giovedì 31 marzo 2016

La Repubblica delle Banane



Era da molto che non mi occupavo della cialtroneria de "La Repubblica", il quotidiano del mondo parallelo dove gli aerei presto voleranno 25 volte più veloci della luce.

Ecco, ora per qualche mese sono a posto.

lunedì 28 marzo 2016

Presidenziali USA: quel che si poteva fare, s'è fatto

Oblomov



Ho impiegato molto tempo, ma finalmente ho terminato di leggere Обломов, e mi è piaciuto molto. Quattro bei personaggi, due uomini e due donne - Oblomov e Stolz, Elena e Agafia. Trecento "anime", i servi che lavorano nella remota tenuta del Conte Oblomov, che da esse riceve di che vivere senza fare assolutamente nulla. Grazie anche a Stolz, che ogni tanto si fa vivo e con praticità tedesca gli sistema un po' i problemi gli economisti chiamerebbero "di agenzia".

Nikolay Dobrolyubov, a libro appena uscito (1859), ne scrisse una critica che rimase famosa. Affermò che al centro del bel romanzo non si trova Oblomov, ma l'oblomovismo ("обломовщина"). E alla domanda "Cos'è l'oblomovismo?", all'incirca rispondeva: le trecento "anime" sempre pronte a servire, e trattandosi di una condizzione "strutturale" per le elite russe (anche culturali), concludeva: "В каждом из нас сидит значительная часть Обломова, и еще рано писать нам надгробное слово" (In ognuno di noi si trova una parte consistente di Oblomov, ed è presto per decretarlo morto). Ha quindi torto Stolz, il gran positivista, quando afferma che il suo tempo è terminato. Ci vorranno ancora 60 anni, e una Rivoluzione furiosa, per cambiare quel mondo.

Non so perché, ma in passato mi ero fatto l'idea di aver già letto questo libro. Poi, tempo fa, guardando il film (un un bel film di Mikailkov, tutto su Youtube)), Несколько дней из жизни И. И. Обломова, mi resi conto che il mio cervello si era inventato tutto. Ho concluso che Egli (il cervello) si da arie con me stesso e complessivamente conduce una sua vita indipendente dalla mia e dal mio volere. Una specie di HAL 9000, e un po' sono preoccupato. Il relativo film (2001: Odissea nello spazio) credo di averlo visto, forse.

giovedì 24 marzo 2016

Il derby di Palmira



Con l'aiuto indispensabile dei russi, le truppe regolari siriane sono entrate a Palmira.

La terza Roma (Mosca), combattendo la seconda (la Costantinopoli turca), e altri elementi non cristiani che da Roma sono semplicemente ossessionati, difende anticaglie della prima Roma, quella, per così dire, 'de Roma'. E' un derby intricatissimo.

E dire che noi, che Roma ce l'avremmo pure in casa, guarda come la trattiamo, guarda quanto ce ne freghiamo.

mercoledì 23 marzo 2016

In Italia


In Italia, quel che inizia a tarallucci e vino, finisce in farsa. E viceversa.

lunedì 21 marzo 2016

A Malta è fresco



La open intelligence è divertente. Per esempio, hanno scoperto i numeri di matricola degli aerei della Compagnia Aeronautica Italiana, notoriamente associata ai servizi segreti (vedi qui). Hanno consultato https://www.planefinder.com/ e hanno scoperto dove hanno volato: Bolzano, Bologna, Torino, Bruxelles, Budapest, eccetera. E aggiungono: "Ma il vero mistero è proprio la destinazione più gettonata: Malta. Una decina di voli. Che ci vanno a fare ogni tre per due i nostri servizi? Giustamente è un segreto".

Io un'idea l'avrei, una semplice supposizione, sia chiaro. Unicamente deriva dal noto fatto che le organizazioni hanno "memoria". Scriveva La Repubblica quasi trent'anni orsono:

"Sembra che l' ex generale Pietro Musumeci, il giorno della strage alla stazione di Bologna, utilizzò, insieme al generale Mei, cassiere del Sismi, un aereo per andare a mangiare pesce nell' isola di Malta. Ma gli aerei della Cai furono messi a disposizione anche di personalità politiche e di membri del governo, non soltanto per ragioni di lavoro ma per i week end."

