domenica 27 maggio 2018
Milano, Paris
Se fu Paris, Texas, vale anche Milano, Parigi, e così è stato: mercoledì scorso sono andato a Milano per un seminario agli studenti di dottorato di Transcrime, e poi ho proseguito per Parigi. Parigi, estensione settentrionale di Milano, e sua appendice.
Nel pomeriggio mi sono molto divertito. Gianni Braghieri, al quale si è aggiunta Annalisa Trentin, ci hanno illustrato un po' d'architettura milanese, principalmente dei primi decenni del secolo. Eccoli nella foto qui sotto, davanti alla Borsa, insomma, all'incirca tra l'edificio della borsa, e il dito di Cattelan - in alto. Il terzo è Enrico Rotondi, che già da tempo è vittima del mio entusiasmo dilettantesco per l'Architettura, la cui "A" è da intendersi come molto maiuscola.
Tra le tante cose belle che abbiamo visto riporto solo un dettaglio.
E' un balcone della Domus Julia di Gio Ponti ed Emilio Lancia.
Con Gianni, Annalisa ed Enrico è finita così, e con una promessa di gita a Como per visitare il Fondo Sant'Elia e per vedere cose del Terragni - ad iniziare dalla Casa del Fascio.
Poi ho ripreso a camminare. Se cammini abbastanza vedi tutto senza bisogno di cercarlo, insomma trascendi la relazione dialettica tra turista e luogo turistico. In tale trascendenza mi si è palesata davanti un'altra notevole realizzazione di Ponti e Lancia: il Palazzo e la Torre Rasini.
Ho cenato al ristorante Asmara, zona di Porta Venezia. Preparano l'injera con poco teff, che se ho ben capito mischiano con la farina di grano. Come in un ristorante di Roma dove mi eron informato qualche settimane fa (ho deciso che d'ora questa domanda la farò sempre). Si sono giustificati affermando che qua altrimenti l'injera non viene. Non so se crederci. Io come preparano l'injera lo chiedo ogni volta che posso.
La notte l'aeroporto di Bergamo è aperto. Così sono arrivato presto a Parigi.
All'Hotel del Ville, su indicazione di Claudio, ho visto la mostra delle fotografie sul '68 di Giles Caron, un grande fotografo di guerra francese, che morì in Cambogia nel 1970. Molto belle.
Per esempio, questa. L'occupazione dell'Università di Nanterre nella primavera del '68, se non ricordo male.
Poi, al Pompidou: Chagall, Lissitzky, Malévitch - L'avant-garde russe à Vitebsk (1918-1922).
Ecco due opere tra le tante.
Questa, di Chagall, ha scritto: "вперед вреред без остановки" (avanti avanti senza sosta). E' bellissima.
E questa è la tribuna di Lenin di El Lissitzki. Sua è anche la decorazione di una tazza-souvenir in cui i rossi si incuneano e battono i bianchi. I rossi contro i bianchi nella guerra civile. Ha un significato particolare, su molti livelli non ancora tutti identificati.
Altro è avvenuto e non racconto, ma in conclusione è vero che a viaggiare e a veder cose si perde del gran tempo. Non per il camminare e il visitare. Non per il dormicchiare steso su tre sedie di metallo in aeroporto, o l'attendere a un tavolino del circolo degli anziani a Orio al Serio (che esiste anche in quanto paese) il flixbus per tornare a casa.
E' quel che viene dopo. Gli appunti presi grazie a Gianni e Annalisa su cose che non so ma che vorrei imparare. Che so io di Leonidov e di Alessandro De Magistris? Nulla. E poi al Pompidou, quante altre idee per la testa, quanti temi da studiare e da collegare tra loro.
E siccome è veramente disarmante dovere affrontare tutta questa mia ignoranza nel poco tempo che mi separa dalla morte, nel 2097, ecco allora che tanto vale perder tempo, scrivendo questo resoconto di un breve viaggio a Paris, periferia nord di Milano. Mi pare, zona Bovisa o poco sopra. Che poi anche sulla Bovisa, sicuramente, ci sarebbe da aprire tutto un discorso.
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