lunedì 11 maggio 2015
Un fiore
Anch'io quest'anno volevo festeggiare la mamma, e disegnarle un fiore, come quelli che ti imponevano a scuola, da accompagnare a una letterina, alla mamma. Un disegno dal tratto insicuro, dentro un percorso di regressione all'infanzia, che è l'unico modo coerente di condurre sino alle estreme conseguenze la crisi di mezz'età.
Un fiore grande (il gambo, tutta Via Saragozza), tridimensionale, con salite e discese, e bipetalo. Il petalo di sinista, a salire per Via di Casaglia, e a scendere per il bel contrafforte del parco di San Pellegrino. Quello di destra, l'ho tracciato con una salita bestiale per la strada di San Luca, non sotto al portico, che altrimenti il gps non registrava. E poi un largo giro, e un saliscendi, sino a incontrare l'altro petalo.
Alla base dei petali ho fatto un giro per il parco di Villa Spada per disegnare qualcosa che somigliasse a un pistillo. Uno sgorbio, ma è riuscita meglio una piccola foglia alla base del gambo, che ho disegnato seguendo il perimetro del giardino di Ingegneria.
E' venuto un fiore lungo più di 18 chilometri, un fiore enorme tutto di corsa. Mi ci son volute quasi due ore per disegnarlo, e a cose fatte mi era sembrato un bel regalo, per la festa della mamma.
Ma ieri sera ci ho riflettuto sopra, e alla fine ho deciso di non farne nulla di questo regalo, di non consegnarlo. Ho pensato che non è bello vedere una mamma piangere.
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