sabato 9 maggio 2020

Yogi Berra e il coronavirus

Yogi Berra, il grande giocatore di baseball nato a St. Louis (ma di famiglia lombarda) era noto per i suoi "yogismi". Tra questi:

"Nessuno va più in quel ristorante perché è troppo affollato".

Trovo che sia una riflessione pertinente per ragionare del presente:

"Fase 1, strade deserte: si doveva uscire. 
Fase 2, tanti in giro: si deve stare in casa"
(Yogi Berra apocrifo)


Ho svolto l'attuale "fase due" al posto della "uno", e ora oscillo tra quest'ultima (chiuso in casa) e la "tre": molto lontano ed evolvendo il concetto di "ufficio mobile" (nella foto, l'altro giorno).

La realtà è che la "fase due" degli altri mi preoccupa. Prima era, "tutti a casa" e "dagli al runner"; ora, "liberi tutti" (o molti). Trovo che siano due versioni della stessa idiozia.

E' interessante prender nota di come ognuno sta reagendo alla pandemia. Io, pensando al bellissimo Seeing like a state di James Scott, ho osservato la mia vena anarchica non solo emergere, ma prender il controllo quasi fosse un dèmone. Sono fortunato a vivere in un Paese con tante montagne (e colline, anfratti, e parchi pubblici) dove nascondersi - senza dar fastidio, e senza essere infastidito.

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