A me sta cosa delle mangiate di pesce a Malta aveva colpito. Perché l'open intelligence sarà anche una bella cosa, ma io l'archivio ce l'ho tutto in zucca.

Quanti misteriosi viaggi con gli aerei targati '007', di Franco Scottoni, La Repubblica, 24 febbraio 1988.

domenica 20 marzo 2016

Siamo alla Zia Cesira



Enrico Brizzi si pronuncia sulla street art bolognese (sui fatti, vedi qui, e qui) affidando la sua opinione alla "Zia Cesira": artificio originale e materiale per grande letteratura.

Molti anni fa, nel suo primo romanzo che ebbe una certa fortuna, Brizzi scrisse delle "carlotte" bolognesi. Era una descrizione divertente e azzeccata, parve a me, dell'eterno fighettismo da buoni licei cittadini. A Bologna il tempo passa e le carlotte, diventando zie, cambiano nome in cesire. Ma è lo stesso materiale umano e letterario.

Io non propongo di "uccidere il chiar di luna", come fece Marinetti, e alla zia del Brizzi, se pur credo fittizia, auguro ogni bene. Del resto, questa città la devi prendere sorridendo e così com'è, con le sue eterne carlotte, cesire ed enrichi, tra loro indistinguibili.

(nella foto dell'affresco di Blu di Bologna: trova la Zia Cesira)

Dalla scintilla all’incendio. La Street art e mia zia Cesira, di Enrico Brizzi, il Corriere di Bologna, 20 marzo 2016.

sabato 19 marzo 2016

Francisco Rico



La settimana scorsa era qua da noi Angela Davis (vedi qui). Ero presente, in un salone stracolmo di studenti engagé che un po' ascoltavano, e un po' tifavano. Interessante, ho capito qualcosa anch'io.

E l'11 aprile conferiremo una laurea honoris causa a Francisco Rico, filologo e membro della Real Academia Española.

In tanti anni non ho mai assistito a una cerimonia di conferimento di una laurea ad honorem, ma per la prima volta andrò. Sono grato a Rico per quello che ha scritto sul Cervantes.

Ogni tanto un po' ci si arrabbia, ma l'università è sempre una gran bella cosa.

giovedì 17 marzo 2016

Dove passa Roversi Monaco



Fabio Roversi Monaco ha un cattivo karma con l'arte contemporanea. La settimana scorsa si è avuta la vicenda dei murales di Blu ricoperti di un manto grigio dall'autore per protesta (vedi qui). Ieri, alcune dichiarazioni dell'assessore alla cultura del Comune di Bologna, Davide Conte, portano alla memoria un'antica vicenda.

Conte vorrebbe ricollocare i "totem" di Arnaldo Pomodoro in Piazza Verdi, che li ospitò sino al 1990, quando vennero trasportati in un museo. "Più che un progetto è un sogno", dichiara al Corriere, "sarebbe molto bello poterli far tornare in loco", "combinando la nuova «centralità» che si vuole dare a quella zona all’obiettivo di «fare memoria». Del resto, i totem furono «donati agli studenti universitari e avrebbero diritto di tornare a vivere di nuovo in piazza Verdi»".

Quelle opere, troppo simboliche di un periodo malvisto, vennero esiliate in seguito a un'operazione di "normalizzazione" della cittadella universitaria. Di essa Fabio Roversi Monaco, allora rettore dell'Università di Bologna, fu l'artefice principale. Si misero le basi allora del degrado odierno della piazza, ed è ironico che oggi, per cercare "nuove centralità", si pensi di ripiantare quei totem in quel centro che, allora, ebbero il torto di segnare troppo bene.

I totem allora, e la street art oggi, sono stati museizzati. Questi fatti distanti nel tempo sono uniti da una linea rossa, e forniscono indizi sulla concezione dell'arte di Fabio Roversi Monaco, che appare museale e possessiva, e in nome di un'espressività anestetizzata e controllata. Ho detto "linea rossa", e spero che Roversi Monaco non s'offenderà per il colore, che se vorrà potrà ripassare con la sua tonalità preferita di grigio.

