E' per una variazione di questo ragionamento che ultimamente ho ripreso a studiare le lingue straniere. Non una lingua, ma cinque. Un po' di russo, per non dimenticare del tutto quel che avevo appreso faticosamente. Il francese continuo a praticarlo ascoltando Radio France Internationale la mattina. Ascolto poi dei podcast brasiliani, anche se miei tentavi di studiare la grammatica portoghese non sono stati ad oggi corrispondenti alle mie alte ambizioni.
Quando mi stanco di tali esercizi passo al cinese. Cerco di scrivere e di memorizzare un insieme di caratteri, e anche di avere una vaga idea di come si pronunciano (c'è una app fantastica per questo, Pleco).
Avrò successo? Ovviamente no. Col cinese poi, non andrò oltre al "ciao, some sta?", e gli scarabocchi che riesco a produrre, se se ne avesse contezza in Cina dove la calligrafia è questione sulla quale non conviene scherzare, porterebbero forse a ripercussioni diplomatiche. Ma cinque lingue contemporaneamente? Il fallimento è assicurato e nessuno me ne farà una colpa, come sarebbe avvenuto se avessi solamente annunciato, che so, che mi sarei dedicato al solo portoghese.
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La primavera scorsa in centro a Bruxelles ho incontrato un cinese vicino alla sua motocicletta. Non parlava inglese ne' altre lingue a me note, ma è riuscito a comunicarmi che era partito da Shanghai. L'ho fotografato.
Ho cercato col telefonino un'espressione in cinese di cui avevo sentito: per dire "forza, coraggio!", si usa la parola "olio" ("aggiungere olio"). Espressione assai pertinente, dato il contesto motoristico. E infatti il motociclista di Shanghai ne è rimasto molto sorpreso. Ha sorriso ampiamente, e poi ci siamo salutati fraternamente.
Quindi, c'è una morale. Le cinque lingue non le imparerò mai, ma alla fine basta poco per aggiungere argomenti per attaccare briga, quando nel centro di Bruxelles si incontra qualcuno appena arrivato, in moto, da Shanghai.
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