sabato 28 dicembre 2019
E' impossibile
Qualche tempo fa, oltre il 45esimo parallelo, sostai con gli amici spagnoli in un passo. Mangiammo un panino al sole e si stava benissimo: c'era tanta neve ancora, malgrado fosse fine giugno, e avevamo la gioia di una settimana di montagna alle spalle. Era lì anche una tipa di Genova con la quale chiacchierai. Conosceva quei monti molto bene e siamo rimasti in contatto.
L'altro giorno ha scritto che dall'inizio di giugno ad oggi ha realizzato un dislivello in salita di 100 mila metri. Non so se vi rendiate conto di cosa significhi: è bestiale. Dimostra, ce ne fosse bisogno, che competere è generalmente impossibile: troverai sempre qualcuno che fa meglio di te. Per cui, tanto vale lasciar perdere sin da subito.
Anche senza voler accumulare dislivello (veramente poco, quest'anno) volevo però anch'io chiudere anno e decennio in montagna, e così oggi ben prima dell'alba mi son presentato alla Madonna del Faggio e son partito. Prima al buio, poi in mezzo alle nuvole e, sul crinale, con un po' di wind chill. Vento e freddo insomma.
Sono arrivato al Lago Scaffaiolo, ma a parte qualche triangolo qua e la', di neve proprio non ce n'era. Il cielo poi si è aperto.
Si intravede il Monte Gennaio dal Passo dello Strofinatotoio - lo stesso della prima foto in alto.
Per pranzare mi sono fermato al Passo della Nevaia, dove una notte di anni fa dormì in tenda. Non era molto in piano: trascorsi la notte a scivolare verso il basso nei momenti di sonno, per poi svegliarmi per strisciare verso la cima, avvolto nel sacco a pelo. I monti che si vedono sono in direzione nord-ovest. Le punte di neve potrebbero corrispondere all'Alpe di Succiso, ma non sono sicuro.
E' il crinale vicino al rifugio di Porta Franca. Sono molto affezionato a questi luoghi.
Sono ridisceso verso Monte Acuto e mi sono steso al sole davanti alla chiesa.
E' stata una camminatona o poco più: perché affannarsi.
Tra Monte Acuto e il Mulino di Squaglia si trova la lapide che ricorda un certo Scricchi. I suoi amici (immagino) vi han lasciato una bottiglia di prosecco perché festeggi anche lui. Bottiglia beffarda e pagana, per chiudere un decennio e aprirne un altro.
giovedì 26 dicembre 2019
The Black Man in the Cosmos
Ho trovato la registrazione di "The Black Man in the Cosmos": la lezione che Sun Ra tenne a U.C. Berkeley nel 1971.
Pochi giorni fa l'Etiopia ha lianciato il suo primo satellite (con un vettore cinese - Al Jaazera, 20 dicembre 2019).
L'Afrofuturismo sarà Afrorealtà.
Torniamo però alla lezione di Sun Ra a U.C. Berkeley. Nel '71 erano più avanti di noi: persino viaggiavano sulla luna, e Sun Ra veniva indisturbato da Saturno:
“My whole body changed into something else. I landed on a planet that I identified as Saturn.” While there, aliens with “little antenna on each ear. A little antenna on each eye” instructed him to drop out of college and speak through his music. And that’s just what he did, changing his name from Herman Blount and never looking back.
Sun Ra’s Full Lecture & Reading List From His 1971 UC Berkeley Course, “The Black Man in the Cosmos”. Openculture, 21 luglio 2014.
Decennio
"... En aquel Imperio, el Arte de la Cartografía logró tal Perfección que el mapa de una sola Provincia ocupaba toda una Ciudad, y el mapa del Imperio, toda una Provincia. Con el tiempo, estos Mapas Desmesurados no satisficieron y los Colegios de Cartógrafos levantaron un Mapa del Imperio, que tenía el tamaño del Imperio y coincidía puntualmente con él. Menos Adictas al Estudio de la Cartografía, las Generaciones Siguientes entendieron que ese dilatado Mapa era Inútil y no sin Impiedad lo entregaron a las Inclemencias del Sol y los Inviernos. En los desiertos del Oeste perduran despedazadas Ruinas del Mapa, habitadas por Animales y por Mendigos; en todo el País no hay otra reliquia de las Disciplinas Geográficas.