I totem erano il luogo per trovarsi, e dal quale poi partire. Ho una bella foto di me, lì davanti, seduto sul piedistallo. Ventinove ore di autostop dopo mi trovavo a Place de la Bastille.

Lavorare gratis



“L’incarico dovrà essere svolto a titolo assolutamente gratuito”: così in un bando del Viminale. Ed è pure una "procedura comparativa"! (vedi il bando).

Non è la prima volta che il governo cerca lavoratori a titolo gratuito, e un qualche ragionamento sarebbe opportuno.

Avanzo una proposta concreta che deriva dalla mia esperienza personale. Infatti anch'io sto lavorando gratis per il governo, all'interno di questa commissione. Non mi sento "sfruttato", ma è un caso particolare: l'incarico non è particolarmente oneroso e già ricevo uno stipendio dall'Università di Bologna.

E poi mi sono ritagliato un bel fringe benefit: la commissione tipicamente si riunisce il pomeriggio, e mi son dato la regola di usare il mattino per visitare un museo.

Non esistono "pranzi gratis", e l'idea di fare lavorare qualcuno in un ministero, in cambio di qualcosa di non chiarito, forse un po' ci dovrebbe preoccupare. Ecco allora la mia proposta: per rendere almeno chiaro qual è il do ut des, oltre al rimborso spese, a chi lavora gratis si potrebbe offrire un carnet di biglietti museali. Si selezionerebbero così persone con qualche inquietudine culturale, se non con una sensibilità artistica: sono tratti forse apprezzabili, per un lavoro governativo.

domenica 13 marzo 2016

L'opera in grigio



I fatti sono noti: Blu ha coperto con un manto grigio tutte le sue opere a Bologna, per protestare contro "i magnati", finché "magneranno" (vedi qui). Un magnate senz'altro è Fabio Roversi Monaco, presidente di Genus Bononiae, che voleva "solo salvare i graffiti" (vedi qui) museizzandoli.

Due parole su Roversi Monaco, perché altrimenti non si capisce. E' protagonista di Bologna da decenni: Rettore dell'Università per quasi tre lustri, è stato capo della fondazione bancaria più ricca, e molto altro. Roversi Monaco, coi suoi settantotto anni, è un campione dell'Italia migliore: grazie a Dio ancora non mancano uomini dall'enorme esperienza che, anziché perder tempo coi nipotini come vorrebbero, si sacrificano sino all'ultimo respiro di vita in nome di alti ideali.

La querelle è accesa. C'è chi la butta in politica e loda il gesto di ribellione, e chi problematizza, per esempio chiedendosi sin dove l'artista possa pretendere di controllare la sua opera. E' un dibattito frusto, e invece di argomentare basterebbe citare a quale tra i canoni noti ci si iscrive. Passo oltre e dico la mia.

Per me la questione è semplice. Blu non ha distrutto nulla, ha soltanto sostituito le opere precendenti con suoi dipinti nuovi, in grigio uniforme. Vi si legge, in filigrana, un enorme "vaffanculo". Chi apprezza l'arte per così dire figurativa, preferirà i disegni d'antan e troverà triste quest'opera in grigio. Quest'ultima a me invece piace, forse perché ho una sensibilità estetica elementare e apprezzo l'arte didascalica, semplice e poco problematica. Trovo che un grigio uniforme sia molto descrittivo: difficile far meglio.

Torniamo a Fabio Roversi Monaco. Davanti a sé ha solo un'opzione sensata: insistere, come se nulla fosse, portando nel suo bel museo anche i nuovi dipinti di Blu, le sue opere in grigio. Ma non lo farà: se non gli è mai mancato un certo talento, non ha mai avuto vera grandezza.


giovedì 10 marzo 2016

Il Male



Quando avrò terminato di misurare la corruzione, forse mi dedicherò al Male.

Ps. Beh si, sono abbonato all'Avvenire. E allora?

mercoledì 9 marzo 2016

Angela Davis



Angela Davis seguì Marcuse a San Diego.

