giovedì 17 marzo 2016
Dove passa Roversi Monaco
Fabio Roversi Monaco ha un cattivo karma con l'arte contemporanea. La settimana scorsa si è avuta la vicenda dei murales di Blu ricoperti di un manto grigio dall'autore per protesta (vedi qui). Ieri, alcune dichiarazioni dell'assessore alla cultura del Comune di Bologna, Davide Conte, portano alla memoria un'antica vicenda.
Conte vorrebbe ricollocare i "totem" di Arnaldo Pomodoro in Piazza Verdi, che li ospitò sino al 1990, quando vennero trasportati in un museo. "Più che un progetto è un sogno", dichiara al Corriere, "sarebbe molto bello poterli far tornare in loco", "combinando la nuova «centralità» che si vuole dare a quella zona all’obiettivo di «fare memoria». Del resto, i totem furono «donati agli studenti universitari e avrebbero diritto di tornare a vivere di nuovo in piazza Verdi»".
Quelle opere, troppo simboliche di un periodo malvisto, vennero esiliate in seguito a un'operazione di "normalizzazione" della cittadella universitaria. Di essa Fabio Roversi Monaco, allora rettore dell'Università di Bologna, fu l'artefice principale. Si misero le basi allora del degrado odierno della piazza, ed è ironico che oggi, per cercare "nuove centralità", si pensi di ripiantare quei totem in quel centro che, allora, ebbero il torto di segnare troppo bene.
I totem allora, e la street art oggi, sono stati museizzati. Questi fatti distanti nel tempo sono uniti da una linea rossa, e forniscono indizi sulla concezione dell'arte di Fabio Roversi Monaco, che appare museale e possessiva, e in nome di un'espressività anestetizzata e controllata. Ho detto "linea rossa", e spero che Roversi Monaco non s'offenderà per il colore, che se vorrà potrà ripassare con la sua tonalità preferita di grigio.
I totem erano il luogo per trovarsi, e dal quale poi partire. Ho una bella foto di me, lì davanti, seduto sul piedistallo. Ventinove ore di autostop dopo mi trovavo a Place de la Bastille.
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