Suárez Miranda, Viajes de Varones Prudentes, Libro Cuarto, Cap. XLV, Lérida, 1658"
(Qui, recitata da Jorge Luis Borges stesso)
Si chiudono gli anni '10 e si aprono i '20. Se dovessi fare un bilancio di cosa ho combinato in un decennio (di veramente significativo, intendo), menzionerei il progetto borgesiano: la mappa totale 1:1.
Si trova nella foresta di Silvori e Mandromini e l'ho stesa passo a passo: sono stato una specie di ragnaz che, invece di lasciare il filo della tela, ha tracciato e disegnato.
Hanno pubblicato una nuova mappa dell'Appennino Pistoiese (*) (in alto, il dettaglio rilevante) che migliora le precedenti e contiene molto della mappa mia. Piccoli sentieri e addirittura tracce che io conosco, che nella mia mappa sono presenti, e in tante altre no.
Sotto, un miraggio di quel che ho calpestato nel corso dell'ultimo decennio - e calpestando, ho tessuto la mappa 1:1. Ne è solo il miraggio: la mappa è là, e di sue immagini non ne esistono.
(*) Mappa Escursionistica dell'Appennino pistoiese. Club Alpino Italiano, Sezione di Maresca.
martedì 24 dicembre 2019
Italia Digitale
"Il costo previsto a carico del Cnipa per l’attuazione degli interventi compresi nell’attuale programma è pari a circa 17 milioni di euro [...]. I risparmi che si prevede di poter conseguire attraverso l’attuazione degli interventi sono pari a circa 140 milioni di euro nel 2006 e a circa 660 milioni annui a regime" (*)
Con questa mirabolante speranza ufficialmente governativa aprivo un mio commento di 15 anni fa a uno dei tanti piani sull'Italia digitale - uno dei primi addirittura contribuì a scriverlo, vent'anni orsono. E tra i consigli di policy che lasciai ai posteri, amo ricordare i più pregnanti in assoluto:
"- Dimezzare la quantità di pagine di documenti ufficiali pubblicati annualmente dal Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie e dal Cnipa.
- Scrivere documenti con un carattere più grande e con interlinea 1,5 o 2."
A quel punto mi disinteressai della partita, sia perché la vita è breve e richiede scelte, sia per la certezza che in futuro avrei potuto approfittare di qualche utile "bignamino" per aggiornarmi. Come quello apparso su Il Post, a firma Massimo Mantellini, che ringrazio e cito:
"[...] ancora una volta, al governo Conte 2 esattamente come al Conte 1 e poi al governo Gentiloni e poi via a ritroso fino alla creazione di Arpanet, dell’innovazione tecnologica in Italia non interessa niente a nessuno." (**)
Cara Italia Digitale, ci risentiremo tra quindici anni.
(*) Cnipa, 2005, Piano Triennale 2006-2008 per l’informatica della Pubblica Amministrazione. Roma. pg. 18. Citato in: Lucio Picci, Misurare l’e-government: il caso italiano. Rassegna Astrid, n. 2 del 2006.
(**) Casaleggio e la luna, di Massimo Mantellini, Il Post, 22 dicembre 2019.
Con questa mirabolante speranza ufficialmente governativa aprivo un mio commento di 15 anni fa a uno dei tanti piani sull'Italia digitale - uno dei primi addirittura contribuì a scriverlo, vent'anni orsono. E tra i consigli di policy che lasciai ai posteri, amo ricordare i più pregnanti in assoluto:
"- Dimezzare la quantità di pagine di documenti ufficiali pubblicati annualmente dal Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie e dal Cnipa.
- Scrivere documenti con un carattere più grande e con interlinea 1,5 o 2."
A quel punto mi disinteressai della partita, sia perché la vita è breve e richiede scelte, sia per la certezza che in futuro avrei potuto approfittare di qualche utile "bignamino" per aggiornarmi. Come quello apparso su Il Post, a firma Massimo Mantellini, che ringrazio e cito:
"[...] ancora una volta, al governo Conte 2 esattamente come al Conte 1 e poi al governo Gentiloni e poi via a ritroso fino alla creazione di Arpanet, dell’innovazione tecnologica in Italia non interessa niente a nessuno." (**)
Cara Italia Digitale, ci risentiremo tra quindici anni.
(*) Cnipa, 2005, Piano Triennale 2006-2008 per l’informatica della Pubblica Amministrazione. Roma. pg. 18. Citato in: Lucio Picci, Misurare l’e-government: il caso italiano. Rassegna Astrid, n. 2 del 2006.
