domenica 17 febbraio 2013

Ancora droni



Una notizia del maggio scorso è passata inosservata: The Obama administration plans to arm Italy's fleet of Reaper drone aircraft (WSJ, e anche NYT).

Nel mentre, negli Stati Uniti si discute di killer list:

"New York Times reporter Scott Shane and colleague Jo Becker reported last year that the Obama administration has a list of terrorists targeted for drone attacks, and that the president personally approves such strikes." (The Sticky Questions Surrounding Drones And Kill Lists, NPR, 13 febbraio).

In Italia chi approverà gli omicidi? E mentre firma, farà le carinerie al cagnolino?

Questo blog non da oggi è convinto che la questione dei droni sia affascinante e importante. E' che voi siete un pubblico insensibile.



3 commenti:

  1. Un po' piccato per quell'insensibile, io che ti seguo da tempo immemore (da quant'è poi che ti seguo? Mi sono scordato), ti do la mia.

    Non capisco e non capirò lo scandalo dei droni. Mi sembra un modo per spostare lo scandalo dalle persone che decidono la guerra agli strumenti con cui la fanno.

    C'è certamente una lunga continuità di spirito bellicoso e di complesso dello sceriffo nella cultura americana, ma anche, mi sembra, una crescente presa di coscienza della qualità della propria azione bellica.

    Al concetto di bombardamento a tappeto, di napalmizzazione, che caratterizzò almeno nella cultura popolare la guerra del Vietnam, Bush padre provò a sostituire il concetto di bombardamento chirurgico. Era all'epoca un mito e una balla, e infatti venne aspramente criticato. Ma questi bombardamenti vennero criticati perché non erano abbastanza chirurgici, non perché lo erano e non avrebbero dovuto esserlo. Bush figlio avrebbe probabilmente preferito asfaltare l'interezza dell'Iraq e farla finita così, e certi temi vennero meno a galla, mentre questo presidente, almeno, pur nella consueta sceriffità, cerca di ridurre i danni collaterali. O no?

    Se mi chiedete se io preferisco che gli americani bombardino le città, i palazzi o gli individui specifici che voglio eliminare, io non ho dubbi. E' chiaro che preferirei che la smettessero di decidere chi è buono e chi cattivo, ma se questo non fosse possibile, l'omicidio mirato è sempre da preferire al bombardamento di reggia e quartiere confinante.

    A prescindere da tutto, se qualcuno dovesse decidere che il vicino del numero civico accanto è un disgraziato meglio morto, io sarei molto meno contento di un B52 con le bombe che un drone capace di sparare attraverso le finestre,e magari le finestre giuste.

    Qualunque avanzamento degli armamenti che riduca il numero di morti non rilevanti per la conclusione del conflitto, a me dà gioia e speranza.

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  2. Caro Fabio, il pubblico insensibile è quello che non c'è, perché per esempio sintonizzato su Sanremo... ci capiamo.

    Droni: tema pieno di sfaccettature. Un'implicazione è che annullano il costo umano per l'attaccante. Se qualcosa costa meno, la usi di più: non c'è solo una sostituzione "drone al posto di B52".

    Poi, come sai bene, la tecnologia è relativamente semplice ed economica (infrastruttura GPS a parte). Ora il problema degli omicidi mirati si pone per gli USA, in futuro non sarà così.

    Attualmente gli US stanno addestrando più piloti militari per far volare droni che aerei con equipaggio. Mi pare lo dica qui: http://www.npr.org/2012/04/17/150817060/drones-move-from-war-zones-to-the-home-front

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  3. Poi la smetto.

    Però no, non credo che il prezzo dell'oggetto avrà un impatto così significativo sul loro uso. Credo che il costo delle due missioni su Hiroshima e Nagasaki (eccezion fatta, ovviamente, per il costo del progetto Manhattan nella sua interezza, che va ammortizzato nel tempo) sia stato una frazione infinitesimale del costo anche del solo fronte del Pacifico. Ma Corea, Vietnam, Panama, Golfo I, Golfo II e tutte le altre che mi sono dimenticato non hanno fortunatamente visto ripetere l'esperienza.

    Il prezzo di almeno due beni si è ridotto drammaticamente durante la mia vita consapevole: le chiavi inglesi e i jet privati. Oggi puoi prendere con 250.000 euro un ragionevolissimo aereo privato che trent'anni fa ti sarebbe costato ben oltre il miliardo di lire.

    Ebbene so che la notizia ti causerà uno choc notevole, ma questo non ha generato in me una spending spree né di chiavi inglesi né di jet privati. Non garantisco per gli altri, ovviamente.

    Un punto, credo, è che il numero di "meglio-morti-magari-subito" è al più costante, e forse in diminuzione. Un altro punto che l'esperienza dell'Iraq ha dimostrato è che i costi dell'eliminazione sensu strictu del meglio-morto non sono niente in confronto ai costi successivi e connessi. Un ultimo punto è che la macchina bellica americana, anche da ferma, costa una parte incredibile del GDP USA, e qualunque innovazione che ne riduca l'impatto è comunque positiva.

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