mercoledì 25 ottobre 2017

Corruzione: oltre i confini della vulgata



Non so che cosa ne verrà fuori, ma sto cercando di spingermi oltre i confini della vulgata sulla corruzione, esplorando il concetto di "corruzione legale". Gli Stati Uniti, soprattutto in seguito a "Citizens United vs. Federal Electoral Commission" (ma già nel lontano 1976 c'era stato Buckley vs. Valeo, rappresentano il caso di studio ideale.

Per studiare anche come la corruzione legale e quella illegale possano essere inversamente correlate: perché, per esempio, la NRA dovrebbe pagare mazzette, quando può comprare le leggi (o l'assenza delle medesime) in modo del tutto legale?

La storia del vice-presidente americano Mike Pence è esemplare. In qualche modo, la sua è stata una carriera al soldo dei fratelli Koch e di altri interssi "corporate". Molto interessante l'intervista su NPR a Jane Mayer, che ne ha appena scritto sul New Yorker, e che nel 2008 pubblicò "Dark Money", dedicato, appunto, ai fratelli Koch.

Sto cercando un modello concettuale, ma al momento solo mi diverto, ai bordi della vulgata, guardando verso il basso e senza neppure cercare di non cadere. Per esempio, intuisco di dover leggere qualcosa di Lakoff ("Don't think of an elephant"?), ma non saprei spiegare bene il perché.

Mike Pence (nella foto, è quello a fianco del matto) è un gran tipo. Ha una regola sua, in base alla quale non può avere incontri (anche di lavoro) con donne, da solo, se non c'è sua moglie, in assenza della quale non può neppure partecipare ad incontri dove servano alcol. E' appurato che, all'inizio della sua carriera, utilizzò contributi elettorali per sue spese personali. Io lo giudicherei una persona sostanzialmente corrotta, e un servo. Ma la narrativa prevalente e vincente è un'altra, e questo, sospetto, perché anche la narrativa (la vogliamo chiamare ideologia? scomodare Gramsci?) è stata corrotta. Sospetto che sia per capire meglio questi aspetti che mi serve Lakoff. Poi magari mi sbaglio e cado del tutto oltre il bordo.

sabato 21 ottobre 2017

Il Rossiya non c'è più



E così, han tirato giù il Rossiya. Aveva più di tremila stanze ed era una città nella città, perché dentro c'era tutto, dal parrucchiere all'agenzia di viaggio. Anche se già, quando lo vidi io, ne era aperta solo una parte, quella che guardava la Piazza Rossa. E la vedevo, la spianata della piazza, dalla finestra della mia camera, dove passai la mia prima notte in Russia. E quando mi capiterà di tornarvi, in Russia, non so bene dove andrò a dormire.

"Next to the Kremlin, on the site once occupied by the giant, crate-shaped Rossiya Hotel, Moscow's first new park in 50 years is wowing visitors. Called Zaryadye, after an ancient district behind Red Square's market stalls, the $250-million park features vegetation from four separate Russian eco-zones, an underground concert hall, and a platform over the Moscow River that affords unprecedented views of the Kremlin and the city's historic river embankments."

Moscow gets a much needed facelift. But is it worth the cost?, di Fred Weir. The Christian Science Monitor, 19 ottobre 2017.

lunedì 16 ottobre 2017

Mogadiscio



Non si sa come reagire di fronte a un attentato che ha causato oltre trecento morti, esplosi, smembrati, in un incrocio affollato.

Recupero la mappa della città, dalla pagina 571 della "Guida dell'Africa Orientale Italiana", stampata in 480 mila esemplari nel 1938. Come se folle di italiani dovessero andarla a visitare, Mogadiscio. E invece, noi Mogadiscio non la visiteremo mai, perché è troppo lontana.



sabato 14 ottobre 2017

Renzi Point: Final Scene



Renzi: "Se perde il PD salta il sistema"

Intervista su La Repubblica, di Tommaso Ciriaco. 14 ottobre 2017.

mercoledì 11 ottobre 2017

Tecnopolitica



My portfolio at the Kremlin and in government has included ideology, media, political parties, religion, modernization, innovation, foreign relations, and ...”—here he pauses and smiles—“modern art.” (The Hidden Author of Putinism. How Vladislav Surkov invented the new Russia, di Peter Pomerantsev, 7 novembre 2014, The Atlantic).

