Sono alla fiera del libro di Guadalajara, in Messico. Ora capisco perché la si definisse "la piú importante dell'America latina". È grande, enorme, suntuosa. Ci sono incontri molto interessanti: per esempio con Mia Couto (qui sotto).
Sono arrivato a Guadalajara ieri. Mi hanno sistemato al diciottesimo piano di un bell'albergo a la piscina è sei piani sotto. Vi ho trascorso abbastanza tempo per riprendermi dal viaggio. Ieri vi ho incontrato un signore coi baffi e una certa pancia con il figlio, di sette o otto anni. Abbiamo fatto amicizia, e mentre io a fine vasca viravo non lontano da lui, lui si immergeva e mi salutava con la mano. Anch'io, a virate alterne, lo salutavo con la mano, prima di stendere del tutto il braccio, e siamo andati avanti così per un po'. Anche oggi sono andato in piscina e ho incontrato nuovamente padre e figlio. Si chiama Samuele ed è un bambino simpatico, e del resto fa simpatia anche il padre. Mi ha detto che è originario dell'Honduras, ma vive in California, a Salinas, che mi ha descritto come "la capitale della lattuga". Abbiamo parlato di California, citando luoghi noti a tutti e due. E poi di Honduras, di crimine, di traffico di droga e di armi.
Post scriptum. Alla Feria del libro si è anche concluso qualcosa. Un bell'incontro, con tanta gente, a fare il punto del dibattito sulla corruzione e le politiche anticorruzione. Presenti Toby Mendel, Manuel Villoria, Robert Klitgaard, Mauricio Merino, Norma Julieta del Río Venegas, e Lourdes Morales.
Questo articolo menziona la tesi principale che ho proposto, che la giornalista definisce "provocadora": "poco hemos explorado entre las causas de la corrupción, la función que ésta tiene como herramienta para gobernar, para generar consensos, para el mantenimiento del control político".