martedì 10 novembre 2015

La spending review e il super consultant / 2

E così, dopo Cottarelli, si è dimesso anche Perotti (vedi qui).

Che la cosiddetta spending review fosse una "cagata pazzesca" (cit.), dal punto di vista logico e persino culturale, l'avevo scritto tre anni abbondanti fa, quando in ballo c'era Carlo Cottarelli.

Scrivevo che "l'affidamento al 'super consulente' (diciamo meglio: un super consultant) comunica l'inadeguatezza delle istituzioni ordinariamente preposte al controllo della spesa pubblica e rimanda al concetto di emergenza, che è italianissimo ed è per questo che non diciamo 'emergency', se non quando vogliamo vagamente riferirci a degli ospedali nel lontano Afghanistan. Tutta l'operazione, insomma, è condotta su un terreno semantico a noi ben noto e, per questo, confortevole."

Nessuna persona sensata poteva cascarci: ne escon male innanzitutto Cottarelli e Perotti, che si sono prestati. Per quest'ultimo, poi, viene scherzosamente in mente il motteggio di "cornuto e mazziato", considerato che neppure si è fatto pagare (*).

E la crisi di certa disciplina economica sta tutta qui, in un abissale scollamento dalla realtà.

La speding review e il super consultant, Lucio Picci, 4 luglio 2012.

(*) Era consulente "a titolo gratuito" (vedi qui). Gli economisti da tempo teorizzano l'esistenza dei free lunch.

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