(**) Casaleggio e la luna, di Massimo Mantellini, Il Post, 22 dicembre 2019.
domenica 22 dicembre 2019
Global Shell Games & Rethinking Corruption
Sto leggendo "Global Shell Games", di M.G. Findley, D.L. Nielson, e J.C.Sharman (Cambridge University Press, 2014). Parla di shell companies, riciclaggio di capitali, FATF, e temi collegati. Molto interessante.
E' interessante la storia generale, la foresta insomma, e lo sono anche gli alberi, i casi concreti ed esplicativi. Per esempio, la vicenda dell'avvocato di cui si servì Teodorin Obiang: in alto, la storia (pg. 48 del libro citato), e qui a sinistra, il sito della sua law firm, oggi. E' bello e toccante il riferimento che si fa all'etica.
Ho preso coscienza del fatto che sto scrivendo un libro. Ci sto lavorando già da abbastanza tempo in realtà, e forse proprio per questo ho tardato a prender tale complicata coscienza. Perché scrivere un libro è sempre difficile e questo è più complicato della media - o almeno, della mia media.
L'ho voluto addirittura scrivere qui (sotto "Current project"), sia per stabilire il punto di non ritorno, sia per accaparrarmi il titolo, che al momento è disponibile: "Rethinking Corruption". Che è un po' un understatement, dato che più che ripensarla, a me la corruzione piacerebbe tanto rivoltarla come un calzino.
venerdì 20 dicembre 2019
42
Ho iniziato ad ascoltare certi podcast su Meduza.io in cui un giornalista intervista un esperto di linguistica. Per esempio qui si parla di "memi" e di fraseologia, e di come cambino nel tempo. Cambiano i codici culturali, a volte rapidamente: il riferimento alla battuta famosa di un certo film, per esempio, ha senso per chi l'ha visto, o ne ha sentito parlare, ma non per altri.
Certi riferimenti, invece, non sono tanto legati all'età quanto all'ambito di appartenenza. Per esempio, se dico "42", comprende il riferimento (che è questo) chi ha familiarità con una certa sottocultura e quasi a prescindere dall'età anagrafica.
I codici possono complicarsi e porsi su piani diversi, e i riferimenti frantumarsi, in mille rivoli la cui comprensibilità si dipana lungo linee sempre meno popolate sino ad attenuarsi e a divenire questione quasi privata. Ben si addice al 42: "Answer to the Ultimate Question of Life, the Universe, and Everything".
Così ho cambiato l'immagine lassù, per un po'. All'inizio vi era una foto in cui, dalle parti di Barcellona, dormivo su una panchina dentro a un sacco a pelo. Poi altro, e sino a poco fa c'ero io dentro un labirinto dalle pareti di bambù al cui centro stava il Budda. Un Budda che secondo me si era perso anche lui, perché quel labirinto è in un villaggio della Birmania.
Ora invece c'è il 42 dai tanti significati, o è forse incomprensibile, o forse ormai, lungo almeno qualcuno di quei rivoli di significato, quasi è cabala.
domenica 15 dicembre 2019
Davvero da pensarci sopra
All'inizio solo si percepisce il segno di un'enorme presenza, nel cielo notturno: forse delle luci in qualche frequenza (infrarossi? ultravioletti?) che alcuni riescono a vedere (io tra questi) e altri ignorano.
Poi si manifesta a tutti: un'enorme astronave aliena che somiglia alla Death Star di Guerre Stellari.
Si avvicina sino a poterla quasi toccare. E' fatta in modo che si apre una sua rampa in corrispondenza di ogni piano in cui viviamo. Si, perché viviamo tutti come in un alveare, io al 4o piano, ricordo bene.
In qualche modo ci fan capire che lì dentro dobbiamo entrare tutti. Tutti gli abitanti della terra.
Non c'è angoscia e tranquillamente anzi si percorre la corta rampa, e si entra in ampi spazi che si affollano rapidamente. Tutto è molto normale, quasi scontato. Tra chi mi è vicino riconosco solo Ale, che al solito combina qualche casino e così gli mettono delle specie di manette, che sono in realtà come delle cordicine che gli fissano i polsi. Ma la sua non era stata una ribellione, più che altro un malinteso insignificante. Una volta entrati l'aria è quasi allegra.
Ho solo l'impressione vaga che forse qualcuno abbia deciso di non entrare e in qualche modo sia scappato e rimasto sulla terra. A parte queste poche possibili eccezioni, c'è da ritenere che il pianeta sia stato del tutto svuotato. A me di non entrare nell'astronave non è neppure passato per la testa.
