domenica 20 marzo 2022

Spese militari e "fondamentali" economici

Nel discutere le spese militari qualche cifra va conosciuta. 

Ponendo uguale a 100 le spese militari complessive dei 30 Paesi membri della NATO (71% di queste sostenute dagli Stati Uniti), ecco quanto spendono tre grandi Paese esterni all'alleanza. 

Russia: 5,6 
Cina: 22,9 
India: 6.6 

Vediamo i "fondamentali", sinteticamente rappresentati dal GDP (che con tutti i ben noti limiti, segnala la potenzialità produttiva di un Paese):

USA: 21.4; Russia: 1,7; Cina: 14,3 (migliaia di miliardi di $; Italia: 2: superiore a Russia, con meno della metà della popolazione).

Per quanto riguarda la "minaccia russa", il conflitto in corso indica, almeno secondo gli esperti in questioni militari che mi è capitato di leggere, che gli effetti della modernizzazione delle forze armate (si veda, per es, *) erano stati sopravvalutati. Inoltre, esse stanno subendo danni ingenti (qui), ed è prevedibile che le sanzioni abbiano un effetto fortemente negativo sulla capacità produttiva futura. 

(Fonte dati spese militari: SIPRI Military Expenditure Database. Dati: $ US a prezzi di mercato; 2020. GDP: scelto il 2019, ultimo anno pre-covid). 

 * Trenin, Dmitri. "The revival of the Russian military: How Moscow reloaded." Foreign Affairs 95, no. 3 (2016): 23-29.

sabato 19 marzo 2022

Corruzione come strumento di governo

Cè un'intervista al politologo Vladimir Gelman su "Meduza". Afferma che la paura gioca un ruolo importante nello spiegare l'adesione della classe politica alla guerra, considerato che "Qualsiasi rappresentante delle élite può essere punito, e non necessariamente per slealtà: a qualcuno possono semplicemente essere ricordati alcuni peccati passati" (l'originale della parte rilevante è in fondo, preceduto dalla "traduzione Google").

E' la tesi sulla quale lavoro da tempo: la corruzione è (anche) uno "strumento di governo", una pratica para-istituzionale che serve per mantenere le elite coese. E così per realizzare delle politiche: alcune eventualmente buone, altre possibilmente terribili e disumane, come una guerra di invasione. In Russia c'è il bastone (la minaccia, che è credibile perché la giustizia è selettiva) e c'è la carota (i vantaggi della corruzione, di cui tutti i membri dell'elite godono), e in un certo senso funzionano benissimo.

Vladimir Gelman insegna alla European University di San Petroburgo. Tre anni fa vi fui ospite per un mese. E' una delle poche università il cui rettore (il sociologo Vadim Volkov) non ha firmato l'appello, promosso dalla Conferenza dei rettori delle università russe, a favore della guerra, pardon, della      "demilitarizzazione e denazificazione" dell'Ucraina (qui). Qualche anno fa le tolsero la licenza alla docenza perché non aveva rispettato la normativa antincendio (sic). Non so ora come se la passino, ma suppongo non bene.


Domanda A proposito, sulla classe politica. Credono piuttosto in questa ideologia, la accettano come uno strumento necessario o hanno semplicemente paura di mostrare disaccordo? 
Risposta - Paura, decisamente. Qualsiasi rappresentante delle élite può essere punito, e non necessariamente per slealtà: a qualcuno possono semplicemente essere ricordati alcuni peccati passati. La paura è stata dimostrata in modo molto chiaro durante la riunione del Consiglio di sicurezza alla vigilia dell'inizio dell'"operazione speciale" in Ucraina. Era chiaro come tutte queste persone abbiano paura di Putin. Per loro il rischio di essere puniti è molto più alto che per i comuni cittadini. —

"Кстати, про политический класс. Они скорее верят в эту идеологию, принимают ее как необходимый инструмент — или просто боятся показать несогласие?"

"— Боятся, безусловно. Любой из представителей элит может быть наказан, причем необязательно за нелояльность — кому-то могут просто припомнить какие-то прошлые прегрешения. Страх был очень наглядно продемонстрирован в ходе заседания Совета Безопасности накануне начала «спецоперации» в Украине. Там было видно, как все эти люди боятся Путина. Для них риск быть наказанными гораздо выше, чем для простых граждан."

sabato 5 marzo 2022

Una foto, non un "fake"


La Russia oggi è a metà strada tra la Russia di due settimane fa e la Corea del Nord. Parlare di guerra dicendo le cose come stanno è stato orwellianaente definito "diffondere fake" e dichiarato reato.

Qualche anno fa trascorsi un mese a San Pietroburgo e avevo una stanza in un appartamento, non lontano da dove, sul Lungoneva degli inglesi, l'Aurora diede il segnale della Rivoluzione d'ottobre. Passarono più persone in quell'appartamento, per periodi più brevi, e tra queste A., col quale feci chiacchiere in più occasioni. Viveva in una città del nord ed era a San Pietroburgo per affari. Diventammo "amici" su Facebook.

E su Facebook (ormai non accessibile in Russia, a meno di non avere una VPN) ha pubblicato quanto traduco qui sotto. La foto è di un T34, il carro armato russo della 2a guerra mondiale.

