Mi è capitato di ascoltare due interviste a Bruce Springsteen. Qui, su NPR (22 ottobre) sul suo ultimo album, Letter to You. E una sua breve dichiarazione, su twitter, a proposito di Trump.
Non sono mai stato un suo fan. All'inizio di giugno dell'83, alla radio c'era Springsteen, sull'auto di un compagno di scuola che mi dava un passaggio a casa, che mi disse, Springsteen, "either you love him, or you hate him".
La scuola era frequentata da gente varia, un po' classe media, un po' operari, a seconda dei quartieri di provenienza. A cavallo tra Pennsylvanya e New Jersey, erano gli anni della deindustrializzazione, che colpì duramente quelle comunità a due passi da Allentown (canzone di Billy Joel) e dalle acciaierie di Bethlehem.
Tornando da scuola con l'autobus giallo, un paio di studenti seduti in fondo si passavano una canna. L'autista se ne accorse, si fermò, si voltò verso di loro e con calma, come se fosse una cosa normale, li invitò a smettere. Col bus a un certo punto si entrava in una zona di case strette da operai, bianchi, auto vecchie parcheggiate.
Springsteen è di Long Branch, NJ, sull'oceano, a nord di Long Beach Island. Long Beach Island: cottage in legno non distanti dal mare, e spiaggia che ricordo sempre spazzata dal vento. Lì andammo anche il giorno dopo il Prom, in una casa di qualche amico.
A pensarci, in quei mesi, a nord di Philadelphia, era un po' come esser dentro una canzone di Springsteen, che non mi è mai piaciuto molto, ma che è bravo. Per cui, non è vero che o lo ami, o lo odi, e quell'amico aveva torto.