martedì 28 agosto 2012

Appunto (in morte di Italo Insolera)



Questa mattina ho appreso che qualche giorno fa è morto Italo Insolera. Avevo appena terminato le pratiche del secondo cambio di operatore di telefonia mobile nel giro di sei mesi e conseguentemente mi era parso ragionevole festeggiare, al bar, un tale dinamismo tariffario. Seduto al tavolino, a due passi dal mio barbiere paki all'inizio di Via del Pratello, davanti a cappuccino e cornetto e sfogliando Il Manifesto mi sono imbattuto in un'intera pagina per ricordare questo grande italiano.

Appresi di Italo Insolera molti anni orsono, comprando nei remainder il suo Roma Moderna, pubblicato nel 1962 e da allora più volte aggiornato (l'edizione più recente è dell'anno scorso). E' un libro molto bello, e anche un atto d'amore (sofferto) verso quella che, malgrado tutto, è la più bella città del mondo.

Il libro fu il frutto del lavoro giovanile di Insolera presso L'istituto nazionale di urbanistica, "allora profondamente ispirato dal pensiero di Adriano Olivetti" (qui)

Grazie ad Olivetti e alle sue Edizioni di Comunità si pubblicarono in Italia i libri di Lewis Mumford, che influenzò profondamente il pensiero urbanistico di Adriano (qui, a fianco di Lewis Munford in visita presso gli stabilimenti Olivetti nel 1957).

Anch'io mi sento abbastanza Mumfordiano, anche se costituzionalmente son vittima del fascino perverso e imperiale di quell'high modernism che James Scott denuncia nel suo "seeing like a state". L'anno scorso cercai di andarlo a trovare, durante una mia breve permanenza presso l'Università di Yale. Lui pero era in Grecia, penso a svernare, e solo ci scambiammo un paio di messaggi dal tono gradevolmente ironico.

Mumford apprezzò, se pur con riserve, The death and life of great American cities di Jane Jacobs. Il libro ebbe un ruolo importante nel determinare la sconfitta del più faroinico dei progetti di Robert Moses: la Lower Manhattan Expressway.

Poi nel 1973 arrivò "Small is beautiful" di E. F. Schumacher. Qui mi fermo coi collegamenti, che sarebbe interessante approfondire, perché questo è solo un appunto.




lunedì 27 agosto 2012

D'oh!



E' chiaro, sono in un periodo americano. Chissà perché, chissà che cosa mi fa ondeggiare i neuroni di qua è di là.

L'FBI, Mario Savio e Ronald Reagan



Ieri ho ascoltato su NPR a un'intervista a Seth Rosenfeld, autore di un libro sulle attività dell'FBI nel campus di UC Berkeley durante gli anni '60 e dei rapporti tra l'FBI e Reagan.

"Rosenfeld's new book, Subversives: The FBI's War on Student Radicals and Reagan's Rise to Power, details how the FBI employed fake reporters to plant ideas and shape public opinion about the student movement; how they planted stories with real reporters; and how they even managed — with the help of then-Gov. Ronald Reagan — to get the UC Berkeley's President Clark Kerr fired.

To research the book, Rosenfeld pored over 300,000 pages of records obtained over 30 years from five lengthy Freedom of Information Act lawsuits against the FBI.

The records "show that during the Cold War, the FBI sought to change the course of history by secretly interceding in events, by manipulating public opinion and taking sides in partisan politics," Rosenfeld says."


Il Freedom of Information Act è uno strumento potente, in mano a giornalisti investigativi ostinati.

Quasi tutto quel che so sul Free Speech Movement, e sul suo leader Mario Savio (che l'FBI spiò e anche perseguitò) deriva dal documentario "Berkeley in the Sixties", che vidi anni fa quando vivevo a San Diego. Ogni mercoledì un gruppo di studenti organizzava un cineforum "impegnato" e io spesso vi andavo. Bene, ora il documentario è disponibile su youtube. Chissà se li organizzano ancora, i cineforum del mercoledì.

domenica 26 agosto 2012

More proof that god is a woman



@ 1'37''.