Per chiarire. Io qui dentro, alla fine, racconto e non racconto, e credo che questa sia la prima volta in assoluto che, qui o altrove, scrivo un sogno. Per cui scusate, ma su questo davvero ci dovrò pensare sopra. Un saluto, da molto in alto e oltre.
sabato 14 dicembre 2019
Le donne di Leonardo
Il mondo dell'ingegneria è ancora in larga parte maschile, e quello della produzione di armi lo è ancora di più. Una visita alle foto degli eventi di Leonardo ne è testimone: quasi sempre vi appaiono solo maschi.
Ma Leonardo ci sta provando: nel corso di una recente inaugurazione sono finalmente apparse le donne: a sorreggere il nastro.
martedì 3 dicembre 2019
Dear Clive
A volte un neurone sbatte contro un altro e porta in superficie ricordi bizzarri di epoche remote. Sto terminando il corso di "quantitative methods", che è poi econometria applicata alle scienze sociali, frequentato da un bel gruppone di studenti del corso di laurea magistrale in International Politics and Market.
Inevitabilmente cito miei vecchi professori. Così per esempio, lo stimatore "robusto" della matrice di varianza-covarianza è detto anche "di White", e Hal White fu mio prof. E la settimana prossima racconterò qualcosa della causalità nel senso di Granger - Clive Granger, premio Nobel per l'economia nel 2003 insieme a Rob Engle, che a San Diego fu mio relatore di tesi di dottorato.
Purtroppo sia Hal che Clive sono morti. L'ultima volta che incontrai Hal White fu quasi dieci anni fa a Bertinoro, a una scuola estiva di econometria. Al ristorante eravamo seduti vicino e chiacchierammo a lungo. Raccontò di un aneddoto che riguardava Clive: pare che quando si era in auto con lui si trovasse parcheggio facilmente. E così Hal aveva inventato la seguente breve preghiera, che veniva recitata ad alta voce in siffatte occasioni:
Dear Clive,
full of grace,
let us find
a parking space.
Non sono sicuro che questo mio scritto aggiunga molto alla history of econometric thought, ma che ci posso fare io, se questa mattina questo mi è venuto in mente.
(Nella foto, da https://www.nobelprize.org/, Clive Granger, con per sfondo il Dipartimento di Economia di UCSD, che mi ricordava molto un motel)
Exor prende Gedi
"Nella pianura, S.A.R. Elkann avanza rapidamente alla testa della sua invitta F.C.A Armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute.
Exor (famiglia Agnelli) prende Gedi (La Stampa, che si riprende; Repubblica, ecc. ecc.).
E inoltre, moriremo democristiani.
ps. E comunque, tutta Gedi vale poco più di 200 milioni, cioè, quasi nulla.
Exor compra il controllo di Gedi da Cir per 102 milioni. ANSA, 2 dicembre 2019.
domenica 1 dicembre 2019
Italia oggi
GDP per inhabitant, pace of economic recovery since 2008 (first year after the crisis when GDP per inhabitant in PPS was above its 2008 level, by NUTS 2 regions). EUROSTAT.
L'Italia ha dibattuto l'invasione degli immigrati, che è inesistente. La criminalità, e siamo uno dei paesi che ha meno violenza al mondo - altro discorso sarebbe la ciminalità dei colletti bianchi, ma quelli siamo noi, mica gli africani.
Poi il sovranismo (ma de che?), l'inutile dibattito in corso sul MEF, e il lancio periodico di parole d'ordine surreali ("rottamazione": do you remember?). Alla fine, qualunque discussione va bene, purché fornisca un alibi, purché la colpa sia degli altri: degli africani, dei musulmani, dell'Europa, della casta. E io, invece, inizio a pensare che davvero sarebbe finalmente ora di prendersela coi veri colpevoli, coi marziani.
E' sbagliato dire che, collettivamente, negli ultimi decenni l'Italia non sia riuscita a risolvere i propri problemi. Non se li è neppure posta i problemi che ha. Collettivamente, siamo impegnati in un elaborato esercizio di costruzione del solito arabesco - linea più breve per collegare A e B, dove A e B, però, in questo continuo esercizio di perfezionamente nazionale in cui siamo impegnati, ora neppure esistono: abbiamo superato persino Ennio Flaiano.
E' questo che mi colpisce del dibattito italiano, per quel poco che gli presti attenzione: è straniante, ed è un'enorme perdita di tempo.
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