C'è tutta una partita russa che da tempo vorrei capire meglio: la cosiddetta "tecnopolitica". Assieme a tante altre cose che vorrei indagare: la storia dell'India, che sto affrontando ora; il sanskrito (sto cercando un manuale: consigli?) e ovviamente molto altro.

Il nome di riferimento è l'autore della dichiarazione in alto, Vladislav Surkov (qui, su Wikipedia). Inoltre, Gleb Pavlovsky (qui, Wikipedia), che è citato nel bell'articolo di Joshua Yaffa sulla "casa sulla riva": leggetelo, mi raccomando.

L'idea della "strumentalità", della cassetta degli attrezzi della politica, tocca in me una corda, forse anche per certi miei trascorsi. E intuisco un senso russo in questo modo di veder le cose, un filo rosso che parte dalle pratiche zariste, da un "San Pietroburgo" di Andrej Bielyj, passa per la "disinformazione" sovietica e approda alla manomissione delle elezioni presidenziali americane, che mi pare si potrà giudicare come una sorta di capolavoro. Forse inutile o dannoso per chi lo ha perpetrato, ma questa è la maledizione della strumentalità, condannata ad essere sempre miope e quindi parziale.

Ed è una tale ineludibile parzialità che, in questa mia fase, mi obbliga ad approfondire la comprensione della storia dell'India.


Maurits Cornelis Escher



La mia lezione su Escher, ieri mattino, all'Università di Passau in Germania.

martedì 10 ottobre 2017

Konstantin Melnikov



"Konstantin Melnikov drew up blueprints for giant “sleep laboratories,” in which hundreds of workers could simultaneously drift off to mechanically produced scents and calming sounds."

(House of Shadows. Living with the ghosts of history. Di Joshua Yaffa, The New Yorker, 9 ottobre 2017. E' DA LEGGERE)

Ricordiamo allora Konstantin Melnikov (Wikipedia).

Alcuni anni fa andai a caccia di alcuni suoi edifici, a Mosca. Arrivare alla Дом культуры имени Русакова richiese motivazione.

Sono indeciso sulla Russia, e non solo perché sto leggendo un libro molto bello sulla storia dell'India, di cui ho molto bisogno, di questi tempi. A un certo punto qualche decisione al riguardo si dovrà prendere.

mercoledì 4 ottobre 2017

Esaurimento dell'ambito della scrivibilità

Sul pianeta errano sette miliardi di umani, molti dei quali scrivono. Scrivono e accumulano, parole, paragrafi, articoli e infine libri, che si uniscono all'enorme biblioteca ereditata.

Era stato previsto: prima o poi, quasi tutto sarà già stato scritto e inizieranno ad apparire testi casualmente identici tra loro. Ed è accaduto: da noi, in Italia.

Non solo scritti uguali, ma anche, scritti che disegnano reti di relazioni e in prospettiva e in futuro, chissà, veri e propri arabeschi umani, a disegnere un nuovo scenario per l'umanità. Uno scritto firmato dal Prof. On. Francesco Boccia, datato 2005 (Boccia 2005; note in fondo) in questo nuovo scenario ci trasporta, sull'onda:

"Sull'onda di un nuovo scenario, caratterizzato sia dalla ridefinizione dei rapporti tra enti pubblici, società e territorio, sia dal rapporto sempre più sinergico tra economie locali e globali, oggi più che mai, le Regioni sono chiamate a svolgere responsabilmente un ruolo attivo nel processo di pianificazione e gestione del territorio."

Il paragrafo casualmente riappare nel lavoro di tale Sergio Zucchetti pubblicato nel 2008 (Zucchetti 2008) - a parte che al posto de "le Regioni" si hanno "gli attori pubblici".