A loro David Letterman, a noi Grillo Grillo. Poi ci sono altri fatti della vita che riequilibrano, per carità.

sabato 25 agosto 2012

In politica non si butta via niente


"Mondo Convenienza", centro commerciale Navile, Bologna. Esposizione cucine. Cliccare sulla foto per legger meglio.

venerdì 24 agosto 2012

Gore Vidal


"Two of Gore Vidal’s favorite pastimes were having sex and appearing on television, and at a memorial service on Thursday, Mr. Vidal — the novelist, essayist, screenwriter and all-around man of letters who died in July at the age of 86 — got to do the second at least. "

Così il New York Times oggi.

Nelle ultime settimane ho letto The Selected Essays of Gore Vidal. Il libro è diviso in due parti, la prima dedicata alla critica letteraria e la seconda alla politica. In lui cercavo una buona lettura, e speravo di trovare quell'eleganza della parola che uccide, a la Tacito, per cui era noto. Cercavo tecnica più che opinioni, ma alla fine mi son trovato d'accordo quasi in tutto.

Le pagine di Vidal su Calvino, che lo fecero conoscere al pubblico americano, sono molto belle.

Su Hemingway (e l'America):

"What other culture could have produced someone like Hemingway and not seen the joke?"

E' un double jab, in cui il secondo arriva a scoppio ritardato. La tecnica serve, e se colpisci nel segno è ancora meglio.

giovedì 23 agosto 2012

Prendo i numeri


Sono le giornate in cui non dò, ma prendo i numeri, per rinnovare un po' il corso di econometria applicata che inizierò ad insegnare a fine settembre.

Uso la routine di Stata WBopendata (spiegata qui), che il progetto open data della Banca Mondiale ha realizzato recentemente e che permette di accedere con facilità a un totale di 5067 serie storiche: bravi.

Con quei dati poi si fa quel che si vuole, ma oggi volevo sperimentare la routine spmap, realizzata da Maurizio Pisati. Con relativa semplicità permette di rappresentare i dati su mappe da dentro a Stata, insomma senza necessità di utilizzare un programma dedicato come ArcView.

Quando si guardano i dati si impara sempre. Per esempio, ecco le emissioni di CO2, procapite e per unità di prodotto:



Le due mappe sono abbastanza diverse tra loro, i paesi più ricchi emettono più CO2 per capita, e si sapeva, ma tendono ad essere relativamente poco inquinanti per unità di prodotto.

I dati di gran lunga più interessanti sono però i seguenti.


Ammettetelo: anche voi avreste sempre voluto sapere quanti trattori ci sono in giro per il mondo, ma non avete mai osato chiederlo. Ecco finalmente soddisfatta la vostra perversa curiosità.

Nota: il bianco indica che il dato non è disponibile (in Australia i trattori ci sono eccome!); cliccare sull'immagine per ingrandirla.

mercoledì 22 agosto 2012

L'apriscatole di Giavazzi


"Ipotizziamo di avere un apriscatole", chiudeva una nota barzelletta sugli economisti (qui).

Francesco Giavazzi su Vox.eu insiste sul fatto che "The government still owns large fractions of publicly traded companies, among them Enel, Eni and Finmeccanica. It should sell them."

Sulla stessa linea quelli del manifesto "fermare il declino", che solo omettono di ricordarci, come fa Giavazzi, che "the city centres of most Italian towns have at least a couple of large, empty army barracks."

Sempre su Vox.eu, Charles Wyplosz ricorda a Giavazzi che "We know that selling out in the midst of a crisis takes the form of fire sales that are economically counter-productive (Krugman, 1998). While, we Europeans, are not Latin Americans – for whatever it means – the principles of economics know no geographical or cultural borders."

