lunedì 9 maggio 2016

L'uomo nuovo



"L'intero mercato è destinato a cambiare e con esso anche la mentalità dei lavoratori italiani. Dobbiamo abituare la gente che l'istruzione sarà molto più lunga e costosa, le assunzioni a tempo indeterminato molte di meno, i tempi di lavoro più lunghi, i pensionamenti verranno posticipati. Le riforme non hanno solo un fine economico, ma anche e soprattutto sociale perché servono a modificare la mentalità lavorativa degli italiani". (enfasi mia; intervista di Filippo Taddei a L'Espresso, 28 luglio 2015).

Altri desiderarono cambiare gli italiani, col fine di cambiare l'Italia - e viceversa. Nel Risorgimento ci si pose il problema del "fare gli italiani", e più tardi, il comunismo necessitava dell'"uomo nuovo". Con le sue istituzioni, il fascismo, che non per nulla si credeva rivoluzionario, volle rinnovare una razza che si desiderava virile e obbediente. E per Mussolini la guerra non aveva solo un fine militare ma, esattamente come con le più pacifiche riforme di Taddei, doveva servire per modificare la mentalità degli italiani.

La fine tragica del fascismo portò ad abbandonare e anzi a vedere con sospetto certe velleità, al punto che in tutta la storia repubblicana si faticherebbe a rinvenire simili auspici, per così dire, meta-politici.

A scanso di equivoci, non sto surrettiziamente associando Filippo Taddei a nulla che assomigli al fascismo. Mi limito ad accusarlo di hubris. E' che c'è Verdini in maggioranza... ma Taddei, ma chi credi di cambiare?

1 commento:

  1. E' uno dei più servili, farà strada; Verdini è l'alleato più congeniale al governo renzi

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