E poi riemerge in un lavoro di sei studiosi dell'Università di Catania, pubblicato nel 2013 (AAVV 2013), con una piccola differenza - invece di "le Regioni sono chiamate a", si afferma che "le trasformazioni territoriali devono".

Per ultimo, il paragrafo casualmente uguale segna di sé, nel 2016, un importante documento politico del Partito Democratico (PD 2016), - esattamente come in (Zucchetti 2008).

Chiariamo subito che non si tratta di citazioni, perché non vi sono le virgolette e i testi preesistenti non vengono menzionati: evidentemente chi ha scritto li ignorava. Insomma, è epifania autentica, è la produzione di testi casualmente identici, o quasi, per incipiente esaurimento dell'ambito della scrivibilità.

Un arabesco casuale di relazioni

Non è tutto: dalla causale coincidenza dei testi emergono i primi abbozzi di reti aleatorie tra le persone e forse tra i loro vissuti.

Riprendiamo infatti il testo dell'On. Prof. Francesco Boccia dal quale siamo partiti (Boccia 2015), per considerarne un ulteriore paragrafo.

"Già in precedenza Philippe (1998) aveva sollevato alcune perplessità sul criterio di necessita/equità, muovendo da un modello di crescita endogena a due paesi, uno “ricco” e uno “povero”. Philippe conclude che un miglioramento delle infrastrutture nella regione “ricca”, tale da ridurre i costi di transazione, aumenta la concentrazione spaziale dell’industria, stimola il tasso di crescita economica in entrambe le aree e riduce il gap di reddito tra la regione “ricca” e quella “povera”.

Si trova casualmente identico in una pubblicazione di due anni prima di Massimiliano Serati e Sergio Zucchetti (Serati e Zucchetti 2013). Riappare insomma lo stesso Zucchetti dal quale si era partiti, per incredibile azione convergente di tutte le leggi della probabilità: marginale e condizionale, congiunta, assoluta e relativa.

Implicazioni pratiche: una modesta proposta

In queste settimane molto si è parlato di presunti concorsi universitari truccati. La scoperta qui documentata suggerisce almeno una proposta migliorativa. Laddove vi sia un problema di stanchezza dei professori membri delle commissioni di concorso, a causa di un surplus di lavoro per l'esigenza di leggere la nostra ingente produzione scientifica, la sopravvenuta ripetitività dei testi consentirebbe almeno un'opera di efficientamento. E anche in questo, il caso si è mostrato benigno, fornendo concretezza empirica alla presente divagazione: il lavoro citato del Prof. On. Francesco Boccia sarebbe stato da lui utilizzato come titolo per un concorso (secondo quanto riportato dalla stampa).

C'è solo da auspicare che il Ministero predisponga una banca dati dei paragrafi casualmente ripetuti, e già presentati e valutati dalle commissioni concorsuali, affinché, attraverso un opportuno riutilizzo delle valutazioni, si alleggerisca il loro gravoso compito.


Riferimenti:

[Boccia 2005] Il ruolo dell’azienda pubblica nel nuovo sistema europeo di programmazione delle politiche di sviluppo. Di Francesco Boccia. In Azienda Pubblica, 2, 2005.

[Zucchetti 2008] IL MARKETING TERRITORIALE: UNA LEVA PER LO SVILUPPO?, di Sergio Zucchetti. Liuc Papers, n. 214, Serie Economia e Istituzioni 21, marzo 2008

[AAVV 2013] "Le trasformazioni territoriali. Strumenti per la sicurezza." Di Maria Sapone, Domenico Passarelli, Nicola Tucci, Antonino Labate, Caterina Barrese, Salvatore Barbagallo. Planum. The Journal of Urbanism. vol. 2/2013

[PD-Sesto2016] Partito Democratico di Sesto San Giovanni, Documento preparato per il Congresso Straordinario del 2016.