Scusiamo Wyplosz, che non è italiano, per non raccontare l'altra parte della questione: Enel, Eni e soprattutto Finmeccanica rappresentano un pezzo di sistema (politico-) produttivo il cui controllo, per una serie lunga di motivi, non è alienabile a meno di non voler ripensare in modo sostanziale alcuni tratti portanti del capitalismo italiano, e questioni che attengono alla sicurezza nazionale e alla politica estera - considerando il ruolo di Finmeccanica come ancoraggio ai rapporti atlantici italiani. E quindi Monti non venderà nulla, a prescindere da ogni considerazione di merito ed opportunità, se non altro perché il suo governo tecnico non ha il mandato per farlo.

Quella di Giavazzi è insomma una proposta retorica, quando non l'arguzia di una barzelletta: ipotizziamo di avere un apriscatole.


martedì 21 agosto 2012

San Francisco, e più a nord



E' morto Scott McKenzie, autore dell'inno "San Francisco (Be Sure to Wear Flowers in Your Hair". La condizione che mi portò a conoscere questa canzone non vale la pena che la racconti qui.

Vorrei tanto tornare a San Francisco, dove non vado da quasi 10 anni - per l'esattezza, ero a Berkeley quando gli americani iniziarono a bombardare l'Iraq. Se dovessi tornarvi mi spingerei più a nord, sino all'avamposto russo di Fort Ross.

Qui si racconta la storia affascinante delle incursioni russe lungo la costa americana dall'Alaska giù sino alla Baia di San Francisco. Non son sicuro che quando Rezanov vi entrò nel 1806, al comando del veliero Juno, avesse un fiore tra i capelli. E' che non l'avevano avvertito.

sabato 18 agosto 2012

PR: e se accadesse al Vaticano?



Solidarizzo anch'io con Pussy Riot. Ma allarghiamo il discorso.

Come sottolinea un mio amico, quali reazioni rabbiose avremmo dovuto sopportare se qualcosa di simile fosse accaduto in San Pietro? Perché, mutatis mutandis, di questo stiamo parlando: la Basilica del Cristo Salvatore, terminata nel 1880 per celebrare la vittoria su Napoleone del 1812 (che occupa un posto enorme nella storia nazionale russa, secondo solo alla vittoria sui nazisti), fu distrutta nel dicembre del 1931 per volere di Stalin. Al suo posto doveva sorgere un enorme grattacielo: se ne scavarono le fondamenta, ma il terreno era instabile, e poi arrivò la Grande guerra patriottica. Nel dopoguerra il progetto fu abbandonato e dalle fondamenta già scavate si realizzò un'enorme piscina circolare, refrigerio estivo per i moscoviti. Ripetiamo allora piano: del più importante luogo di culto del paese, a due passi dal Cremlino, in Unione Sovietica si fece una piscina.

Dopo la parentesi sovietica, la ricostruzione della cattedrale negli anni di Eltsin rappresentò simbolicamente la ricostituzione dei rapporti storici e quasi simbiotici tra il potere politico e quello religioso in Russia. Per concludere, dal punto di vista simbolico l'allegra esibizione di Pussy Riot è stata veramente "punk", per la spavalderia con cui ha affondato il coltello.

Riflettiamo allora, come fa Oleg Kashin sul Guardian di ieri: la vicenda fa il gioco di Putin, ed è un passo ulteriore nella direzione dell'avvelenamento dei rapporti all'interno della società russa.

Però ci sono più piani, e le tre ragazze condannate ieri a due anni di prigione meritano solidarietà. A prescindere da ogni considerazione, e a maggior ragione perché hanno sostanza: l'ultima lettera dal carcere di Nadezhda Tolokonnikova, la più eloquente delle tre, è quasi un manifesto politico (dal sito del suo avvocato).

Musicalmente, invece, forse non dovremmo incoraggiarle, ma riconosco che il loro pezzo più recente, reso pubblico in questi giorni, non è davvero male. In fondo riporto il testo.

Recita uno degli ultimi tweet di Nadezhda Tolokonnikova prima dell'arresto: "Как отписаться от Путина?", "come ci si disiscrive da Putin?". Buona domanda. Anche noi in Italia abbiamo avuto un problema simile, e non è detto che lo abbiamo superato del tutto.

