mia strada.

Sono arrivato a destinazione totalmente fradicio. Mi sono rifugiato in un bagno per darmi un contegno, e infine ho incontrato una persona che non vedevo da quindici anni. Persone che vedi tutti i giorni e ne faresti a meno; altre, le vedi molto volentieri dopo quindici anni. Ci vorrebbe un riequilibrio, e mi parrebbe una banale questione di logistica, ne sposti alcuni e ne avvicini altri. Siamo andati al bar per un caffé.



Dopo la riunione ho vagato perché avevo tempo. Mi sono soffermato ad osservare un signore vestito in modo particolare, in piedi immobile sotto al portico di un palazzo abbastanza pretenzioso. Dubbioso per la questione della camicia bianca, ho preso nota.



Son passato davanti a una fontana alla quale sono affezionato, più che per la possibilità di lanciare le monete, per l'opposto. Ma è un ricordo antico che, unicamente dal punto di vista della memoria, forse si può dire caduto in prescrizione. Mi piace l'idea che finalmente abbiano formalizzato la questione di dove esattamente si debbano lanciare le monete. Questo aiuterebbe successivamente, mi pare.



Il palazzo dell'Istat. Quando vedo quella scritta io mi commuovo, perché ai numeri credo molto.

Alla Stazione Termini ho aspettato a lungo, e infine, inconsapevole, sono saltato dentro a un'incrinatura del tessuto spazio-temporale. Senza che me accorgessi mi ha portato casualmente alla stazione centrale di Milano. Non so come.

Milano è una grande città vicino all'Etiopia.



La gente veste in modo strano.



Nei fatti, stavano girando un film, e io c'ero in mezzo. A quel punto della giornata, trovarmi in mezzo a un set mi è parso normale e in un certo senso inevitabile.



Lì vicino c'era un treno che stava per partire, e sembrava far parte del film. Sono salito e ora stiamo correndo, spandendo anche fuori, nella notte, la luce violenta dei neon. Davanti a me c'è un quarantenne con la barbetta che guarda il tablet. A sinistra, una ragazza con la borsa verde. Parla con un signore di fronte a lei che fa l'avvocato; parlano di una perona che fa le cose con passione, ma non ho capito chi sia e che cosa faccia con passione. E' un interregionale pieno di gente, l'ultimo della serata, e impiegherei troppo tempo per descrivere tutti i viaggiatori illuminati dai neon.

Dovrebbe riportarmi a Bologna, ma se per caso questo treno fosse un altro errore, chissà dove andrò. Da tanti errori, uno in fila all'altro, può venir fuori un bel viaggio.

giovedì 9 luglio 2015

In caso di guerra



Hacking Team sarebbe stato vittima dei suoi stessi metodi (vedi questo, da The Intercept, tra i tanti articoli apparsi).

Avrebbero fatto affari con paesi coinvolti in guerre, e con buona tradizione di violazione dei diritti umani (vedi il grafico, da The Intercept).

Molti anni fa incrociai David Vincenzetti, capo e artefice di Hacking Team (The Daily Dot racconta la sua storia. Ci prendemmo assai male.

Qualche schermaglia tra noi è ancora disponibile in rete. Per esempio, questa:

03/12/1992. Lucio Picci writes:

In article <1992Dec3.1...@ghost.dsi.unimi.it> vi...@ghost.dsi.unimi.it (David Vincenzetti) writes:
>
> Qualcuno di noi, una piccola percentuale, se ci fosse 
> una guerra farebbe di professione il torturatore.

Senza dubbio.