[Serati e Zucchetti 2013] VALUTARE E PROGRAMMARE LE POLITICHE DI SVILUPPO: TEORIA E APPLICAZIONI. di Sergio Zucchetti. Liuc Papers, n. 126, Serie Economia e Istituzioni 10, Suppl. a luglio 2003.

domenica 1 ottobre 2017

Concorsi truccati: "note for the file"



Il Corriere della Sera, raccontando le reazioni in rete a proposito della denuncia del ricercatore universitario Philip Laroma Jezzi, riporta che "c’è anche chi azzarda un #jesuisphilip". Quel "qualcuno" sono io, mosso da un intento scherzoso, ma anche da simpatia istintiva vero uno sconosciuto.

Lavoro in università da tanti anni e non mi scandalizzo se i concorsi sono "cooptazione mascherata". Invece mi han sempre scandalizzato due cose. Primo, la cooptazione fatta male. Nessun problema se i nomi dei vincitori all'incirca si sanno già prima. Ma devono essere le candidature migliori. E se in quel concorso si presenta qualcuno chiaramente più bravo, che vinca. Detto in altri termini, i commissari devono avere la forza per rompere eventuali "patti impliciti".

E secondo, mi ha sempre scandalizzato il conformismo di chi sta zitto, che deriva dall'opportunismo quando non da una diffusa corruzione (più o meno "light").

Sono stato intervistato, ad Agorà (RAI) (qui, a 1h 42' 58''), e a Radio Città del Capo (qui). Ho difeso la grande moltitudine di colleghi che, ritengo, col loro lavoro (se non col colpevole conformismo) onora la nostra istituzione. E' curioso che lo abbia fatto io, e non il nostro Rettore Ubertini. Tra il serio e il faceto ho anche lanciato un appello: "E' stato smarrito un rettore. Chi lo abbia avvistato, chiami" (aggiungo: qualcosa Ubertini ha poi detto alla stampa, in coda alla visita del Papa: too little, too late).

E con questo termina il post. Quel che segue è solo un "note for the file", di eventuale interesse per gli storici che un giorno vorranno occuparsi della nostra università, al capitolo "comportamenti devianti". Penso che, almeno in quelle pagine, risucirò ad incontrare Philip Laroma Jezzi.



Note for the file

Ricercatore

In una calda giornata di settembre del 1999 entrai nella sala di passaggio del dipartimento dove si trovava, e si trova tutt'ora, la macchina fotocopiatrice. Indossavo calzoni corti, una camicia a fiori, e sandali. Indaffarato alla fotocopiatrice c'era un collega più anziano, ora trasferitosi altrove, che era dotato di senso dell'umorismo e col quale avevo un buon rapporto. Mi guardò di traverso e con un sorriso mi disse: "Lucio fai bene a vestirti da spiaggia, perché in futuro avrai molto tempo libero". Avevo appena pubblicato questa lettera, quel che poteva essere l'analogo cartaceo dell'aereo-razzo Yokosuka MXY7 utilizzato dai piloti kamikaze giapponesi (foto in alto).

Prof. associato

Nel 2001 feci domanda per un concorso da professore associato. In quel periodo le commissioni erano composte da cinque professori, tre ordinari e due associati, e attribuivano tre "idoneità". Tipicamente, il concorso veniva "chiamato" (così gergalmente) da una Facoltà per un candidato interno. Un vincitore era quindi sempre già arcinoto, e la speranza era che almeno una delle due idoneità rimanenti fosse contendibile.
Un paio di giorni prima delle prove mi telefonò un professore ordinario a me vicino (e non coinvolto in quel concorso). Mi disse "Lucio, volevo dirti che il concorso di * è già chiuso. Ognuno dei tre ordinari ha il suo". Un po' piccato, risposi: "Mi stai chiedendo di non andare?"."No. Ho solo pensato di avvertirti in modo che tu non ti faccia illusioni".
Avevo allora due pubblicazioni su riviste "pesanti" (Restat e JBES; dettagli..). Due era più della somma delle pubblicazioni di peso analogo che tutti insieme avevano i tre candidati quasi vincitori e i cinque commissari.
Ero già d'accordo con Alberto e Cristina che sarei stato loro ospite, in quella nebbiosa città settentrionale. Inoltre, per far domanda in quella università, che è un pò diversa dalle altre, si doveva persino pagare, mi pare un centinaio di euro. Non essendo partecipe di quella religione (di pagamenti, intendo), decisi di usufruire del servizio che avevo acquistato. Fu molto divertente; come andò a finire è scritto più avanti.