La foto è del murales di Mario Torero al Che Cafe, University of California at San Diego (vedi qui). Era il mio preferito, sempre a rischio chiusura, sempre on the fringe.

Angela Davis sarà a Bologna questa settimana, e io andrò ad ascoltarla.

In tutti questi anni non mi vanto di aver imparato grandi verità, ma una verità piccola sì. Pietro Bellasi ci diceva che la vita è un processo in perdita, forse, ma è vero anche il contrario. Non si perde nulla e tutto si recupera, persino il Che Café, e un giorno, chissà, riprenderò anche ad aggiustarmi le forature della bicicletta.

Appuntamento con Angela Davis: due incontri in Unibo, Unibo Magazine, 8 marzo 2016

martedì 8 marzo 2016

Presidenziali USA: i miei due centesimi



Non so se Bloomberg abbia letto l'opinione del costituzionalista Bruce Ackerman.

Sicuramente Bloomberg ha visto sondaggi e previsioni, come quella di Nat Silver (qui). In ogni caso, ha deciso di rimaner fuori, ed è un gran bene. Al di là del merito, chissà che piega avrebbero preso gli eventi se Sanders non fosse in calo. E l'articolo del New York Times racconta retroscena interessanti su come Bloomberg si stava preparando per candidarsi; l'aspetto organizzativo della politica mi interessa sempre.

I repubblicani. Tutti a preoccuparsi di Trump, ma vogliamo parlare di Ted Cruz? Se il presidente lo dovessi scegliere io, tra quei due, sarei in grande difficoltà. Se esistesse, credo che deciderei lanciando una moneta da due centesimi di dollaro.

Michael Bloomberg Will Not Enter Presidential Race, Maggie Haberman e Alexander Burns, The New Yor Times, 7 marzo 2016

lunedì 7 marzo 2016

@ Tomlinson



E' morto Ray Tomlinson, inventore dell'email (anche se la questione è dibattuta) e colui il quale scelse il simbolo "@".

Il primo messaggio risale al 1971, 45 anni fa.

Inviai il mio primo messaggio di email solo 28 anni fa. Tra di voi, voi che vi date tante arie, c'è qualcuno che può dire di più? Su, vediamo.

Ray Tomlinson, email inventor and selector of @ symbol, dies aged 74, The Guardian, 7 marzo 2016.

domenica 6 marzo 2016

Murs à pêches



"From the sixteenth to the twentieth century, urban farmers grew Mediterranean fruits and vegetables as far north as England and the Netherlands, using only renewable energy."

"These crops were grown surrounded by massive "fruit walls", which stored the heat from the sun and released it at night, creating a microclimate that could increase the temperature by more than 10°C (18°F)."

Non conoscevo questa storia e, come sempre, ci penserò sopra. Appoggiato al muro, mentre guardo la vegetazione tutt'intorno.

Fruit Walls: Urban Farming in the 1600s, di Kris De Decker, Low-tech Magazine, 24 dicembre 2015.

venerdì 4 marzo 2016

Brutta Stampa



Alla vigilia di un annunciato complicato intervento militare in Libia, questo è un brutto titolo.

E la fusione tra Stampa e Repubblica, di cui "si dice pochissimo", è una brutta notizia. Vero, un pluralismo garantito da diverse famiglie e cordate economiche, come lo è stato storicamente in Italia, non è certo ideale. Ma se si riduce anche quello, è peggio.

Sette capitali

In dieci giorni, dal 19 al 28 febbraio scorso, ho visitato sette capitali.

Milano, capitale del nord




Sul frontone della Stazione centrale si legge "era di Cristo", e sotto si intravede "era fascista". C'è ancora spazio libero per segnare altre modifiche, integrazioni, stratificazioni.



Ho visitato la nuova area di Stazione Garibaldi. Bella l'idea di erigere un circo, ma ho trovato più scontati i grattacieli.



Enrico mi aspettava in Piazza Gae Aulenti.



