domenica 2 febbraio 2014
Pepe Carvalho fascista?
Un certo signore, apparentemente aderente al movimento politico di Grillo, ha pubblicato una foto in cui brucia un libro di un autore a lui non grato. In rete, molti commenti hanno tracciato un parallelo coi roghi dei libri organizzati da certi movimenti totalitari. Segue, implacabile, l'equazione: Grillo uguale (se non ora, tra un po') al fascismo.
Pepe Carvalho, il detective uscito dalla penna di Manuel Vázquez Montalbán, decise di "convertire la sua biblioteca in una galleria di condannati a morte", perché, afferma in Quintetto di Buenos Aires, "Lessi libri per 40 anni, e ora li brucio uno ad uno, dato che non sono riusciti ad insegnarmi a vivere" (vedi qui).
Ho una pessima opinione di Grillo e delle sue iniziative politiche. Però, bruciare un libro di cui si è in possesso è un diritto. Può essere stupido, e in questo caso direi, infantile, ma è un diritto.
Vi è in certuni una sorta di reazione del simpatico, per cui qualunque cosa che non piace, o che in pieno diritto si disprezza, automaticamente viene sovrapposta all'esperienza storica del fascismo. Nella migliore delle ipotesi, una tale reazione denota povertà di strumenti analitici. Politicamente, poi, è controproducente. Quasi quanto bruciare il libro di un autore sgradito e vantarsene in pubblico.
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Anche io ogni tanto penso che prima o poi faro' come Pepe Carvalho. Tra l'altro farlo avrebbe il notevole risvolto pratico di liberare una stanza. Ma secondo me il problema non è bruciare un libro, ma il perche' lo si fa.
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