lunedì 19 settembre 2011
Ernesto Sabato
"Tengo con la literatura la misma relación que puede tener un guerrillero con el ejército regular"
Sino a quando vi sono storie da scoprire - sempre, presumo - la vita è bella. Quest'estate ho scoperto la storia di Ernesto Sabato e sono disceso, forse per non riemergere, nel suo "Sobre heroes y tumbas". Quel libro, per le tante cose che è, non riesco a descriverlo. Al suo interno, El informe sobre ciegos è una follia dentro alla follia.
Capo dei giovani comunisti argentini, nel '34 da Bruxelles scappò a Parigi, per non fare una brutta fine nella Mosca di Stalin. Tornò in Argentina per terminare il dottorato in fisica e, nel '38, si ritrovò a Parigi ai laboratori Curie con una borsa di studio. Vi durò poco. Lasciò la scienza e si dedicò a tempo pieno alla letteratura. Nell'Argentina di Alfonsín fu a capo della commissione di indagine sui desaparecidos. Una discesa all'inferno, per Sabato, che credeva nella malvagità dell'uomo.
Col tempo si avvicinò a posizioni anarchico-cristiane a la Toltsoj. Ernesto Sabato fu tante cose, innanzitutto un guerrigliero non incasellabile, e fu anche lo stupido che, insieme a Borges, pranzò con Videla all'indomani del golpe.
E' morto l'anno scorso a 99 anni di età. Nella foto in alto è quello coi baffetti e cappotto chiaro in prima fila, davanti al telescopio a La Plata.
Io, intimamente astrofilo, non posso che sentir a me vicina una persona che da giovane pubblicò un libretto intitolato "Como construí un telescopio de 8 pulgadas de abertura".
L'ottima Radio Nazionale Spagnola pochi giorni fa ha trasmesso questo documentario su Ernesto Sabato. Per questo mi è venuto in mente, dall'abisso.
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