mercoledì 7 settembre 2016

Retoriche incrociate



Sul referendum costituzionale non ho ancora deciso. In un paese dove tutti hanno le idee chiarissime, dichiarare il dubbio è un po' come non avere tatuaggi: un gran segno di distinzione.

Solo dico che, sino ad ora, le migliori argomentazioni sono state incrociate, quelli per il SI che convincono a votare NO, e viceversa.

Per esempio, dopo aver letto la perla seguente, se si votasse nei prossimi tre minuti, sicuramente metterei la mia croce sul SI.

"Votare NO nel referendum costituzionale significa, dunque, votare contro la tecnocrazia sovranazionale che, grazie alla presente manomissione della Costituzione potrà appoggiarsi ad una monocrazia nazionale, ancor più vassalla delle oligarchie europee che continuerà ad affossare lo sviluppo del Paese con ancor più risolutezza." (Referendum costituzionale: perché voto no, di Francesco Sylos Labini (30 maggio 2016).

"Ritmiche incrociate" è la traduzione di "cross rithm", o "cross beat" (vedi qui). Oppure, polyrithm:

"Polyrhythm is the simultaneous use of two or more conflicting rhythms, that are not readily perceived as deriving from one another, or as simple manifestations of the same meter. The rhythmic conflict may be the basis of an entire piece of music (cross-rhythm), or a momentary disruption." (da Wikipedia).

Non so se l'analogia regga; mi sa che ci dovrò pensare sopra.

Sopra, un gran pezzo dei Talking Heads, dal titolo forse consono col referendum. Usavano ritmiche incrociate, come mi confessò Marco Sidella, quando eravamo stesi sullo sdraio in riva al fiume Rubicone, molti anni fa. Fu la prima volta che appresi della loro esistenza, e non capii bene di cosa si trattasse. Prima o poi ci si arriva, basta saper pazientare qualche decennio.

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