sabato 11 luglio 2020

Mascherine e neuroni

"TU PUOI ANDARE A FARE IN CULO PERCHÈ MI HAI ROTTO IL CAZZO" (qui sotto l'audio)



Così può finire, a Bologna, il tentativo di far rispettare  le norme relative al coronavirus al responsabile di un impianto sportivo comunale (nella foto sotto, in seguito a un progresso rispetto a quando la mascherina non copriva la bocca). Tentativo protrattosi per più giorni, va riconosciuto, con quell'insistenza che si chiede, "vediamo sino a dove vuole arrivare".

Non me la prendo con questo signore per avermi mandato affanculo, ma ammetto il fastidio per il "tu": tu a chi?

Ho trascorso il lockdown disapprovando regole che ho considerato controproducenti. Segue che sono rigoroso con le regole che hanno un senso: se mi stai vicino, metti la mascherina. Se mi devi provare la temperatura e non sei coperto dal plexiglass, se non tieni la mascherina come si deve sei, semplicemente, un idiota.

Segue anche che quest'anno vivo fuori fase: ho trascorso il lockdown a discutere con i pasdaran delle soluzioni rituali e del "dagli all'untore", e ora, sono in disaccordo con chi crede che non vi sia più problema, non rispetta gli altri e, perché anche di questo si tratta, non dimostra la minima serietà professionale.

Mi trattengo giusto al confine del pensiero di essere incappato in una qualche ampia metafora.

1 commento:

  1. Io a quelli che mi danno del tu accazzo (in genere sulle piste da sci quando chiedi di rispettare la coda) chiedo "ci conosciamo? abbiamo studiato insieme? Collegio San Carlo? Università Statale di Milano?" Tu potresti buttare lì la California.

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