Marx scrisse che "tutto quel che è solido si volatilizza nell'aria", e Marshall Berman con quella frase vi intitolò un bel libro, che esprime la natura auto-distruttiva e faustiana della modernità (ne scrivevo qui). (**)
Nell'aria si disfa anche l'idea stessa di modernità, e con lei la concezione di noi stessi come "moderni". E' sufficiente che qualcosa ci distolga dalla nostra traiettoria (all'incirca, una continuazione lineare del giorno di ieri) e problemi che credavamo di poter trattare modernamente si dimostrano insolubili.
Non avevamo soluzioni, ma rituali, che negli ultimi mesi abbiamo osservato in parata: comitati di esperti e task force multitudinarie, modernissime app, una terminologia in inglese d'accatto, e conferenze stampa governative nientemeno che in diretta Facebook. Rituali che in tempi normali ci convincono della nostra modernità, ma a nulla sono serviti per evitare quel che ragionevolmente ed umanamente doveva essere evitato: più morti in autunno che in primavera.
Si dirà, c'è un governo inadeguato. Vero, ma non per questo: mettendo a nudo, osserviamo più chiaramente, per aria, tutto quel che oggi si sta volatilizzando.
(*) L'otto agosto fu il giorno con meno morti giornalieri registrati (2) e può esser preso come separatore tra prima e seconda ondata della pandemia. Morti registrate sino all'8 agosto scorso: 35205. Dal 9 agosto al 31 dicembre: 38954. Si veda qui.
(**) "All that is solid melts into air". In italiano tradotto "Tutto ciò che è solido svaninsce nell'aria", Marshall Berman. Il Mulino, 2012 (Edizione originaria è del 1982).
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