domenica 22 aprile 2018
I quartieri settentrionali
Solo ex-post ho individuato le quattro cause che spiegano la trasformazione, oggi, della ricognizione di alcuni quartieri settentrionali, in una marcia di 40,7 chilometri che è durata nove ore e dodici minuti.
Sono tutte cause in negativo: dicono non di fattori presenti, ma assenti. Qualcosa che manca, come un buco, involontariamente afferma la presenza contraria, di quel che sta oltre all'orlo del vuoto. E così tra quel che manca e il suo opposto si stabilisce una relazione complessa e ambigua, che oggi mi ha tenuto compagnia. Soprattutto oltre il trentesimo chilometro.
Prima causa: mancanza di tempo. Tra pochi giorni tornerò in Italia e volevo ancora seguire le tracce del libro sull'architettura d'avanguardia a Leningrado, che già mi ha accompagnato nel quartiere Kirovski. Siccome non avevo tempo, oggi ho dovuto utilizzare molto tempo, muovendomi per diversi quartieri.
Quartiere Pietrogradski
Questo è il Palazzo della cultura intitolato al Soviet di Leningrado, terminato nel '38. La torre doveva essere alta più del doppio, e non so perché si siano fermati prima, mortificando il progetto.
Terminato nel '35, in questo palazzo abitavano membri della nomenklatura.
A due passi si trova, del '31, l'edificio dell'amministrazione della fabbrica "Poligrafmash".
Quartiere del fiume Chernaya
Nel 2003 abitai per due settimane in questo quartiere. Non c'era molto dialogo con la signora che mi ospitava, temo non soltanto perché conoscevo pochissimo il russo. In quell'occasione non andai nel triangolo di parco dove avvenne il duello che portò alla morte Pushkin. Da una parte, è chiuso dalla ferrovia, e dalle altre due, da strade trafficate. Qualche giorno fa ho confessato a due professoresse di non aver letto l'Evgenii Onegin di Pushkin e mi hanno guardato malissimo. E' che Pushkin è davvero imprescindibile.
Mercato dell'Udelnaya.
Seconda causa: Claudio era assente. Altrimenti ci sarebbe andato lui al mercato dell'Udelnaya, che è il punto più a nord del percorso. Così è toccato a me comprare il busto di Lenin che mi aveva chiesto per Alessandro.
Ho preso un bel busto. Prodotto dall Ленинградский фарфоровый завод имени М. В. Ломоносова ("Fabbrica di porcellana di Leningrado intitolata a Lomonosov"), che era come si chiamava in epoca sovietica la Fabbrica imperiale di porcellane. Me l'ha spiegato chi me l'ha venduta, un tipo simpatico. E mi ha anche fatto vedere il marchio sotto il busto, e comunque io mi fido di tutti.
Quartiere Vyborskaya Storona
E' un quartiere industriale. Iniziamo con un bel tubo.
E' il centro commerciale "Klondaik" (quello di Paperon de' Paperoni), con davanti un bel tubo del teleriscaldamento. La Russia a volte è così. Non so che cosa avrebbe da dire su un tale quadretto un Robert Venturi (il cantore dell'architettura di Las Vegas).
Non rende troppo la foto, ma i "bagni tondi", terminati del 1930, sono un edificio notevolissimo.
Questa bella scuola è del '31.
La fabbrica di cucine, del 1930.
Di questo mosaico non so nulla, ma mi piace.
Son passato alla Stazione di Finlandia. Il treno col quale nell'aprile del 1917 arrivò Lenin lo han messo sotto teca. Per vederlo ho chiesto a un poliziotto molto annoiato, che mi ha accompagnato oltre ai varchi di controllo.
Davanti alla stazione c'è quella che si può considerare la madre di tutte le statue di Lenin. Con una mano si tiene il cappotto, e con l'altra indica il negozio dove l'ha comprato. Questo si diceva, scherzosamente.
E a proposito, oggi è il compleanno di Lenin. E ieri era il sabato del lavoro volontario, che deriva dalla tradizione dei "sabati di Lenin" ("субботник") in cui il popolo lavorava gratis. Ora è rimasto un giorno solo, prossimo al suo compleanno.
E' un particolare di un quadro di tale В. С. Ivanov. E' molto famoso e mostra Lenin che fatica, in un sabato dei suoi.
E parlando d'arte (in russo: Искусство), valga la seguente.
Mancano due cause.
Terza causa. Non ho la piscina per nuotare, non ho i colli di Bologna per correre. Per questo, nelle settimane che ho trascorso qua a San Pietroburgo, ho dovuto camminare molto per compensare.
Quarta causa. Il motivo principale per cui son qua si iscrive in un ragionamento sull'assenza di informazioni quantitative. Sul fatto che la loro mancanza è interessante e informa tanto quanto la presenza, anche se ovviamente in modo diverso. E sul fatto che presenza e assenza rimandano l'una all'altra in modo complesso. Sono pensieri che possono apparire esoterici e forse lo sono. Per cui, per mantenere i piedi per terra, almeno qualcosa devo riuscire a contare. E oggi è andata bene: quaranta chilometri virgola sette. E' stata una giornata concreta, alla fine avrei anche continuato a camminare, ma francamente non sapevo più dove andare, e ho pensato che se avessi ripetuto due volte lo stesso giro avrei dato adito a malintesi. Ho poi visto tante cose belle, e una era dichiaratamente artistica.
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