Con lui siamo andati a vedere la Ca' Brutta di Muzio, poi altrove, e in altri edifici di Muzio abbiam concluso: l'Università Cattolica, che mi regalò bei ricordi (non corrisposti). La foto dimostra che io mi adatto ai miei ospiti, sono mimetico e a volte persino camaleontico.

Torino, capitale ad memoriam



Terminato il lavoro in Cattolica, in serata sono arrivato a Torino. Dopo una bella cena con Lia, Fabio e Lara, mi sono trovato in una stanza con un vecchio juke-box. C'era anche una bella vista del Po, dal terrazzo, ma ve la risparmio perché scontata.



La mattina dopo, andando all'università ho incontrato l'edificio di un vecchio opificio militare. Sono strutture che mi incuriosiscono.



Terminata la lezione, con Lia ho visitato il museo egizio. Qui, fuori dal museo, sono camuffato da grande statua. Io sono quello in primo piano.



Abbiamo appurato che anche gli antichi egizi si ficcavano le dita nel naso.



Questa è la bella Torre Littoria, in un'ardita prospettiva da Piazza San Carlo. In essa si trova una nota istituzione alla quale sono grato, perché mi finanziò il dottorato a San Diego.

Roma, capitale universale

Per strada ho preso il caffé con Claudio, che doveva andare in Cina da Beppe. Abbiamo parlato di Cina e gli ho raccontato i miei piani.



Dalla Spagna, Andrea mi dava istruzioni telefoniche in diretta su come meglio visitare il museo degli scatoloni del Presidente Rouhani, detto anche "Musei Capitolini". "Per prima cosa, vai all'ultimo piano, prendi un caffé al bar e bevitelo nel terrazzo". Questo è.



Seguendo le istruzioni di Andrea ho visto tante cose, e tra queste il Tabularium, che era l'archivio. C'è un tunnel sotto la piazza, con una derivazione che porta a questa incredibile terrazza, dalla quale ti viene voglia di convocare le dieci legioni che ti ha concesso il Senato e di muovere verso quella parte di Germania che tutt'ora ci elude.

Forlì, capitale della Romagna e suo centro d'irradiazione culturale



A Forlì gradualmente stiamo tornando alle abitudini dei romani. Per ora, tonalità scure, ma coi primi caldi inizierò ad indossare routinariamente la toga praetexta. E' tutto un ragionamento complessivo che sto seguendo.

Bologna, capitale ferroviario-aeroportuale

Da Bologna ci si muove bene. Per non essere ingiusto, aggiungo che c'è una piscina dove nuotare e dei bei colli dove correre. Per il resto, è una capitale momentaneamente confusa.

Sevilla, capitale dei traffici transatlantici



Già trattata qui più volte in queste pagine. Ora, invio solo una cartolina: un ricordo di Cristoforo Colombo che in questo monastero pregava.

Barcelona, capitale di cosa

All'inizio delle Ramblas c'è un'altissima colonna con sopra un Cristoforo Colombo che punta il dito verso il mare ma non si sa bene dove: forse la Sicilia o la Tunisia. E' un Colombo che, grazie alla sua confusione, ricompone quel suo errore e indica, chissà correttamente, oltre la prima terra ferma, l'India desiderata. Così, confusa e incerta, pare oggi Barcellona, capitale non si sa bene di cosa.



Qui ora per divertirsi tirano con l'arco, ma qui Franco fece uccidere Companys, creando un martire.



Ricorderò la salita sino a Montjuc, e la vista del mare da lassù.



El hombre del butano. Che in spagnolo ha un significato simpatico.



In questa manifestazione casualmente ho incontrato Alex(andra), che non vedevo da diversi anni.

Conclusione

Sette capitali in dieci giorni, e l'altro giorno sono tornato a Roma in una bellissima giornata di sole. Sono andato ai Musei Vaticani, con un gran giro a piedi, e ho calcolato che complessivamente da mattina a sera ho camminato 25 chilometri.

Mi permetto di invitarvi: iniziate anche voi, nella vostra vita, una fase turistica e deambulatoria. Iniziare, dico, perché non è che nei miei giri vi incontri spesso.