Prof. ordinario

In seguito le "idoneità" furono ridotte a due, per cui gli "esterni" potevano sperare di vincere l'unica idoneità residua. Con quelle nuove regole, un'università "chiamò" un concorso da professore ordinario al quale feci domanda. Circolò la voce che anche la seconda idoneità fosse già assegnata. Così scrissi, alla mailing list dei professori e ricercatori interessati a quella disciplina: circa 200 persone.

Da: Lucio Picci
Date: Tue, 11 Feb 2003 12:51:56 +0100
A: Mailing list


Ho visto sul sito del Ministero che è stata eletta la commissione per il concorso da ordinario di [...].

Vorrei chiedere ai commissari: si sa già, e tralasciando chi poi verrà effettivamente chiamato a [...], che l'altro posto e' del Prof. [nome e cognome; chiamiamolo, Tizio]?
Siccome io mi sono abbastanza rotto le scatole di un certo tipo di concorsi, e siccome tra gli eletti vi sono due commissari che incontrai un paio di anni fa in un concorso in [...] che non mi sono dimenticato, e temo neanche loro, vorrei almeno esercitare il mio diritto di non perdere tempo e soldi a spedire pacchi di pubblicazioni dentro un buco nero.

Si può avere un segnale, magari sotterraneo, ma onesto e chiaro?

saluti,
Lucio Picci


Seguì un certo subbuglio, e altra corrispondenza. In particolare, scrisse quel Prof. che io avevo chiamato per nome e per cognome, annunciando che si sarebbe ritirato dal concorso:
Da: Prof. Tizio
A: Mailing List
Data: giovedì 13 febbraio 2003 16.10


Cari Colleghi,

probabilmente avrete letto la mail inviata dal collega Picci alla mailing list [...], lettera che mi coinvolge personalmente, indicandomi come già vincitore del concorso di prima fascia bandito dall'Università di [...].
Chi mi conosce sa che non apprezzo il modo con cui il sistema concorsuale vigente è stato applicato dalla comunità accademica. Condivido molte delle critiche che sono apparse e continuano ad apparire sulla stampa.
Purtroppo mi sono ritrovato coinvolto, senza il mio volere, in questo bailamme concorsuale, indicato esplicitamente come il vincitore "designato" e, di conseguenza, come favorito dal sistema che critico. Ho il dubbio che si sia voluto colpire il vaso di coccio non potendo colpire i vasi di ferro, ma tant'è.
Confesso che tutto ciò non mi piace e vi assicuro che questi ultimi giorni non sono stati dei più felici.
Poiché tento, con fatica, di comportarmi in modo coerente con le mie idee, cercando di vivere in pace con me stesso, ho deciso di ritirarmi dal ruolo di favorito dal sistema rinunciando a partecipare al concorso di [...]. Spero, così, di sollevare dal comprensibile imbarazzo i commissari e dal sentirsi già perdenti i rimanenti partecipanti.
Mi rendo conto come questa mia decisione possa essere letta in tanti modi, anche malevoli, ma lascio ad altri questo piacere.
Auguro di cuore a tutti i miei colleghi più giovani di non trovarsi mai in questa s/comoda situazione di vincitore "designato".
Ringrazio gli amici che mi hanno dimostrato stima ed affetto.

Cordialità

Prof. Tizio


Intervenne un plotone di otto professori associati:

Da: otto professori associati
A: Mailing List
Date: Tue, 18 Feb 2003 12:33:59 +0100


Cari colleghi e amici,

avrete certamente letto la mail di Lucio Picci e quella successiva di Tizio inviate alla mailing list [...]. Tutti noi desideriamo concorsi basati sul merito, con pari opportunità per tutti i candidati.
A nostro parere, tuttavia, non è un messaggio come quello di Picci che può garantire questo obiettivo. Al contrario, quello che è stato fatto ha gettato, in modo del tutto gratuito, discredito su un collega, facendone nome e cognome e additandolo come candidato favorito della commissione, senza alcun elemento oggettivo a supporto di tale affermazione. Il risultato di tutto questo è che Tizio ha comprensibilmente deciso di ritirare la propria candidatura.
Deploriamo nel modo più fermo il ricorso a insinuazioni ingiustificate e offensive, e la loro diffusione a un pubblico ampio ed eterogeneo come quello deglli iscritti a questa mailing list.
Vogliamo manifestare a Tizio la nostra solidarietà per l'attacco di cui è stato vittima, e ribadire immutata la nostra stima nei suoi confronti, augurandoci che possa tornare sulla decisione di ritirare la propria candidatura.

Cordiali saluti.

[Seguono i nomi di otto Professori associati]


Scrisse il Presidente della commissione di concorso - riporto l'essenziale:
Da: Prof [...] (Presidente commissione di concorso)
A: Mailing List
Date: Wed, 19 Feb 2003 16:14:31 +0100


Cari colleghi,
in quanto commissario nel concorso di [...], non intendo prendere posizione pubblicamente sugli argomenti sollevati in alcuni messaggi apparsi di recente su questa lista.
[...]


E per ultimo scrissi nuovamente io:

Da Lucio Picci, 24 febbraio 2003
A: mailing list


Il 29 marzo 2001 ero all’Università [...] di [...] per la “discussione dei titoli” di un concorso per professore associato, membri (ordinari) della commissione il Prof. [...], il Prof. [...] e il Prof. [...].

In quell’occasione resi noto alla commissione che, se avevo deciso di presentarmi, era perché avevo ritenuto di non prestar fede alle voci secondo le quali il concorso era chiuso da tempo.
Come ci si può immaginare, la mia esperienza [...] fu abbastanza grottesca, ma non priva di aspetti divertenti e anche comici. Per esempio, mesi dopo mi giunse il messaggio di una studentessa di uno dei commissari, ai quali [...] avevo distribuito copia dei lucidi della mia lezione, che si complimentava per la mia chiarezza espositiva. Comunque sia, risultarono “idonei” tre candidati, uno per ciascun ateneo di provenienza dei tre commissari principali.

Due di quei professori sono stati eletti nella commissione per il concorso per professore ordinario di [...]. Ho preso nota di quanto avvenuto [...], tanto più che si riproponevano in parte le stesse persone. Ho chiesto, questa volta in pubblico, se il vincitore sarà la persona che sappiamo. Ho posto il problema minimo: non se il concorso è totalmente aperto: non concorro con il “candidato interno”, che pure conosciamo, perché non ho interesse ad andare a lavorare a [...]. Ho chiesto se è almeno un pò aperto, facendo il nome e cognome collegato alla “seconda idoneità”, l’unica rimasta per concorrere.

La persona coinvolta decide di ritirarsi dal concorso. Il presidente della commissione, Prof. [...], decide di non rispondere se non in "altra sede" e, mi pare, non a me e agli altri candidati. Quindi di fatto, se non ho mal interpretato, risponde.

Qualche commento. Il vincitore designato è una persona rispettabile, oltre che simpatica. Dovrebbero esistere metodi meno brutali per esercitare il proprio diritto di non partecipare a un concorso chiuso, non c'è dubbio. Sul fatto che altri metodi non ci siano dati, rifletterà chi vorrà. Il vincitore designato, insieme ad altri, è una delle vittime di questa vicenda, e in particolare di una certa idea dei concorsi, che si basa su una aspettativa: qualunque stortura, qualunque designazione di commissari, incontrerà il silenzio delle persone colpite, perché queste sono in attesa di essere a loro volta incluse in un prossimo favore. Si tratta di una aspettativa presuntuosa, che dimentica che in questo Paese non vi è soltanto una tradizione di persone sempre pronte, per dirla con Flaiano, ad accorrere in soccorso del vincitore.

