sabato 24 ottobre 2020

The Boss



Mi è capitato di ascoltare due interviste a Bruce Springsteen. Qui, su NPR (22 ottobre) sul suo ultimo album, Letter to You. E una sua breve dichiarazione, su twitter, a proposito di Trump

Non sono mai stato un suo fan. All'inizio di giugno dell'83, alla radio c'era Springsteen, sull'auto di un compagno di scuola che mi dava un passaggio a casa, che mi disse, Springsteen, "either you love him, or you hate him". 

La scuola era frequentata da gente varia, un po' classe media, un po' operari, a seconda dei quartieri di provenienza. A cavallo tra Pennsylvanya e New Jersey, erano gli anni della deindustrializzazione, che colpì duramente quelle comunità a due passi da Allentown (canzone di Billy Joel) e dalle acciaierie di Bethlehem.

Tornando da scuola con l'autobus giallo, un paio di studenti seduti in fondo si passavano una canna. L'autista se ne accorse, si fermò, si voltò verso di loro e con calma, come se fosse una cosa normale, li invitò a smettere. Col bus a un certo punto si entrava in una zona di case strette da operai, bianchi, auto vecchie parcheggiate.

Springsteen è di Long Branch, NJ, sull'oceano, a nord di Long Beach Island. Long Beach Island: cottage in legno non distanti dal mare, e spiaggia che ricordo sempre spazzata dal vento. Lì andammo anche il giorno dopo il Prom, in una casa di qualche amico.

A pensarci, in quei mesi, a nord di Philadelphia, era un po' come esser dentro una canzone di Springsteen, che non mi è mai piaciuto molto, ma che è bravo. Per cui, non è vero che o lo ami, o lo odi, e quell'amico aveva torto.

mercoledì 21 ottobre 2020

Tapatío


Ognuno, quando è veramente sotto pressione per la quantità di cose da fare, reagisce a suo modo. Io guardo negli occhi il Tempo, lo mando a quel paese,  lo provoco e lo sfido, occupandomi di cose che non c'entran nulla.

Come non indugiare, per esempio, sull'aggettivo tapatío che, apprendo or ora da un tweet della Real Academia, significa: .

tapatío, a

1. adj. Natural de Guadalajara, capital del estado de Jalisco, en México.

(RAE)

E sull'etimologa, si veda quel che segnala la Real Academia stessa, in non so quale antico libro (foto).

Non ho mai visitato quella parte del Messico, ma ora ne sento molto la necessità.

Quanti minuti ho perso?


lunedì 12 ottobre 2020

Pensando al Generale Giap


A fine gennaio, attraversato il confine laotiano, mi fermai un giorno abbondante a Dien Bien Phu, luogo della battaglia in cui il General Giap, nel 1954, guidò la vittoria contro i francesi. 
La città sorge su alcuni colli nel mezzo di una grande pianura circondata dai monti. Su quei colli i francesi avevano costruito fortificazioni imponenti, che il generale francese, un personaggio bizzarro, aveva chiamato tutti con nomi di donne - si dice, delle sue ex-amanti. La foto in alto è dalla cima di Elaine. Quella in basso, dalla cima di un colle che si trova più a nord (sormontato dal monumento della foto sotto), da un'idea dell'orografia: Dien Bien Phu è un enorme catino, e una trappla in cui i francesi si misero da soli.

In questi giorni mi torna in mente il Giap, morto nel 2013 a 102 anni, e personaggio politicamente rilevante sino alla fine. Fu po' la coscienza morale del Vietnam, che dal 1986, con la Đổi Mới (“Rinnovamento”) cambiò rotta. Alcuni articoli di utile lettura:

General Giap Reaches 100. Di Tom Fawthrop. The Diplomat, 24 agosto 2011.
General Vo Nguyen Giap obituary. The Guardian, 4 ottobre 2013.






sabato 10 ottobre 2020

Qua è là

Frequenza corso in "Quantitative Methods", ottobre 2020

Di sti tempi è sottile la linea tra il qua e il là. Lo studente che frequenta da Ulan Bator, Mongolia, vorrebbe venire qua, ma non può. Ma da là è anche qua, perché lo vedo collegato. 

E io che son qua avrei voglia d'andare a scovare tutti gli studenti in giro per il mondo: una studentessa in Cina, tre mi pare sono in Turchia, e poi in Portogallo, eccetera. Basterebbe poi il treno, per presentarmi a casa dei tanti che sono sparsi lungo lo stivale.

Chissà, data la stranezza dell'anno, e la sottilezza delle linee, se mi vedessero alla loro porta forse non si meraviglierebbero neppure troppo. E mi offrirebbero un caffè o un tè, a seconda delle abitudini. Sicuramente, in qualche modo farei giornata.

mercoledì 7 ottobre 2020

Guide turistiche involontarie


Lo acquistai (*) a Los Angeles per 25 dollari un vent'anni fa, e da allora credo di averlo aperto non più di un paio di volte. Non ricordavo neppure bene che cosa fosse, se una divagazione di 700 pagine su "La guerra del Peloponneso", o l'opera stessa, commentata. È la seconda, corredata da  mappe che permettono di localizzare le vicende. Bello. 

E così ho iniziato a rileggere Tucidide (la prima volta mi dissi, ma che libro incredibile, e la disfatta in Sicilia mi è rimasta come scolpita in testa). Con le mappe svolgerà meglio il suo ruolo di guida turistica involontaria della Grecia - guida retrospettiva, con un piano geografico, e uno temporale, che suppongo essere tra di loro disciplinatamente ortogonali.

Le mie guide turistiche preferite sono state, nel tempo: 

India: Naipaul, A million mutinies now. Arundhaty Roy, The God of Small Things (Kerala), e The ministry of utmost happiness (Delhi). 

Colombia: un po' Álvaro Mutis, un po' Garcia Márquez . 

E poi menziono il bellissimo Giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani, che ho terminato di leggere un paio di giorni fa e che mi ha mostrato Ferrara

Per altri luoghi del mondo dovrò pensarci sopra. Ci vorrebbe un libro, o almeno un pamphlet, che serva come guida delle guide, che altrimenti ci si perde.

(*) Robert B. Strassler (ed.), 1996. "The Landmark Thucydides. A comprehensive guide to the Peloponnesian war". Simon and Shuster.

lunedì 5 ottobre 2020

Giuggiole

Io non credo a chi non ha una sua droga. Né a chi per superare crisi di astinenza non s'ingegna.