martedì 7 dicembre 2021

Je suis bibitaro

Ancora una volta un politico si è riferito negativamente al lavoro del "bibitaro" (venditore di bibite), giudicandolo non prodromico alle alte fatiche dello statista. Mi sono rammentato che anch'io fui bibitaro, e non me ne vanto perché fu con scarso onore. Per evitare futuri ricordi col contagocce, metto in fila tutte le mie migliori esperienze professionali. Tra il serio e il faceto: è tutto vero, ma in un paio di casi si trattò di carriere tanto brillanti quanto fulminee.

BIBITARO E PANINARO. In gita autogestita in prima superiore, con Luigi riempimmo i tascapani per vendere con sovrapprezzo  ai compagni di classe, sul treno, diretti a La Spezia-Cinque Terre. Eravamo adolescenti problematici, marginali, e in cerca di rivalsa.

RACCOGLITORE DI MONETE ALLA FONTANA DI TREVI. L'ho raccontato qui.

OPERAIO METALMECCANICO. Per due mesi, tra la 2a e la 3a liceo. Con i soldi racimolati ricattai i miei: o la 4a negli Stati Uniti, o mi compro una Laverda 125-4 tempi. Scelsero la prima e così sono ancora vivo, perché in moto ero disastroso.

CUCITORE DI VESTITI PER BAMBOLE (giuro). Vigeva una sorta di cottage system. Se non ricordo male, per 5 lire a pezzo. O erano 25. Macchina taglia-cuci marca "Rimoldi", ancora ricordo.

DISTRIBUTORE DI VOLANTINI. Sempre con Luigi e per molti mesi, avevamo forse quindici anni, lavoro minorile "in nero". In un'occasione dovevamo distribuire volantini della Democrazia Cristiana all'entrata di una fabbrica (Mangelli, a Forlì). Lui si rifiutò, obiettò insomma, forse così riscattandosi della disonorevole esperienza da bibitaro. Io no, ed è per questo che non diventerò mai ministro.

Quel politico non ha usato il termine "bibitaro" in modo generico, ma si è riferito più particolarmente alla vendita del chinotto. E se non altro per questo avrebbe fatto meglio a tacere: perché sul chinotto l'ultima parola la dissero gli Skiantos, in una canzone di tanti anni fa. 

Un altro paio di "mestieri" li ometto, perché non sono sicuro che siate pronti.

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