domenica 25 giugno 2017
Mondializzazioni
Avevo piantato le tenda dentro una cabaña nei pressi di Tulum, perché mi sembrava una soluzione più comoda dell'amaca. Tra i massi dietro la spiaggia c'erano delle iguane grandi come dei maialini, il cesso aveva delle specie di porta da saloon per cui si cagava comunitariamente, e tutta la popolazione internazianale che bivaccava in quella specie di camping era da massimo rispetto. Lì trascorsi il Natale del '93, proveniente dal Chiapas, che solo una settimana dopo avrebbe appreso, insieme al mondo, dell'esistenza del Subcomandante Marcos.
Sotto la tettoia del bar, che era sostenuta da colonne dipinte coi colori della bandiera giamaicana, passavo lunghe ore leggendo e bevendo birra con sottofondo di reggae. A un certo punto mi parve di riconoscere la musica e che qualcosa non quadrasse. Era 'Na bruta banda dei Pitura Freska. Chiesi al banco, e mi risposero che degli italiani avevano lasciato la "cassetta".
Attorno a Tulum ora ci sono solo albergoni e quel luogo da fricchettoni sarà stato spazzato via. E negli albergoni sicuramente nessuno lascia più musiche sorprendenti, se pur di reggae di andata e ritorno, come era il reggae lagunare dei Pitura Freska.
E' la modernità che distrugge se stessa, e a se stessa sostituisce una sua nuova versione. Ho terminato "All that is solid melts into air", di Marshall Berman, e ve lo consiglio. Da leggere con birra in un qualche luogo freak, e se non c'è più, lo rifaranno, anche se diverso da prima.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento