mercoledì 15 luglio 2015
Errori
Dopo il pranzo nel ristorante cinese, a due passi dalla Stazione Termini, con Claudio siamo passati davanti alla Casa dell'Architettura. C'era una bella mostra sui progetti che Giuseppe Terragni fece a Roma.
A me Terragni piace molto e mi trovavo in uno stato di eccitazione. Li', davanti a quei progetti, Claudio mi ha fatto tre foto, una ne ho scelta e l'ho messa in rete.
Ho scritto che rappresentavo a Roma lo stile ateniense di Varoufakis. La foto ha ricevuto molti commenti, e poi un amico ha scritto che Varoufakis ha la maglietta, e quello con la camicia bianca invece è Renzi. Ci son rimasto male e non ho più saputo che cosa rispondere.
C'erano altre belle cose da fotografare in quell'esposizione. Con Claudio sono uscito nel caldo africano, ci siamo salutati, e ho proseguito per la mia strada.
Sono arrivato a destinazione totalmente fradicio. Mi sono rifugiato in un bagno per darmi un contegno, e infine ho incontrato una persona che non vedevo da quindici anni. Persone che vedi tutti i giorni e ne faresti a meno; altre, le vedi molto volentieri dopo quindici anni. Ci vorrebbe un riequilibrio, e mi parrebbe una banale questione di logistica, ne sposti alcuni e ne avvicini altri. Siamo andati al bar per un caffé.
Dopo la riunione ho vagato perché avevo tempo. Mi sono soffermato ad osservare un signore vestito in modo particolare, in piedi immobile sotto al portico di un palazzo abbastanza pretenzioso. Dubbioso per la questione della camicia bianca, ho preso nota.
Son passato davanti a una fontana alla quale sono affezionato, più che per la possibilità di lanciare le monete, per l'opposto. Ma è un ricordo antico che, unicamente dal punto di vista della memoria, forse si può dire caduto in prescrizione. Mi piace l'idea che finalmente abbiano formalizzato la questione di dove esattamente si debbano lanciare le monete. Questo aiuterebbe successivamente, mi pare.
Il palazzo dell'Istat. Quando vedo quella scritta io mi commuovo, perché ai numeri credo molto.
Alla Stazione Termini ho aspettato a lungo, e infine, inconsapevole, sono saltato dentro a un'incrinatura del tessuto spazio-temporale. Senza che me accorgessi mi ha portato casualmente alla stazione centrale di Milano. Non so come.
Milano è una grande città vicino all'Etiopia.
La gente veste in modo strano.
Nei fatti, stavano girando un film, e io c'ero in mezzo. A quel punto della giornata, trovarmi in mezzo a un set mi è parso normale e in un certo senso inevitabile.
Lì vicino c'era un treno che stava per partire, e sembrava far parte del film. Sono salito e ora stiamo correndo, spandendo anche fuori, nella notte, la luce violenta dei neon. Davanti a me c'è un quarantenne con la barbetta che guarda il tablet. A sinistra, una ragazza con la borsa verde. Parla con un signore di fronte a lei che fa l'avvocato; parlano di una perona che fa le cose con passione, ma non ho capito chi sia e che cosa faccia con passione. E' un interregionale pieno di gente, l'ultimo della serata, e impiegherei troppo tempo per descrivere tutti i viaggiatori illuminati dai neon.
Dovrebbe riportarmi a Bologna, ma se per caso questo treno fosse un altro errore, chissà dove andrò. Da tanti errori, uno in fila all'altro, può venir fuori un bel viaggio.
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Bellissimo racconto! :-)
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