domenica 8 luglio 2018

"It" (esso, quel)

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Questa mattina sono uscito di casa molto presto per andare a fare due passi in montagna. Alla fine, è venuta fuori una cosa esagerata da 44 chilometri e 2500 metri di salita.

Ora sono steso con una faccia beata e le pupille molto dilatate.

Sempre si cercano spiegazioni, credo sbagliando, ma è naturale. E la prima spiegazione a questi eccessi è che si alza la soglia. E' come farsi di coca: laddove prima ti bastava meno, poi ci vuole di più. Insomma, ti riempi e ti strafai - endorfine, legali, ma pur sempre una droga - se no non senti più niente. E questa è la prima teoria per cercare di capire.

La seconda è di segno opposto - invece che aggiungere, togliere. Get it out of your system: "it" (esso, quel) è qualsiasi cosa. Qualunque scoria accumulata, non nel corpo, ma nella testa. Ti annulli nella fatica, ti svuoti, scompari. 44 km alla fine agiscono come un clistere del cervello; alla fine, non c'è più niente, alla fine non ci sei più nemmeno tu.


Persone a me vicine optano per una terza spiegazione. La mia inclinazione maniacale-compulsiva mi porta ad affrontare qualunque task (così, immagino, nel gergo dei terapeuti occupazionali) allo stesso modo: esagerando, sia nell'intensità, sia nella ripetizione dell'atto, che viene ricercata, appunto, compulsivamente e maniacalmente. Questo è il punto di vista, di sostanziale adulazione, di chi mi è vicino. Chi mi è più lontano, gli stessi che mi osservano attentamente e che come in altre sedi ho avuto modo di dimostrare, tramano contro di me, ho motivo per credere che mi calunnino con una teoria meno favorevole nei miei confronti.

Questa mattina, poco dopo l'alba, diretto in stazione per andare in montagna sono passato da Piazza San Francesco. C'erano due persone che facevano Tai Chi, le ho fotografate, e mi son detto che ci sono tanti modi per mantenere l'equilibrio, ma non tutti ci sono dati.

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