Un due tre, tutti insieme: Putin accende i fuochi "ПУТИН ЗАЖИГАЕТ КОСТРЫ". Un bel testo di lotta, forse non l'ideale per conquistare il centro politico. Ma i tempi della politica a volte sono molto lunghi.

Государство в тюрьме сильнее времени
Чем больше арестов — тем больше счастья
А каждый арест — с любовью к сексисту
Качнувшему щеки, как грудь и живот

Но нас нельзя закупорить в ящик
Свергай чекистов лучше и чаще

Путин зажигает костры революций
Ему скучно и страшно с людьми в тишине
Что ни казнь у него — то гнилая рябина,
Что ни срок в много лет — то предмет для поллюций

Припев.

Страна идет, страна идет на улицы с дерзостью
Страна идет, страна идет прощаться с режимом,
Страна идет, страна идет феминистским клином
А Путин идет, Путин идет, прощаться скотом

Арестуй по 6 мая весь город
7 лет нам мало — дай 18
Запрети кричать, клеветать и гулять,
Возьми себе в жены батьку Лукашенка

Припев 2 раза.

Страна идет, страна идет на улицы с дерзостью
Страна идет, страна идет прощаться с режимом,
Страна идет, страна идет феминистским клином
А Путин идет, Путин идет, прощаться скотом.

venerdì 17 agosto 2012

Pubblicità contestuale


Un ritaglio del mio schermo pochi istanti fa - dal sito di Google Mail. La tecnologia su cui si basa la pubblicità contestuale è ancora imperfetta.

giovedì 16 agosto 2012

Quella palude nel cervello


Il 26 luglio scorso i piloti di tre aerei della compagnia Ryanair, dirottati da Madrid a Valenza a causa di un temporale, chiesero di effettuare un atterraggio di emergenza per non rimanere senza carburante. Il governo spagnolo sta indagando (vedi qui).

Magari ha ragione Ryanair: imbarcata la quantità di combustibile prevista dagli standard internazionali, i comandanti degli aerei avrebbero chiesto di atterrare anticipatamente rispetto al loro turno solo per motivi precauzionali. Ma oggi fa caldo, e il caldo agita i neuroni che termodinamicamente straripano dai condotti di contenzione che uniscono le diverse aree di materia grigia e si riversano in quella palude del cervello dove, sguazzando indisciplinati, generano le teorie del complotto.

Qualche tempo fa apprendemmo che Ryanair stava studiando nuovi metodi per incrementare i profitti: far pagare un extra ai viaggiatori sovrappeso, oppure l'utilizzo della toilet, oppure disporre i viaggiatori non seduti, ma in piedi, appesi a delle specie di attaccapanni.

Due giorni fa ho scattato la foto che vedete. Il Boeing 737-800 che placido sorvola l'isola di Agathonisi, procedente da Kos e diretto a Bologna, ha un vortilon (così si chiama) incompleto.

Con questo, la verità si manifesta inappellabile a chi la vorrà vedere: per guadagnare di più, Ryainair ha intrapreso una strategia occulta di alleggerimento dei suoi aeromobili. Siete sicuri che sotto al seggiolino ancora si trovi il salvagente? Tastate, tastate pure.

mercoledì 15 agosto 2012

I bravi ragazzi che vogliono fermare il declino


Venne il giorno in cui Enrico la Talpa decise di contrastare il declino degli anni di piombo fondando un'organizzazione di ben intenzionate persone, che con buon senso chiamò i Bravi Ragazzi. Con acume scelse, per simbolo della nuova associazione, una ben riconoscibile stella.

Le cose si complicarono abbastanza quando lui e i suoi sodali decisero di recarsi dal pollaio in cui vivevano sino alla città, per presentare le loro idee. Marciarono così dietro a un grande striscione in cui campeggiavano le iniziali dell'allegra brigata, simmetricamente collocate subito sotto al felice simbolo, che aveva cinque punte.

