sabato 5 marzo 2022

Una foto, non un "fake"


La Russia oggi è a metà strada tra la Russia di due settimane fa e la Corea del Nord. Parlare di guerra dicendo le cose come stanno è stato orwellianaente definito "diffondere fake" e dichiarato reato.

Qualche anno fa trascorsi un mese a San Pietroburgo e avevo una stanza in un appartamento, non lontano da dove, sul Lungoneva degli inglesi, l'Aurora diede il segnale della Rivoluzione d'ottobre. Passarono più persone in quell'appartamento, per periodi più brevi, e tra queste A., col quale feci chiacchiere in più occasioni. Viveva in una città del nord ed era a San Pietroburgo per affari. Diventammo "amici" su Facebook.

E su Facebook (ormai non accessibile in Russia, a meno di non avere una VPN) ha pubblicato quanto traduco qui sotto. La foto è di un T34, il carro armato russo della 2a guerra mondiale.

Tutto questo addolora molto, per gli ucraini, e per i russi.

E' UNA FOTO, NON UN "FAKE"!

Questa foto è mia ed è stata scattata nel 2013 durante un viaggio a Volgograd con la classe di mio figlio, nei luoghi della battaglia di Stalingrado.

Il programma di quel tour, su mia richiesta, fu ampliato per includere una visita a Kalach-on-Don e Rossoshki. Un bel panorama, e proprio all'ingresso principale si trovano i resti di questo carro armato.

E' un "trentaquattro", un T34, che no dà la voglia di farsi fotografare con lo sfondo di altri carri armati e cannoni semoventi dipinti come in parata militare.

Questo è probabilmente il monumento più pacifista alla guerra che abbia mai visto, e per qualche motivo mi si è inciso nella memoria e vi è rimasto per sempre.

Guardando un carro armato che si è frantumato in schegge, capisci la natura disgustosa della guerra. Ti rendi conto che il carro armato è essenzialmente una fossa comune per l'equipaggio, e non le belle manovre e il tiro ai bersagli.

E penso che tali carri armati e quel che ne resta dovrebbero essere portati alle parate, in modo che la gente veda che le armi non significano solo vittoria. Anche morte.

Eppure, per avere un seguito più ampio, a tali monumenti vale la pena aggiungere l'odore della carne umana fritta, o l'odore cadaverico dei corpi decomposti di soldati e carristi morti, durante lo scioglimento delle nevi primaverili.

Così che sia ricordato e inciso nella memoria per sempre da tutti coloro che lo vedono. In modo che non ci sia voglia di gridare, appladire, e ripetere.

E poi, nel 2013, guardando quel "trentaquattro", semplicemente non potevo immaginare che dopo  nove anni avrei guardato quotidianamente nel "Telegram" resti simili di moderni carri armati russi bruciati nella vastità dell'Ucraina. E neppure potevo immaginare che la guerra non ci avrebbe insegnato nulla. Che a qualcuno potesse venire il desiderio, e il sostegno, di impadronirsi di un paese straniero. E non posso farci niente...

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