mercoledì 4 luglio 2012

La spending review e gli enti locali


The super consultant of the spending review, dealing with a situation of emergenza ( but not of emergency), eccetera eccetera, propone per i comuni sotto i 5 mila abitanti "l'obbligo rafforzato di mettere insieme le funzioni fondamentali con altri piccoli comuni" e "l'accorpamento delle province" (vedi qui).

Quando si sente la necessità di "rafforzare" un "obbligo" si può intuire come andrà a finire. Ma non è questo il punto. Si insiste a parlare di articolazione territoriale dell'amministrazione pubblica unicamente all'interno di un discorso sui risparmi: è un grave errore.

Il numero e le funzioni dei comuni e delle province dovrebbero determinarsi all'interno di un ragionamento che riguardi la governance pubblica nel suo complesso, la rendicontabilità e la competizione politica, la funzionalità e la leggibilità del sistema, e non soltanto quel che oggi leggiamo sui bilanci degli enti coinvolti.

Del resto, qualcunque progetto non velleitario di riforma avrebbe, almeno nel breve-medio periodo, dei costi aggiuntivi - se non altro, perché il consenso per le riforme si compra.

Giungeremmo allora alla conclusione (minima): accorpare i comuni per portarli dagli 8100 attuali a 2000 ed eliminare le province. Per favorire un buon esito del dibattito accademico dovremmo prima mandare in pensione i tanti colleghi ormai irrimediabilmente bruciati da sovraesposizione giovanile al new public management e al "governo della complessità". Trattandosi della quasi totalità della professione, contribuiremmo anche a un obiettivo accessorio del super consultant - la riduzione della pianta organica. Non avverrà, e anche per questo continueremo a parlare di comuni e di province esattamente come stiamo facendo ora: in modo stupido e improduttivo.

Nessun commento:

Posta un commento