Tutto questo addolora molto, per gli ucraini, e per i russi.

E' UNA FOTO, NON UN "FAKE"!

Questa foto è mia ed è stata scattata nel 2013 durante un viaggio a Volgograd con la classe di mio figlio, nei luoghi della battaglia di Stalingrado.

Il programma di quel tour, su mia richiesta, fu ampliato per includere una visita a Kalach-on-Don e Rossoshki. Un bel panorama, e proprio all'ingresso principale si trovano i resti di questo carro armato.

E' un "trentaquattro", un T34, che no dà la voglia di farsi fotografare con lo sfondo di altri carri armati e cannoni semoventi dipinti come in parata militare.

Questo è probabilmente il monumento più pacifista alla guerra che abbia mai visto, e per qualche motivo mi si è inciso nella memoria e vi è rimasto per sempre.

Guardando un carro armato che si è frantumato in schegge, capisci la natura disgustosa della guerra. Ti rendi conto che il carro armato è essenzialmente una fossa comune per l'equipaggio, e non le belle manovre e il tiro ai bersagli.

E penso che tali carri armati e quel che ne resta dovrebbero essere portati alle parate, in modo che la gente veda che le armi non significano solo vittoria. Anche morte.

Eppure, per avere un seguito più ampio, a tali monumenti vale la pena aggiungere l'odore della carne umana fritta, o l'odore cadaverico dei corpi decomposti di soldati e carristi morti, durante lo scioglimento delle nevi primaverili.

Così che sia ricordato e inciso nella memoria per sempre da tutti coloro che lo vedono. In modo che non ci sia voglia di gridare, appladire, e ripetere.

E poi, nel 2013, guardando quel "trentaquattro", semplicemente non potevo immaginare che dopo  nove anni avrei guardato quotidianamente nel "Telegram" resti simili di moderni carri armati russi bruciati nella vastità dell'Ucraina. E neppure potevo immaginare che la guerra non ci avrebbe insegnato nulla. Che a qualcuno potesse venire il desiderio, e il sostegno, di impadronirsi di un paese straniero. E non posso farci niente...

mercoledì 2 marzo 2022

Cipollino e l'Ucraina

"Russia launched what Vladimir Putin called a “special military operation” into Ukraine from the east, south, and north. “When you invade a sovereign nation, that is a war crime,” said Condoleezza Rice, who served as U.S. national security adviser from 2001 to 2005." 

Mi rendo conto che sto assillando chi passa per queste pagine con la storia di Cipollino, di Gianni Rodari, che sto leggendo in un "tandem linguistico" con una molto simpatica signora che vive a 466 km da Mosca. Ma sono uno persona maniacale vittima delle sue fissazioni: come tutti voi, del resto.

E' ormai da un anno che con questa signora ci vediamo - non solo per Cipollino, che si avvia  verso la fine: prima ci eravamo dedicati alla Dama di picche di Pushkin. E' un anno che ci conosciamo e avevamo tutti e due avuto il tatto di mai neppure accennare a temi di politica. Perché parlare di Putin quando si ha per le mani Pushkin, e persino Cipollino? Con la guerra in corso, credo però che sarebbe stata una forzatura non farlo: questo ho pensato ieri l'altro, prima di incontrarla.

Ha iniziato lei, con un accenno alla situazione difficile, per poi passare subito al racconto della fuga e del ritorno del suo cagnolino, di cui in passato mi ha inviato brevi video mentre scava sotto la neve. E' davvero un cane simpatico. Infine abbiamo parlato della guerra, senza mai fare il nome di Putin. Le ho detto che nel 2003 condannai l'aggressione americana in Iraq, e che ora sono contro l'aggressione russa in Ucraina. Lei mi ha accennato agli abusi Ucraini nelle province di Donetsk e di Lugansk. Ho fatto presente che in nessun modo si giustifica un'invasione, e non era in disaccordo. Ci siamo poi trovati d'accordo nel considerare la guerra una cosa disastrosa, per gli Ucraini e anche per i Russi. Per chi tra loro è stato mandato a combattere, e anche per chi sta a casa. Dopo questi discorsi, le ho detto, "dai, torniamo al nostro Cipollino", e anche in questo ci siamo trovati molto d'accordo.

In alto, Harper's Magazine, nel suo "Weekly Review", ricorda qualcosa a Condoleezza Rice, che porta responsabilità gravissime per la guerra in Iraq. Alla fine, quel che ci si ricorda dipende da chi vince - o magari perde, così come persero gli Stati Uniti in Iraq prima che in Afghanistan, ma è abbastanza potente da incassare. E la logica di potenza influenza come si racconta la storia, e per questa via, la nostra idea di quel che è etico e di quel che non lo è. Niente che non sappiarmo, ma forse è da tenere presente, mentre condanniamo la criminale invasione russa all'Ucraina, come dobbiamo. 

E poi, torniamo a Cipollino. Anzi, visto che con questa tristezza un po' d'allegria non guasta, al Barone Melarancia, che nel disegno in alto si vede contento, mentre nella cantina del castello ruba bottiglie di vino pregiato ai suoi ospiti.