Altri tempi, altri anni di piombo: nel 2012, altri bravi ragazzi propongono un manifesto per fermare il declino, in cui auspicano "la creazione di una nuova forza politica – completamente diversa dalle esistenti – che induca un rinnovamento nei contenuti, nelle persone e nel modo di fare politica". Come? Avviando "un processo di aggregazione politica libero da personalismi e senza pregiudiziali ideologiche, mirato a fare dell’Italia un paese che prospera e cresce." Per questo invitano "le persone e le organizzazioni interessate, per costruire quel soggetto politico che 151 anni di storia unitaria ci hanno sinora negato e di cui abbiamo urgente bisogno".

Una forza politica completamente diversa? Niente pregiudiziali ideologiche? Ma dai! Ne' personalismi - che cosa sono? Il non saper volersi bene? E la storia, 150 anni di essa, ci ha negato tutto questo? Geniale, come non esserci arrivati prima.

Seguono dieci proposte "per la crescita", che penso siano state scritte in fretta. Una fretta inspiegabile, considerata anche la benevolenza di "Italia Futura" guidata da Luca Cordero di Montezemolo (vedi la lettera pubblicata ieri dal Corriere), che avrebbe ben potuto dare in prestito le doti di comunicatore affinate in quella grande scuola che fu la gestione dei mondiali di calcio del 1990. Rincuora almeno che, malgrado l'italiano un po' sciatto, la lettera al Corriere dimostri che i sostenitori di "Fermare il declino" dispongono del realismo politico che ci vuole per affrontare, sin da ora, il problema cruciale delle alleanze.

La maggior parte dei firmatari sono economisti, come me. Sono sempre più d'accordo con quei colleghi non economisti che ci accusano di vivere in un universo parallelo.

Curiosità: tra i primi firmatari troviamo anche il portavoce del Tea Party Italia, tale Giacomo Zucco.

Non prevedendo Obama


La candidatura di Paul Ryan è stata interpretata come un segnale di debolezza da parte di Romney, indietro nei sondaggi e per questo desideroso di cambiar gioco al costo di allontanarsi dal centro (si veda per esempio "A Risky Rationale Behind Romney’s Choice of Ryan, di Nate Silver, The New York Times, 15 agosto 2012).

Sia il modello di Ray Fair sia quello di Douglas Hibbs anticipano invece una vittoria repubblicana, se pur di misura: il primo prevede il 49.5% di voti al candidato democratico, e il secondo il 47.5%.

Siccome in entrambi i modelli l'esito dipende in buona misura dall'andamento dell'economia, e dato che su questo fronte i giochi son fatti, le previsioni rimarranno praticamente immutate da ora sino a novembre.

Io credo (e spero) che Romney si sia sbagliato. Inoltre, son tornato al lavoro. Oggi, Ferragosto: cosa non si fa per differenziarsi.

mercoledì 1 agosto 2012

Il grande ombelico

Siam tornati al grande ombelico, con obiettivo triplice.


Ma le capre ci sfuggivano, e non siamo riusciti a catturare l'animale da sgozzare col coltellino svizzero per poterlo poi sacrificare, lanciandolo nel cratere.


Il grande cratere che incute rispetto e anche terrore. Michele si tiene a buona distanza.


Io, coraggiosamente, mi ergo al bordo del precipizio, con sorriso innaturale.


Il grande ombelico comunica con il mare per il tramite di una grande grotta. Il nostro secondo obiettivo consisteva nel trovarne l'uscita.


Coraggiosamente abbiamo battuto la scogliera, ma del passaggio, che deve esser sottomarino, neanche traccia.


Nella via del ritorno, malgrado le Alte Responsabilità Istituzionali, Michele non perde l'occasione per fare il buffone.

Per ultimo, non siamo neanche riusciti a provare in modo conclusivo che il cratere si trova al centro di tutto ed è, effettivamente, l'ombelico del mondo. Bicchiere mezzo pieno, in conclusione: non abbiamo raggiunto nessuno degli obiettivi prefissati, ma anche ieri siamo riusciti a far sera.

Da Porto San Giorgio, Isola di Gaidaro, per oggi è tutto.