domenica 5 ottobre 2014
Il trefolo
Ricordo un pomeriggio di molti anni fa, a Forlì. Credo fossimo riuniti per una specie di presentazione del progetto del nuovo campus dell'Università di Bologna. Era la presentazione ufficiale di un progetto unico, un campus nel centro della città, ad occupare quel che era stata l'ampia area dell'ospedale. Ospedale dove io stesso fui ricoverato, da ragazzino, a causa di malanni sempre bizzarri.
C'era il Rettore di allora, Pier Ugo Calzolari, purtroppo scomparso qualche hanno. C'era il Professor Guido Gambetta, che in quegli anni mi pare dirigesse il "Polo di Forlì", e forse era presente anche il sindaco. Io al solito ero distratto nei confronti dell'ufficialità, e per questo non ricordo bene i dettagli.
Non ero seduto con gli altri, ma me ne stavo in piedi, all'ingresso della sala e a far casino con i miei colleghi non accademici. Vicino a noi c'era il modello del progetto da realizzare, vincitore di un concorso di architettura. L'asse di quel progetto era il cosiddetto "trefolo", un fascio di corridoi in uno spazio tridimensionale, che comunicano con dei blocchi di aule.
A un certo punto, il Rettore Calzolari chiese che si portasse in sala quel modello, per mostrarlo al pubblico. Io ero proprio lì che lo rimiravo, e mi sembrò una grande occasione per poter offrire il mio aiuto personale. Sicuro e sorridente iniziai a spingere il carrello su cui riposava quel parallelepipedo di vetro. Fui io, mentre avanzavo lungo il corridoio centrale della sala, ad introdurre il campus alle autorità, alla città, e al mondo.
Poche settimane fa, dopo tanti anni e in seguito a tanti sforzi, il trefolo è stato terminato, e l'altro giorno, armato di macchina fotografica, sono andato a visitarlo. Mi piace molto. Per terminare il campus ci vorrà ancora del tempo. Una fila intera di vecchi edifici ospedalieri deve ancora essere rimessa in sesto. Ma il più è stato fatto, ed è ammirevole.
Quel giorno di tanti anni fa assume ora un significato particolare. Fui io a produrre l'epifania del nuovo campus. Solo della sua maquette, si dirà: ma cos'è un'opera architettonica, se non la banale copia ampliata del suo modello?
Con questa domanda, retorica nelle intenzioni, anche per oggi vi saluto.
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