Il "Caso Zamagni" è una vicenda carsica che ogni tanto riaffiora. E' una sorta di aleph borghesiano dentro al quale l'occhio meravigliato osserva, nelle sue sfaccettature, la grande crisi italiana: la debolezza delle istituzioni e l'opportunismo, il tradimento, delle classi dirigenti. Il Caso Zamagni, esperimento involontario e involontariamente autentico (l'autenticità delle "patacche": c'è del sublime in questa vicenda), è l'invenzione della cartina di tornasole della crisi: serendipity pura, è il più alto contributo del Professor Stefano Zamagni alla scienza. Mi piace però pensare che Zamagni tutto questo lo abbia fatto apposta, prevedendo lucidamente dove si sarebbe arrivati, e che con un lampo di genio alzi ora lo sguardo per dirci: "vedete che cosa ho dimostrato? Siete degli zero in un campo di macerie".
Da: Maurizio Viroli, La libertà dei servi, Laterza, 2010. Pg. 135-6.
[…] “L’analfabetismo morale ha raggiunto proporzioni allarmanti, forse più di quello letterario. Evidenti errori di ragionamento – “ma come, lo fanno tutti, perché non dovrei farlo anch’io?”; “ha violato le leggi, ma ha fatto anche del bene”; “è corrotto, ma è anche simpatico”; “non ha alcuna integrità, ma è intelligente”, e via di questo passo – sono diventati oggi luoghi comuni. In un bel saggio Diego Gambetta e Gloria Origgi hanno documentato i commenti elaborati da accademici, giornalisti e politici a difesa di un caso di plagio che ha coinvolto un noto economista, Stefano Zamagni, consulente del papa. Merita leggerli con attenzione: 1) Non c’è nulla di originale, tutti plagiano, perché preoccuparsi?; 2) Quelli che denunciano sono sempre peggio dei loro bersagli; 3) Che senso ha prendersela con Zamagni? Tanto non lo puniranno mai; 4) Che senso ha denunciare quando sari tu a pagarne le conseguenze?; 5) E’ un buon barone, molto meglio di tanti altri, perché attaccare proprio lui? 6) Zamagni è di sinistra, e non bisogna indebolire la sinistra in un periodo di campagna elettorale; 7) Zamagni mostra di avere ottimi gusti intellettuali dato che ha plagiato ottimi autori, e dunque non merita di essere attaccato; 8) Dato che molti plagiano, attaccare uno in particolare dimostra che chi denuncia ha ignobili motivi per farlo; 9) Un economista, infine, ha suggerito che il vero autore del plagio era probabilmente uno studente di Zamagni. Il professore non è dunque colpevole di plagio, ma ha soltanto firmato un saggio che non ha scritto di cui è autore un altro che l’ha copiato.
Siffatto modo di ragionare, si fa per dire, nasce dall’evidente intento di giustificare la violazione delle regole per potere poi essere trattati con in analoghe circostanze con analoga benevolenza. Con l’ovvia conseguenza che i disonesti sono premiati e circondati da approvazione e gli onesti puniti e circondati da disapprovazione e spesso da malcelato disprezzo. Sarebbe facile dimostrare quanti e quali perversi effetti la mentalità assolutoria ha in tutti gli ambiti della vita sociale […]. Qui importa solo rilevare che tale mentalità è perfetta in un contesto cortigiano, dove una persona integra è una minaccia per il signore e per gli altri cortigiani. Sia detto una volta per tutte: persone che sragionano nel modo che ho descritto possono vivere soltanto da servi.”
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