sabato 20 febbraio 2021

Eridano

 


Di là dal Po.

Bicicletta, con Fortezza di Stellata.
Casa.
Volatile. 

Non avrei mai immaginato di poter essere uomo di pianura. Già la collina mi pareva molto piatta.

sabato 6 febbraio 2021

Progetto Erasmus e lo studente rappresentativo

 
Ieri sera è andata in onda su "Rai Storia" una mia intervista (sopra), e la settimana scorsa l'Università del Sussex anche mi intervistò: “I was the ‘first’ Erasmus student” (di Jacqui Bealing). 

Tali attenzioni derivano dalla notizia che pubblicò anni fa l'Università di Bologna, secondo la quale sarei il primo studente Erasmus in assoluto: E se fosse di Bologna il primo studente Erasmus? (Unibo Magazine, 8/5/2007). 

Il bel programma televisivo che mi ha intervistato si intitolava "Storie di Europa", di Marta La Licata e Nicola Maranesi, con la regia di Graziano Conversano, e condotto da Serena Scorzoni, "per raccontare e narrare le storie dell'Italia che ce l'ha fatta". Si, un po' ce la la si fece, e un po' anche ce la si fu.

Sono misteriosi i meccanismi che talvolta portano una persona a divenire una sorta di metonimia vivente, nel rappresentare sia un'intera categoria umana, sia un messaggio e un significato collettivo. Per esempio, "Rosie the Riveter" raccontò lo sforzo bellico negli Stati Uniti, ma anche, una via di emancipazione femminile. Alexey Stakhanov, in Unione Sovietica, rappresentò la dedizione al lavoro e agli alti ideali rivoluzionari di un popolo eroico.

E a me tocca invece rappresentare e riassumere il noto fancazzismo di una generazione di Erasmus.

mercoledì 3 febbraio 2021

Stoner: "This hovel for us"

Anni fa raccontavo la mia teoria dell'Università come "terapia occupazionale", per tenere noi professori lontano dalla strada (Shining.edu: una breve descrizione). Ne ero orgoglioso e mi dava gusto osservare la faccia dei colleghi, che raramente si divertivano (e si divertono) quando mi ascoltano.

Quando raccontai la mia teoria a D*, in buona sostanza mi accusò di plagio, affermando che già la si trovava in Stoner, di John Williams. Si trattò di un caso di plagio telepatico, perché lessi quel libro solo in seguito.

Essendo il tema sempre terribilmente (aggettivo scelto con cura) attuale, mi ha punto curiosità di rileggere quel brano e, sempre grazie a D*, l'ho ritrovato. 

Ma che bello Stoner. Ed è un po' doloroso - come tutto quel che dice il vero - per chi lavora qui, a Shining.edu.


"And so providence, or society, or fate, or whatever name you want to give it, has created this hovel for us, so that we can go in out of the storm. It's for us that the University exists, for the dispossessed of the world; not for the students, not for the selfless pursuit of knowledge, not for any of the reasons that you hear. We give out the reasons, and we let a few of the ordinary ones in, those that would do in the world; but that's just protective coloration. Like the church in the Middle Ages, which didn't give a damn about the laity or even about God, we have our pretenses in order to survive. And we shall survive--because we have to."

Finch shook his head admiringly. "You sure make us sound bad, Dave."

"Maybe I do," Masters said. "But bad as we are, we're better than those on the outside, in the muck, the poor bastards of the world. We do no harm, we say what we want, and we get paid for it; and that's a triumph of natural virtue, or pretty damn close to it."

 

John Williams, Stoner

lunedì 1 febbraio 2021

Abbellimento grafico

Insegnare ad analizzare i dati in Italia non solo è inutile: è dannoso. I numeri da noi hanno un significato unicamente retorico, e di abbellimento grafico, grazie alle loro linee originalmente ricurve. 

Chi cerca di fare usare i numeri per quel che apparentemente sono, e coma misura di fenomeni, disturba un tale sentire condiviso, e solo ottiene di rendersi antipatico.


La Stampa, oggi:


Nel 2019, in Italia sono nate 420 mila persone, e morte, 647 mila. 

E per tale Agnese Ananasso, su La Repubblica di ieri, 1/5 = 31% = 26 mila /49 mila. Olé.