lunedì 27 ottobre 2014

Renzi e l' Umarellighenzia



Alla Leopolda, Matteo Renzi ha affermato che una parte del ceto intellettuale si comporta di fronte al suo progetto come quei pensionati che, osservando la costruzione di una strada o l'apertura di un cantiere, scuotono la testa e commentano, "uhmmm come lavorano piano, uhmmm non ce la fanno mica a finirlo..."

A Bologna queste persone le chiamano gli "umarell": sono i pensionati che, mani dietro la schiena, osservano e commentano i lavori in corso. E in quel grande cantiere che sarebbe l'Italia renziana, abbiamo, ad osservare e a criticare, l'umarellighenzia: gli umarell dell'intellighenzia.

Quella di Renzi è una bella immagine e coglie nel segno, ma solo in parte: nel sempre molto colorato quadro italiano, numerosi si contano gli intellettuali che criticherebbero, ma non lo fanno per non schierarsi - non sia mai che arrivi la consulenza, o il consiglio d'amministrazione; quelli che plaudono, per motivi non dissimili, e i cerchiobottisti, che si collocano ottimamente per poter servire qualsiasi padrone, al costo di un modesto riallineamento secondo la bisogna.

Capisco l'avversione di Renzi nei confronti dell'umarellighenzia. Ma dal punto di vista dell'interesse generale, mi par più giusto preoccuparsi non per chi critica, magari con tono fastidiosamente petulante, ma per chi, malgrado un non del tutto disprezzabile stipendio garantito da professore universitario, ritiene che convenga innanzitutto esercitare un'interessata prudenza.

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