A Diu, dalla fortezza portoghese guardavo il Fortino do Mar, che chiudeva l'entrata alla manica d'acqua che separa quell'isola dalla terra ferma del Gujarat, e sognavo di dormirci dentro. A Goa le grandi cattedrali rovinate dai monsoni, e la world cuisine portoghese-indiana. Il maiale vindalho al ristorante dell'Hotel Mondovi, cantato anche dal Tabucchi, esotista da diporto in Notturno indiano e forse altrove. Damão mi manca, non ebbi il coraggio.
La cucina indo-portoghese la si ritrova a Lisbona in alcuni ristoranti, come la Casa de Goa, che raddoppia come sede dell'associação de pessoas com origem em Goa, Damão e Diu, residentes em Portugal. Se non faranno troppe storie sul fatto che non sono residente in Portogallo, e che soltanto simbolicamente provengo dagli ex-domini portoghesi in India, come si può provenire da qualunque realtà parallela e ormai quasi soltanto mentale (e culinaria), mi assocerò. Il ristorante è ottimo, la Casa de Goa ha vista sul ponte che attraversa il Tago. Come nella foto.
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