Chi ha condannato la mia presa di posizione per il metodo, ha ritenuto di premettere comunque una presa di distanza dal sistema concorsuale attuale, fornendo, mi pare, un bell’esempio di excusatio non petita. Il sistema attuale permette anche la promozione di persone che in un sistema aperto non andrebbero molto lontano. Distribuisce rendite agli interni, in una misura che è direttamente proporzionale alla debolezza del loro curriculum. E’ così poco vero che questo sistema non ci piace, che non sono al corrente di nessuna lettera di solidarietà pubblica ai tanti candidati esclusi dai concorsi in giro per la penisola, e di stigma verso i “metodi” dei commissari responsabili. Eppure, i concorsi blindati rappresentano un poderoso “attacco personale” verso chi è fuori a priori. Stiamo parlando di persone in carne ed ossa, con storie accademiche talvolta non disprezzabili, e con una dignità che vorrebbero preservare.

Mi ritiro dal concorso di [...], e non penso di avere altro da aggiungere su questa vicenda.

Lucio Picci


--

Epilogo

Mi ritirai dal concorso. Prof Tizio non si ritirò, e vinse, insieme al “candidato interno”.
Secondo la banca dati EconLit, Prof Tizio, precedentemente alla data del concorso, aveva pubblicato due paper su riviste internazionali di categoria B, e due paper su una rivista italiana (tutti col medesimo coautore, l’altro vincitore del concorso). Il presidente della commissione ottenne il dottorato nella stessa università, e nei medesimi anni, in cui vi studiava il Prof. Tizio. Il titolo di Dottore di ricerca non è riportato nel curriculum di Tizio disponibile online.

Tra i candidati che persero il concorso vi fu il Prof. M. Secondo la banca dati Econlit, aveva 8 pubblicazioni su riviste internazionali, di cui una “top tier”, e tre su riviste nazionali, da solo e con diversi coautori.

Oggi, Google Scholar attribuisce complessivamente oltre 7 mila citazioni ai lavori del Prof. M. Si tratta di circa 40 volte il numero di citazioni ottenute a fine carriera dalle pubblicazioni su rivista del presidente della commissione di quel concorso. Ottenute inoltre con pubblicazioni di categoria mediamente molto inferiore rispetto a quelle del Prof. M, in base alle classificazioni largamente condivise all'interno della disciplina. Degli altri due commissari di quel concorso si è detto più sopra.

Conclusione

Nessuna conclusione: è solo un "note for the file".

Concorsi truccati: familismo amorale

Condivido due brani dall'intervista di a Elena Cattaneo apparsa ieri l'altro sul Sole 24 Ore.

[...]
"Credo che ci sia da lottare per marginalizzare fino all'ininfluenza la “cattiva accademia” figlia del noto familismo amorale."
[...]
"La libertà propria della scienza e dell'insegnamento, conquistata a caro prezzo dai padri fondatori, va difesa ogni giorno, anche oggi, da ciascuno di noi. La difesa di questa libertà passa dai nostri comportamenti nell'arginare i deragliamenti di quanti per interesse personale inquinano la ricerca e tradiscono lo statuto morale del ricercatore e del metodo scientifico."
[...]
"Forse si tratta anche di una sorta di mortifera “indulgenza culturale” cui in Italia si è purtroppo abituati e che porta a non sanzionare, anche a livello reputazionale, adeguatamente chi assume queste condotte. Lo stesso vale per gli altrettanto gravi episodi di violazioni della “science integrity”, cioè la manipolazione dei risultati scientifici degli studi, o per la gestione amicale di fondi pubblici. Bisogna lavorare a tutti i livelli perché un po' più del rigore dell'etica protestante, per citare Max Weber, possa fare ingresso nei luoghi di lavoro del Paese, Accademia inclusa."

Elena Cattaneo: «Lottare per marginalizzare la cattiva accademia», di Francesca Cerati. Il Sole 24 Ore, 28 settembre 2017.