>David Vincenzetti, system administrator


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==   Lucio Picci                  ==                        ==
==   Marchese di Forlimpopoli     ==   Surfer Wannabe       ==
==   Universita' della Romagna    ==   U.C. San Diego       ==

martedì 7 luglio 2015

Grecia antica (5 anni fa)



Nel maggio del 2010, il Prof. Giorgio Basevi, decano dei nostri economisti internazionali e ora Professore emerito, organizzò un incontro al Dipartimento di Scienze Economiche dell'Università di Bologna a proposito della crisi greca. Parte del dibattito vertette sui cosiddetti "twin deficits", ovvero il rapporto tra i deficit (surplus) pubblico e delle partite correnti della bilancia commerciale. In soldoni (è il caso di dirlo), se la Grecia deve pagare un debito, per generare le risorse necessarie ha bisogno di esportare più di quello che importa.

Uno dei relatori considerò diversi scenari nel percorso di rientro del debito. Lo considerai un intervento poco rilevante, perché mi pareva evidente che la Grecia il debito non l'avrebbe mai potuto pagare. Quell'irrilevanza percepita mi parve un ottimo motivo per scrivere una lettera ai colleghi, attività che io amo, e che loro hanno finito per considerare parte ineluttabile della loro esperienza professionale/esistenziale presso il nostro Dipartimento.

Osservavo che, dati alla mano, "dal '61 in poi, la bilancia commerciale greca non ha MAI avuto un segno positivo".

Notando che la Grecia "dovrà iniziare ad avere un surplus della bilancia commerciale", mi domandavo come questo potesse avvenire, considerato che "esporta quasi tutto in Europa", per cui "una svalutazione dell'Euro non migliorerebbe necessariamente la situazione. Pagherebbero di più energia, eccetera, con pochi vantaggi in termini di esportazioni". Più nel dettaglio, notavo che se "la Grecia dovrà iniziare a risparmiare/avere un surplus di bilancia commerciale, per capire la natura degli aggiustamenti (nei prezzi relativi) necessari", è "essenziale avere idee più precise su composizioni & elasticità connesse".

Aggiungevo che "se la BCE non vuole inflazione, allora alla Grecia come opzione rimane una deflazione pesante, con tutti i costi (economici e politici) connessi. E con esiti non chiari sul rapporto debito/prodotto nazionale".

Concludevo affermando che "ovviamente nel lungo periodo si può pensare a una politica di sviluppo per la Grecia, tale da cambiare la sua struttura economica e quindi la natura del problema, ma già sappiamo che cosa accade nel lungo periodo. E' utile ricordare che siamo reduci da decenni di politiche di sviluppo fallimentari (per esempio nel nostro mezzogiorno, malgrado le ingentissime risorse impiegate). Secondo Transparency International, la Grecia è tra i paesi più corrotti d'Europa. La qualità della governance pubblica è bassa. Non basterebbe pompare altri soldi (europei?) dentro al sistema, si dovrebbe affrontare un difficilissimo problema di governance".

Questo, cinque anni fa. Non ricordo questo dibattito per dire "l'avevo detto". Di fatto, certo non avevo previsto il protrarsi così prolungato della stagnazione in Europa. Anzi, confessavo ai colleghi che "l'unico esame di economia internazionale lo sostenni in Erasmus - dove notoriamente si hanno altre priorità" (vero è che il mio docente fu l'ottimo Tony Venables).

Il punto è che nel 2010 qualunque studente di economia, purché dotato in minimo di sensibilità per i problemi di governance e per la dimensione politica delle questioni (ovvero: purché non del tutto obnubilato da eccessivi studi di teoria economica, o meglio, da nulli studi delle altre scienze sociali), aveva gli strumenti per capire la situazione.

Un collega chiosò al mio commento: "sola osservazione: l'aggiustamento (deflazione) della Grecia sarà tanto meno pesante quanto più espansiva sarà (dall'altro lato) la pol.ec. tedesca. Non che ci si debba aspettare molto, ma solo per dovere di completezza. E comunque, rimane il fatto che l'aggiustamento non ripaga il debito pubblico. Un Brady plan o simile per il debito ci vuole comunque".

Sulla prima questione, si è visto. Sulla seconda, l'alternativa era, ed è, tra un default e una ristrutturazione, dove per ristrutturazione si deve intendere un "defualt ordinato".