Ci vorrebbe Giorgio Bassani per parlare oggi dell'Università di Ferrara, con la sua penna lieve che non si accanisce di fronte alla povertà umana, tanto che, mentre la viviseziona, pare accarezzarla. Ci vorrebbe il suo tatto per raccontare "un Ateneo irrecuperabile", come in una comunicazione privata me lo descrive un suo esimio professore.
Non ho tale penna e mi limito a uno scarno aggiornamento di vicende sulle quali mi pronunciai in passato (qui), a seguire le accuse di violazione delle regole deontologiche della ricerca scientifica rivolte al suo rettore precedente, il Prof. Giorgio Zauli (si veda, per esempio, qui).
Si è conclusa la vicenda giudiziaria tra il Prof. Andrea Pugiotto, già Presidente della commissione etica d'ateneo (poi dimessosi), e il Direttore Generale dott. Giuseppe Galvan "imputato di diffamazione". Quest'ultimo pubblicamente ha chiesto scusa al primo (L'Estense, 8/6/2022).
Se capisco bene, si smonta l'annullamento dell'indagine effettuata circa le accuse all'ex Rettore Zauli. E apprendiamo (cito dalla medesima fonte), che "Pugiotto spiegò [che] dalle perizie richieste per valutare in maniera
obiettiva i lavori di Zauli e le sue eventuali responsabilità “emersero anomalie legate a parte delle dieci pubblicazioni attenzionate.
In particolare in sette pubblicazioni riguardanti esperimenti di
citofluorimetria, il perito ha rilevato in una di esse un possibile
errore materiale e in sei un copia/incolla di una medesima immagine a
illustrare esperimenti diversi oggetto di pubblicazioni differenti, qualificandole come manipolazioni” (enfasi mia: non mi pronuncio sul merito, ma cerco di capire).
Mi riferiscono inoltre che la rettrice (da oltre nove mesi) Prof.ssa Laura Ramaciotti non ha ancora in qualche modo esonerato il dott. Giuseppe Galvan, che è tutt'ora Direttore generale, e, udite, "responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza". E' una scelta che dimostra una grande forza personale, anzi, un suo potere sostanzialmente assoluto, seppur rispetto al nulla che ha di fronte in Senato accademico e Consiglio d'amministrazione.
Ci vorrebbe la penna di Giorgio Bassani, per trattare questi fatti in modo lieve.
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