Ieri gli studenti di economia dei media hanno diligentemente compilato il modulo di valutazione del mio corso. Non ha nessun impatto, su nulla, ma qualunque eventuale freno inibitore ora è saltato.
Oggi, tra le altre angherie, ho imposto loro la visione di questi tre video. Io mi sto divertendo; loro, non so. E non lo saprò neanche: i moduli sono già in busta chiusa e immodificabili.
Eugenio Finardi, nel 1976, al Parco Lambro, racconta l'entusiasmo e le speranze verso le radio libere. Sobering thought nei confronti di ogni tecnologia rivoluzionaria passata e futura.
L'inizio di Easy Rider, 1970. Hollywood, dopo la disintegrazione verticale del 1948, all'apice della controcultura. Steppenwolf, born to be wild.
Avevo letto di questa intervista a Enrico Mattei, ma non l'avevo mai vista. Fa venire la pelle d'oca ed è un capolavoro di comunicazione. La televisione allora era lenta. Lo era naturalmente perché derivava da altri modelli, ma anche poteva permetterselo perché, altare domestico, riceveva attenzione indiscussa. Dovremmo trovare il modo di rallentare i tempi per ascoltare dei racconti raccontati con calma. Due cani voraci, un gatto, una parabola. Saper raccontare, per creare senso.
Nessun commento:
Posta un commento