sabato 3 gennaio 2015

Speechwriters United



Molti anni fa, seduto nell'ufficio di un noto lobbista, gli proposi di formare un convivio internazionale: l'associazione degli speechwriter o, come si dice talvolta, dei negri.

Nella mia proposta vi era una venatura di goliardia: coordinando la scrittura dei discorsi dei politici in giro per il mondo, l'associazione avrebbe potuto reggerne le sorti. Le scie chimiche? Nulla, in confronto. Più realisticamente, avremmo potuto promuovere una riflessione internazionale sui diversi modi di scrivere discorsi.

Purtroppo, non se ne fece nulla. Peccato. Avrei forse trovato una risposta a un interrogativo che mi pongo da tempo: i discorsi "all'americana" funzionerebbero in Italia?
Mi riferisco per esempio ai riferimenti biblici, e ai prestiti dalle tecniche dei predicatori neri: una ripetitività fortemente ritmata, che è la cifra del discorso "I have a dream" di Martin Luther King, ma che traspare anche nell'Obama migliore. E' un artificio che garantisce un ritmo, e il ritmo in un discorso è quasi tutto. Si noti, alla Convention democratica del 1984, il modo in cui Mario Cuomo pronuncia per la prima volta la frase "a shining city on the hill", attorno alla quale ruota la sua narrazione: è il tono di un predicatore nero, di un black baptist.

Pochi giorni fa è morto Mario Cuomo. Sul New Yorker, Jeff Shesol svolge alcune considerazioni sui suoi discorsi (vedi qui).

Jeff Shesol fu un importante autore per Bill Clinton, e senza dubbio lo avremmo invitato a far parte della nostra associazione, se l'avessimo realizzata.

Da molto tempo non sono più uno speechwriter. A dire il vero, capita ancora che dia una mano, ma unicamente a titolo gratuito - sarà che mi rendo conto di esser solo un dilettante. Se state meditando di candidarvi alla carica di caposcala, contattatemi in privato.

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